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martedì, Mag 26

In Brasile il Covid-19 sta colpendo più duramente le comunità indigene



Da Wired.it :

In alcune zone, come l’Amazzonia, il tasso di mortalità è doppio che nel resto del paese. Non ci sono attrezzature mediche, il personale sanitario è carente e le condizioni igieniche sono pessime. Una calamità che vede Bolsonaro tra i responsabili

Alcuni medici a Melgaco, piccola città dell’Amazzonia (foto: TARSO SARRAF/AFP via Getty Images)

In Brasile la situazione dei contagi di Covid-19 si sta facendo sempre più critica. Il paese, nelle ultime ore, è diventato il secondo al mondo per numero di positivi, con oltre 23mila decessi. Nei grandi centri urbani gli ospedali sono a un passo dal collasso, ma è nelle zone rurali, quelle abitati prevalentemente dagli indigeni, che il virus ha colpito anche più che altrove.

Secondo un report pubblicato dalla ong Articulation of Indigenous Peoples of Brazil, il tasso di mortalità in queste zone è doppio rispetto ad altre aree del Brasile: 12,6% contro il tasso medio nazionale del 6,4%. Ma la situazione reale, tra le 900mila persone appartenenti alla comunità indigena, potrebbe essere molto più grave di quella descritta nel documento di Apib: i dati non sempre vengono comunicati alle autorità, sono stati effettuati ancora pochi tamponi e non tutti i decessi sono stati registrati come causati dal Covid-19.

La situazione a Manaus e nelle altre comunità

L a maggior parte dei decessi Covid-19 nelle popolazioni indigene sono avvenuti nello stato di Amazonas, nel nord del Brasile. Nella capitale, Manaus, il sindaco Virgilio Neto ha denunciato una situazione al limite e ha accusato il presidente Jair Bolsonaro di essere il principale responsabile delle morti in Brasile. La città che conta 2milioni d’abitati, ha 13mila casi positivi e 1182 morti. “La città non sta vivendo un’emergenza sanitarie, ma una vera e propria calamità naturale”, ha spiegato Neto. “Siamo al collasso, i medici devono scegliere chi salvare in base all’età. L’Amazzonia ha bisogno di aiuto, abbiamo bisogno di volontari, medici, infermieri e apparecchiature mediche”, ha proseguito il sindaco facendo appello al governo centrale.

Manus, come emerge in un reportage curato dall’Associated Press, è diventata l’emblema delle difficoltà che stanno vivendo le comunità indigene  in questo momento. Nonostante la città sia più facilmente raggiungibile rispetto ad altri centri più piccoli e fosse fornita di ospedali, non è riuscita in alcun modo a contenere gli effetti devastanti del virus. La maggior parte della popolazione vive in condizioni igieniche sanitarie pessime, gli ospedali non sono attrezzati e la mancanza di personale medico-sanitario e di test diagnostici rende quasi impossibile la somministrazione di cure a chi presenta i sintomi della malattia.

Secondo alcuni esperti e attivisti, come il fotografo brasiliano Sebastião Salgado, se “il virus dovesse diffondersi ancora di più nei territori indigeni, c’è il rischio che l’epidemia si trasformi in un vero e proprio genocidio. Secondo quanto riporta la Cnn, la scorsa settimana il Congresso brasiliano ha approvato un piano di emergenza per le comunità indigene che dovrebbe fornire attrezzature mediche, ospedali da campo, acqua potabile e forniture alimentari. Ma deve essere ancora approvato dal Senato e soprattutto ottenere il via libera di Bolsonaro che, non solo, non crede nella pericolosità del virus, ma ha una relazione antagonista con le comunità indigene.

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[Fonte Wired.it]