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giovedì, Feb 13

In Europa si sono usati meno meno animali per la sperimentazione



Da Wired :

Sono quasi 10 milioni gli animali utilizzati ogni anno nella ricerca. A questi, tuttavia, vanno aggiunti altri 12 milioni circa usati per mantenere le colonie di animali geneticamente modificati o soppressi per esubero. Ecco il nuovo rapporto della Commissione europea

sperimentazione animale
(foto: He Yushuai/Southern Metropolis Daily/Visual China Group via Getty Images)

Nei laboratori europei, il ricorso agli animali sembra essere in calo. A riferirlo è la Commissione europea che in un nuovo rapporto ha diffuso per la prima volta i dati statistici sulla stato della sperimentazione animale in Europa da quando sono state introdotte restringenti normative, ormai 7 anni fa, per le attività nei laboratori di ricerca. Secondo la Commissione europea, gli animali usati per fini scientifici nel triennio 2015-2017 sono quasi 10 milioni all’anno. A cui, tuttavia, vanno aggiunti oltre 12 milioni circa usati per mantenere le colonie di animali geneticamente modificati e/o soppressi per esubero e fornitura di tessuti. Raggiungendo così una quota di 22 milioni.

Il rapporto, pubblicato il 5 febbraio, esamina l’impatto di una direttiva, la 2010/63, sulla sperimentazione animale, entrata in vigore nel 2013 con lo scopo di ridurre l’uso degli animali nella ricerca e minimizzare il più possibile la loro sofferenza. E i risultati suggeriscono che in Europa l’uso degli animali nei laboratori sia lievemente diminuito. Per esempio, nel 2017, ossia l’anno più recente per il quale sono stati raccolti i dati, sono stati utilizzati 9,39 milioni animali per scopi scientifici, rispetto ai 9,59 milioni nel 2015. Dal 2015 al 2016, tuttavia, è stato osservato un lieve aumento, pari a 9,82 milioni. Sebbene questo dato impedisca, quindi, di confermare una significativa diminuzione, il nuovo rapporto dimostra che rispetto ai dati precedenti dall’entrata in vigore della direttiva, questi numeri suggeriscono “un chiaro sviluppo positivo”.

sperimentazione animale
(grafico: Commissione europea)

In particolare, nel 2017 è emerso che oltre i due terzi degli animali sono stati utilizzati per la ricerca di base e applicata (rispettivamente il 45% e il 23%) e circa un quarto (23%) è stato coinvolto per la sperimentazione di farmaci e altre sostanze chimiche. Altri utilizzi, infine, hanno incluso la produzione di agenti biologici, come i vaccini, la formazione, l’istruzione e le indagini forensi. Di questi animali, oltre il 61% erano topi, il 12% ratti, il 13% pesci e il 6% erano uccelli, 8% mammiferi. Cani, gatti, anfibi, rettili e primati non umani costituivano solo lo 0,3% del totale.

sperimentazione animale
(grafico: Commissione europea)

Secondo la direttiva, oltre a raccogliere dati sul numero e sulle specie di animali utilizzati nella ricerca, gli Stati membri devono anche raccogliere informazioni sul numero di volte in cui ciascun animale viene utilizzato, lo scopo e il livello di sofferenza delle procedure sperimentate dagli animali. Dal rapporto, tuttavia, è emerso che nel 2017, il 51% delle procedure sugli animali è stato valutato con un livello di sofferenza “lieve”, il 32% come “moderato”, ma ancora ben l’11% come livello “grave”. Ma non solo: il numero delle procedure con un livello di sofferenza “grave” è aumentato tra il 2015 e il 2016 (circa un milione), rimanendo poi simile tra il 2016 e il 2017.

La direttiva Ue sulla sperimentazione animale, ricordiamo, è nata con lo scopo di proteggere gli animali, promuovendo il loro benessere con metodi di sperimentazione che causano il minor dolore e utilizzano un numero minimo di animali e, allora stesso tempo, favorire lo sviluppo della ricerca. Questi dati, commenta un portavoce della Commissione europea “ci consentono di identificare in modo molto più efficace dove meglio indirizzare le risorse per contribuire a ridurre il numero e il dolore degli animali”.

Ma c’è chi, invece, non è d’accordo. Per esempio, la Lega antivivisezione (Lav) ha sottolineato come il nuovo rapporto della Commissione europea deluda aspettative e impegni. Infatti, come si legge in una nota diffusa dell’associazione, il rapporto sottolineerebbe che “almeno cinque Stati Membri non effettuano ispezioni senza preavviso, mentre nove sembrano non soddisfare nemmeno il requisito minimo richiesto di controllo di un terzo degli stabilimenti all’anno. L’Italia arriva a malapena al 40%”. Tra le critiche anche il numero di animali usati, per il quale il nostro Paese si posiziona al quinto posto dietro a Inghilterra, Germania, Francia e Spagna.

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[Fonte Wired.it]