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In India l’aria condizionata è diventata un affare di Stato

da | Giu 17, 2025 | Tecnologia


Mentre la colonnina di mercurio continua a salire, l’India limita l’aria condizionata, un passo audace per affrontare sia la crisi climatica, sia la sua vorace bolletta energetica. Il governo di Nuova Delhi sta per introdurre una serie di nuove normative volte a ridurre drasticamente l’uso dell’aria condizionata in tutta l’India, per limitare l’abitudine dei cittadini più fortunati di tenerla sconsideratamente bassa.

A ridurre il consumo energetico e mitigare l’impatto ambientale ci penserà infatti una nuova direttiva che stabilisce infatti intervalli di temperatura obbligatori per i prossimi modelli di condizionatori d’aria: il raffreddamento non potrà scendere al di sotto dei 20 °C, né salire sopra i 28 °C. Insomma, in India l’aria condizionata diventa affare di Stato. Una decisione che promette di ridefinire il modo in cui milioni di indiani cercano di combattere le torride temperature di questi mesi, aprendo la strada a soluzioni più sostenibili e a una maggiore consapevolezza energetica nel Paese più popoloso al mondo.

Questione di pioggia

L’agricoltura, il turismo, gli eventi sportivi, i matrimoni, i lavori parlamentari. Innumerevoli aspetti della vita indiana sono strettamente legati al passaggio e ripassaggio del monsone. Oggi, più che in passato, lo è anche la bolletta energetica di una nazione che, crescendo sia demograficamente sia per ricchezza, vuole avere sistemi di raffrescamento efficienti in casa, in macchina, in albergo, in ufficio e nei centri commerciali. L’impatto delle fresche piogge, in grado di abbassare naturalmente la temperatura, è quindi nevralgico.

Quest’anno, dopo un inizio precoce a fine maggio, che aveva fatto ben sperare, il monsone ha perso velocità proprio prima di raggiungere le calde regioni centrali e settentrionali, causando un ritardo di circa una settimana nel suo avanzamento. L’effetto si sta facendo sentire in questi giorni, con ondate di calore prolungate e caldo record: a Delhi, la capitale, la temperatura percepita nei giorni scorsi era di 45,5° C, comunque meglio di Ganganagar, nel Rajasthan, dove i 48 °C toccati tra l’11 e il 12 giugno hanno causato decine di morti e numerosi casi di colpi di calore.

Consumo elettrico sotto pressione

Negli ultimi anni, le ondate di calore hanno colpito con crescente ferocia le estati indiane, complice il riscaldamento globale – per quanto alcune teorie ipotizzino che la spessa coltre di inquinamento sulla pianura gangetica la stia preservando da massime ancora più mortali. Come già visto, questo è collegato ad un aumento della domanda elettrica legata ai sistemi di raffreddamento.

La capitale, Delhi, ha registrato nuovi record di picco, con un record di 8423 MW di massima domanda di potenza elettrica raggiunta a Delhi 15.06 di giovedì 12 giugno – un massimo che secondo gli esperti sarà facilmente superato nelle prossime settimane. Lo stesso giorno, la domanda elettrica ha portato ad un picco e blackout ricorrenti a Chandigarh. A Patna, il sovraccarico della rete e guasti tecnici, con blackout estesi. Restare senza corrente, intendiamoci, è un’esperienza comune in molte parti d’India, anche e soprattutto nelle metropoli, ma per questione legate alla rete stessa e alla sua manutenzione.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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