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martedì, Feb 25

In Iran anche il viceministro della Salute è risultato positivo al coronavirus



Da Wired.it :

In un altro importante focolaio di diffusione del coronavirus, il numero 2 della sanità persiana è stato contagiato. In Iran preoccupa l’alta mortalità: stando ai numeri ufficiali, di circa 100 contagiati 16 sono morti

(foto: Atta Kenare/Getty Images)

Oltre all’ un altro rilevante focolaio del coronavirus si trova in Iran, dove la situazione è ancora poco chiara in termini di numeri e diffusione del patogeno. Secondo gli ultimi dati delle autorità sarebbero circa un centinaio le persone ad aver contratto il virus, e almeno 16 i decessi a causa dello stesso. In particolare, notizia odierna è che il contagiato numero 99 è nientemeno il viceministro della Salute iraniano, Iraj Harirchi, risultato positivo al test. Lo ha reso noto in un tweet Alireza Vahabzadeh, un consigliere del ministro, sottolineando che Harirchi è stato in prima linea nel combattere il virus.

Lo stesso Harirchi ha confermato di essere il 99esimo contagiato in Iran in un video su Twitter e ha aggiunto che l’epidemia sarà “sicuramente sconfitta”. Solo nella giornata di ieri, lunedì 24 febbraio, il viceministro era apparso in una conferenza stampa a fianco del portavoce del governo, Ali Raibiei. Le immagini di Harirchi – che nei giorni scorsi ha partecipato a diverse conferenze stampa e incontri con funzionari del governo – sono molto discusse sui social network, dove si sottolinea come lo stesso appaia affaticato e si asciughi spesso la fronte sudata.

 

L’inizio del contagio

È più sicuro per la popolazione restare a casa”, ha affermato dopo la notizia il portavoce del ministero della Salute iraniano Kianoush Jahanpour, riferendo sulla situazione e specificando che gli ultimi casi conclamati comprendono 16 persone a Qom, epicentro del focolaio, e nove a Teheran. Va notato che Qom si trova geograficamente all’incrocio di 17 province, conta circa 1,2 milioni di abitanti ed è uno dei più importanti centri di pellegrinaggio sciita del paese. Sin dai primi giorni vari attori impegnati in prima linea sul campo hanno affermato che si stava creando una situazione critica.

Nonostante questo il presidente il presidente iraniano Hassan Rouhani ha esortato le persone a non farsi prendere dal panico, dicendosi fiducioso sul contenimento del virus. I primi due morti, a Qom, sono stati annunciati mercoledì 19 febbraio, alla vigilia delle elezioni parlamentari, ma c’è chi sostiene che i decessi nella città santa risalissero di fatto al 13 febbraio. Quel che è certo, almeno secondo i dati diffusi ufficialmente, è che il numero di morti è maggiore in Iran e quindi lì il virus ha un’incidenza più alta rispetto agli infetti (circa il 17 per cento: il tasso di mortalità mondiale è del due per cento).

(foto: Atta Kenare/Getty Images)

Questione di trasparenza

Qualche giorno fa Ahmad Amiriabadi Farahani, un deputato di Qom ha detto in parlamento che solamente nella sua città il numero dei morti per coronavirus era circa quattro volte superiore al numero ufficiale diffuso dal governo per l’intero paese. Anche il deputato riformista Mahmoud Sadeghi, intervistato dal Corriere della Sera, si è mostrato dubbioso sulle informazioni del governo, tirando in ballo il periodo di tempo intercorso per ammettere l’abbattimento dell’aereo ucraino lo scorso gennaio. Sempre il deputato Farahani, agli infermieri e agli altri operatori sanitari mancavano gli strumenti di protezione necessari per curare i pazienti infetti.

Seppur il viceministro della Sanità Iraj Harirchi avesse immediatamente replicato sostenendo che gli unici dati da tenere in considerazione fossero quelli comunicati dal governo, la situazione è apparsa sin da subito nebulosa, e soprattutto difficile da controllare. Secondo quanto riporta la Bbc, l’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms) sta inviando anche forniture mediche e kit di test aggiuntivi in ​​Iran. Il direttore dell’ospedale universitario di Qom, Mohammad Reza Ghadir, attualmente in quarantena, aveva espresso preoccupazione sulla diffusione del virus in città.

Isolamento

Come nella situazione italiana, non è chiaro chi sia il paziente zero: lo scorso giovedì il ministero parlava di operai cinesi; adesso si è fatta avanti l’ipotesi di un commerciante locale che andava e veniva dalla Cina. A Qom sono state chiuse le scuole, ma gli appelli a fare la stessa cosa anche per quanto riguarda il santuario della città, meta di pellegrinaggio, sono stati invece respinti dai religiosi. C’è anche chi sostiene l’idea – politicamente appetibile – di un complotto americano che vuole legare il virus a Qom per colpire l’Islam sciita. In tema, non va dimenticato che la combinazione fra il diffondersi del virus e le sanzioni americane potrebbe avere conseguenze deleterie per il paese mediorientale.

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[Fonte Wired.it]