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mercoledì, Gen 27

In sette giorni Joe Biden ci ha insegnato cos’è la vera “discontinuità” rispetto ai sovranisti



Da Wired.it :

Altro che i trasformismi impalpabili di Giuseppe Conte: i “punti di riferimento delle forze progressiste” dovrebbero essere quelli che smontano senza indugi leggi discriminatorie, retrograde e antiscientifiche. Il nuovo presidente americano l’ha fatto in una settimana

Assuefatti e inebetiti da parole d’ordine ormai svuotate, buone forse per l’ingrato lavoro dei notisti politici nostrani, da italiani ci è difficile dare un senso a espressioni come cambio di passo, manifesto programmatico, orizzonte politico, valori condivisi. Un anno e mezzo fa Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, rispondeva agli imbarazzi strategici del dover spiegare alla sua base un governo con un premier uscente che aveva portato al Viminale Matteo Salvini usando un altro termine: “Serve discontinuità”, andava concionando Zingaretti. Di discontinuo il governo Conte bis, rispetto al Conte I, ha poi mostrato ben poco: i famigerati (e dannosi) decreti sicurezza di Salvini, definiti fin dal primo giorno del governo giallorosso una condizione irrinunciabile per attuare la “svolta”, sono cambiati dopo più di un anno, per giunta in modo parziale e inefficace. Il Pd ha fatto proprie, trangugiando calici che si supponevano amari, una riforma costituzionale che ha chiesto e ottenuto il taglio dei parlamentari e una della giustizia tra le più manettare della storia della Repubblica. Sul piano internazionale, l’Italia è rimasta fino alla fine amica del presidente Donald Trump, ignava verso l’Egitto che le ha tolto il ricercatore Giulio Regeni e silente sulle violazioni dei diritti in Russia (verso cui, aveva detto Giuseppe Conte all’insediamento del suo primo governo, “saremo fautori di un’apertura”).

Se è vero che tracciare paralleli internazionali è una strada spesso incauta – specie in dove gli esteri arrivano filtrati dalle lenti distorsive di mille cialtronerie – su questo piano c’è un esempio a cui possiamo guardare per renderci conto di quanto si è abbassata la nostra asticella (sempre che ne esista ancora una): si chiama Joe Biden. Il neo presidente degli Stati Uniti, entrato in carica da una settimana, non ha perso tempo: in sette giorni ha, nell’ordine, condannato il “suprematismo bianco” e promesso azioni incisive per contrastarlo; fatto rientrare gli Stati Uniti negli accordi di Parigi sul clima da cui Trump li aveva fatti sfilare; permesso all’immunologo Anthony Fauci di apparire in conferenza stampa con un volto rilassato per il nuovo corso di dichiarata fiducia nella scienza; fatto carta straccia di un provvedimento discriminatorio che proibiva alle persone transgender l’accesso alle milizie statunitensi; ritirato il memo sulla “tolleranza zero” del dipartimento di Giustizia che dal 2018 portava alla barbara pratica della separazione dei bambini migranti dai loro genitori al confine tra Stati Uniti e Messico.

Si può discutere quanto si desidera nel merito di queste misure di buonsenso, ma quel che rileva, ai fini del nostro discorso, è che Biden è un liberal americano di lungo corso, la cosa più lontana da un estremista di sinistra o un oltranzista che rifiuta ogni compromesso: mentre al di qua dell’Atlantico gli alleati di Giuseppe Conte – quelli che o Conte o nulla, almeno a parole – cianciano rilanciando la definizione di “punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste” un premier dimissionario di cui si fatica a ricordare un singolo provvedimento di sinistra, alla Casa Bianca è bastata una settimana per ricordare a tutti che un altro mondo è possibile, e che la politica può ancora essere qualcosa di più di calcoli da pallottoliere su transfughi risvegliatisi “responsabili” ed “europeisti”. Pezzi di Partito democratico e l’intero Liberi e uguali bersaniano hanno fondato anni di azione politica denunciando che Renzi e i suoi stavano portando il Pd troppo a destra, per poi aggrapparsi anima e corpo a chi ha controfirmato le battaglie navali di Salvini sulla pelle dei migranti, diventato chissà come, nel giro di un’estate, un portabandiera del progressismo.

Per attuare le svolte, quelle vere, servono persone decise a svoltare. E l’avvocato Conte ha tante qualità meritevoli, ma non ancora quella di poter essere diverso da se stesso.

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[Fonte Wired.it]