La storia processuale del delitto di Garlasco si arricchisce di un nuovo capitolo e di un nuovo incidente probatorio. Nell’aula di tribunale del palazzo di giustizia di Pavia quest’oggi si proverà a fingere che non siano passati 18 anni da quel 13 agosto 2007 in cui perse la vita Chiara Poggi. Per l’omicidio della ragazza sta scontando la condanna definitiva a 16 anni di carcere l’allora fidanzato della vittima Alberto Stasi.
Proprio in queste ore si sta tenendo l’udienza per l’incidente probatorio nell’ambito della nuova inchiesta della procura volta a battere strade differenti. Verrà infatti comparato il dna di Andrea Sempio con i risultati delle analisi sulle unghie e dita della vittima svolte nel 2014 dal genetista incaricato dalla corte d’appello e saranno condotti altri accertamenti genetici su reperti ritrovati nel corso delle passate indagini ma in alcuni casi mai analizzati, in quanto non ritenuti fondamentali all’accertamento delle responsabilità penali.
Che cos’è l’incidente probatorio
Partiamo da un presupposto: esiste un insieme di regole ferree che scandiscono tutte le tappe del procedimento penale. Si comincia con l’iscrizione della notizia di reato nel registro, per poi proseguire col processo vero e proprio.
In questa ottica, l’incidente probatorio può essere inteso come eccezione a una delle norme chiave: normalmente, infatti, la prova si forma durante il dibattimento attraverso il contraddittorio tra le parti. Questo al fine di assicurare pienamente il diritto alla difesa dell’imputato. Ma quando il dibattimento avviene a mesi (se non ad anni di distanza dalle indagini preliminari) – come nel caso di Garlasco – la situazione si complica.
Chi può richiederlo
Per questo è stato pensato l’articolo 392 del codice di procedura penale, che permette di anticipare le fasi di acquisizione e formazione della prova attraverso l’incidente probatorio.
L’incidente probatorio può essere attivato su richiesta del pubblico ministero, della persona offesa dal reato ma anche dello stesso indagato (che, in questa fase, formalmente non è ancora imputato). Il perché è presto detto: potrebbe avere tutto l’interesse a dimostrare la propria estraneità ai fatti mediante l’acquisizione di prove che rischiano di degradarsi o scomparire.
Cosa bisogna dimostrare
Le prove raccolte tramite l’incidente probatorio hanno pieno valore nel corso del processo: sono quindi equiparabili a quelle acquisite durante il dibattimento. Ma la richiesta deve essere supportata da una valida motivazione che evidenzi la necessità e l’urgenza di procedere. Per lo stesso motivo l’accettazione da parte del gip o del gup può avvenire solo nei casi tassativamente previsti dal legislatore.
Quali prove possono essere acquisite
Durante l’incidente probatorio, è il giudice a dirigere la procedura e decidere quali prove proposte dalle parti possano essere ritenute ammissibili. Possono essere acquisite testimonianze dirette, risultati di perizie tecniche o scientifiche, documenti e qualsiasi altro elemento ritenuto rilevante e a rischio deperimento.
Alcuni esempi di incidente probatorio
Facciamo un esempio semplice di utilità dell’incidente probatorio: la testimonianza di chi, molto anziano oppure colpito da una grave malattia, potrebbe non essere in grado di arrivare lucido (o in vita) al dibattimento. Dati i tempi lunghi della giustizia, è importante per il diritto alla difesa garantire anche a questi soggetti la possibilità di essere ascoltati.
Per lo stesso motivo si può richiedere un incidente probatorio quando esista la necessità di riprodurre la dinamica di un fatto al fine di precisarla (il cosiddetto esperimento giudiziale) con urgenza perché non sarebbe possibile attendere il processo per la verifica.
Un altro caso può essere una perizia urgente su cose o in luoghi che si modificheranno inevitabilmente nel corso del tempo: non sempre infatti la scena del crimine può essere sigillata e restare cristallizzata al momento del reato. Spesso, invece, bisogna esaminare ambienti aperti, esposti alle intemperie o non transennabili, e più tempo passa dal momento dell’acquisizione del materiale probatorio maggiore è il rischio che sia inquinato da elementi esterni al caso. Le ipotesi possono essere innumerevoli: una nevicata, un acquazzone, il passaggio di animali selvatici. O di semplici curiosi.