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India e Pakistan, quanto durerà la tregua?

da | Mag 13, 2025 | Tecnologia


Vittoria di Pirro?

La dichiarazione di Trump sembra aver infastidito l’India, che nonostante il recente avvicinamento agli Usa porta avanti una politica estera orgogliosamente multilaterale (vedi la vicinanza con la Russia) e considera la disputa territoriale del Kashmir strettamente bilaterale. Mentre l’annuncio americano è stato salutato con festeggiamenti e fuochi d’artificio sul lato pakistano, l’India ha vissuto come un affronto il fatto che i propri nemici giurati siano stati posti su un piano di parità.

Le perdite, su entrambi i fronti, non sono chiare e come sempre accade in questi contesti, potrebbero essere sottostimate. I funzionari indiani hanno riferito di aver colpito 11 basi dell’aviazione nemica, tra cui una a Rawalpindi, vicino ad Islamabad, portando alla distruzione di “alcuni aerei”. Inoltre è stata riportata l’uccisione di 35-40 soldati pakistani lungo la Linea di controllo.

Le forze di difesa indiane hanno anche dichiarato di aver colpito nove strutture di addestramento di gruppi che considerano terroristici in Pakistan e nel Kashmir amministrato dal Pakistan, uccidendo più di cento militanti. L’esercito pakistano, a sua volta, sostiene di aver preso di mira circa 26 strutture militari in India e i suoi droni si sono librati soprattutto sul territorio di Jammu, causando decine di vittime. L’annuncio che ha pesato di più in questi giorni è stato però quello di Islamabad, che sostiene anche di aver abbattuto cinque aerei indiani, tra cui Rafale francesi. Fonti Reuters, su input di intelligence americana e fonti francesi, confermano l’abbattimento i tre jet, tra cui due potenti Rafale francesi, fiore all’occhiello dell’Indian air force. L’India non ha confermato, pur annunciando che “le perdite fanno parte del combattimento”. Questo ha lasciato spazio a quel che Delhi temeva: un cambio della narrativa da parte di Islamabad, che oggi parla addirittura di capitolazione dell’aviazione indiana (il Pakistan usa J-10C di fabbricazione cinese, sottolineando il potenziale cinese).

L’approccio

Da qui in avanti, secondo molti analisti, potrebbe continuare un conflitto a bassa intensità, che parte dal presupposto con cui l’India ha colpito il Pakistan: il suo, ha dichiarato, è stato un attacco a obiettivi terroristici, non civili. La distinzione è sottile: da tempo, l’India accusa il Pakistan di ospitare gruppi terroristici come Lashkar-e-Taiba e Jaish-e-Mohammed. Il primo, incluso nella lista delle sanzioni Onu dal 2005, è sospettato di aver orchestrato l’attacco di Mumbai nel 2008, che causò oltre 160 vittime. Il secondo è ritenuto responsabile, tra gli altri, dell’attentato del 2019 contro un convoglio militare indiano a Pulwama e di un attacco al Parlamento indiano nel 2001. Entrambe le organizzazioni, che l’intelligence indiana lega a doppio filo con gli attacchi di maggio, quindi continuano a rappresentare un elemento centrale nelle accuse indiane contro Islamabad.

Informazione e controinformazione

La situazione si è fatta ancora più incerta a causa di affermazioni contraddittorie e della censura reciproca dei media. Un tema caldo, in particolare, è la verifica del numero e delle identità delle vittime civili. Secondo fonti indiane, decine di civili sono stati uccisi nei settori di Uri e Poonch nel Kashmir controllato dall’India, mentre il Pakistan riporta 17 civili morti nei territori da esso amministrati. Inoltre, l’esercito pakistano afferma di aver abbattuto 29 droni indiani in vari punti del paese, da Rawalpindi a Karachi. Il governo indiano ha anche ordinato alla piattaforma X di bloccare oltre 8mila account all’interno del paese e ha vietato la diffusione di contenuti pakistani su tutte le piattaforme di streaming, inclusi film, serie, canzoni e podcast. Anche il sito di giornalismo investigativo indiano The Wire, critico nei confronti del governo, è stato oscurato per diverse ore.

Il fattore economico

Bisognerà anche vedere se lo strappo tra India e Usa avrà ripercussioni più ampie, in particolare a fronte di un fondamentale negoziato per un un accordo commerciale che l’India da tempo sta cercando di chiudere, per evitare le tariffe “reciproche” di Trump. A maggior ragione considerando il progetto economico del premier indiano Modi, che sta cercando di posizionare l’India come una nazione in grado di attrarre aziende in cerca di una alternativa manifatturiera alla Cina, come dimostrano i grandi investimenti di Apple, pronta a produrre un numero sempre crescente di iPhone nel paese. Il fattore economico vale anche per il Pakistan, la cui economia vale circa otto volte meno del suo vicino ed è dipendente da aiuti economici internazionali. Proprio venerdì, tra le proteste indiane, il Fondo monetario internazionale ha approvato una tranche da 1 miliardo di dollari nell’ambito di un programma di salvataggio dell’economia di Islamabad: Delhi ha accusato il Pakistan di utilizzare i fondi per sponsorizzare il terrorismo, ma questo non è servito a fermare la scelta del Fmi, che vede gli Usa come uno dei membri più influenti.

Segnali di distensione

Segnali di distensione lunedì 12 maggio arrivano da due notizie. La prima è la prossima riapertura di 32 aeroporti civili indiani, in tutto il paese. Il secondo, l’annuncio del ritorno della Indian Premier League di cricket, che era stata sospesa dal 9 maggio.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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