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domenica, Mar 26

India, la rupia elettronica può cambiare la vita quotidiana



Da Wired.it :

L’India è pronta per la sua rupia digitale. Attualmente, nel mondo, sono numerosi i progetti di monete digitali di banca centrale (o Cbdc, Central bank digital currency), potenziali soluzioni ai problemi posti dal crescente utilizzo dei pagamenti digitali e dall’aumento di criptovalute come bitcoin. Tutti progetti uniti da una visione, quella di offrire una qualche forma di contante elettronico emesso (e quindi garantito) dalle banche centrali nazionali e potenzialmente accessibile anche ai cittadini. “Come Osservatorio blockchain abbiamo osservato un forte impulso da parte della Banca centrale europea con il progetto Digital euro, avvenuto in contemporanea alle dichiarazioni di Facebook, quando annunciò di voler lanciare la propria moneta digitale basata su blockchain”, spiega Giacomo Vella, ricercatore dell’Osservatorio blockchain & Web3 del Politecnico di Milano. Se l’esperimento di Meta è sfumato, nel frattempo la corsa alla creazione di valute digitali di banca centrale è entrata nel vivo, e coinvolge oggi anche le due nazioni più popolose al mondo, India e Cina: “Oggi oltre il 40% delle banche centrali nel mondo sta in qualche modo sperimentando le Cbdc, tra progetti nazionali e internazionali”, ricorda Vella. Non a caso, India ed Emirati arabi uniti hanno annunciato pochi giorni fa che condurranno congiuntamente programmi pilota sulle valute digitali.

Yuan e rupia digitali

Nella corsa, la Cina è ben posizionata, tanto che la Banca popolare cinese ha annunciato di avere incluso la quantità circolante di yuan digitale nel computo dell’aggregato monetario M0, che misura la base monetaria. Quanto all’India, dopo anni di incertezze e annunci, a novembre è partita in via sperimentale la prima moneta rupia digitale o e-rupia, sotto il controllo della Reserve Bank of India.I vantaggi sono quelli comuni a tanti progetti simili, prima di tutto il tema della diffusione dei pagamenti digitali a livello internazionale, pagamenti che ad oggi sono abilitati da banche retail o istituti di pagamento. Le monete digitali possono fornire un mezzo sicuro e affidabile di pagamento, al pari di una moneta cartacea, senza passare dal retail”, dice Vella. La progressiva digitalizzazione dell’economia in atto in India, infatti, non è esente da rischi, e il tema è quello del mantenimento del carattere di bene pubblico di una moneta ma anche la stabilità del sistema monetario. “Un elemento aggiuntivo, in questo caso geopolitico, è legato a questioni regionali: se la Cina lavora allo sviluppo di uno yuan digitale, l’India è incentivata a lavorare in questa direzione, soprattutto per salvaguardare le politiche monetarie della propria Banca centrale”, ricorda l’esperto. 

La prima iniziativa risale al 2018”, spiega Sandeep Srinivasa, fondatore di RedCarpe. La banca centrale indiana ha lanciato il progetto pilota per la rupia elettronica al dettaglio il 1° dicembre, un mese dopo aver lanciato un progetto pilota simile per la rupia all’ingrosso. La e-rupia retail è disponibile solo per alcuni residenti a Nuova Delhi, Mumbai, Bangalore e Bhubaneswar, ma il progetto sarà ampliato ad altre città, tra cui Hyderabad, Gangtok, Guwahati e Indore. “La Banca centrale indiana sta procedendo lentamente, per comprendere al meglio tutte le problematiche. La e-rupia è disponibile solo per pochi soggetti, su invito, e il lancio non è stato completamente pubblico”, spiega Srinivasa.

Corsa a ostacoli

Le problematiche, riassume Giacomo Vella, sono quelle comuni alle altre banche centrali che stanno lavorando a questo progetto. Per esempio non è ancora stato definito uno standard tecnologico comune, né il ruolo delle banche retail, visto che non si può arrivare alla loro totale disintermediazione. Neanche è chiaro come sarà ripartito il costo dell’infrastruttura tecnica, se queste saranno coinvolte nel modello di business. “Si è poi spesso parlato di rischio di panico da sportello, e quindi della necessità di non affidarsi in maniera eccessiva a uno strumento che è facilmente smobilitabile”, dice Vella. Ancora, va definito un tema legato alla privacy del pagamento digitale. “Infine – chiosa l’esperto –, gli e-wallet non sono strumenti accessibili a tutti i cittadini, ovunque e indipendente dalle loro situazioni socio-economiche, non quanto la carta stampata. Per una nazione come l’India, può essere un tema sentito”. 

A livello geopolitico è impossibile non ricordare che se il Paese seguisse la strada anticipata, e lanciasse la sua moneta digitale a livello nazionale entro la fine del 2023, la sua potrebbe presto essere la popolazione più numerosa al mondo ad adottare una moneta digitale di banca centrale.

La rupia elettronica potrebbe anche svolgere un ruolo importante nei pagamenti transfrontalieri: l’India è considerata una delle più grandi nazioni destinatarie di rimesse al mondo. Nel 2022, ha ricevuto 100 miliardi di dollari dai suoi lavoratori all’estero, il doppio dei 51 miliardi di dollari ricevuti dalla Cina. Srinivasa non condivide tuttavia la lettura di chi considera le valute digitali del Global South legate ad una strategia per la dollarizzazione dell’economia da parte di nazioni emergenti o attente a specifici rischi geopolitici, come la Cina: “In generale l’India non ha seri problemi strategici con il dollaro, né vive situazioni pari al rischio di una guerra di Taiwan, che induca gli Stati Uniti a bloccare l’accesso Swift del dollaro. Nel caso indiano, la Cbdc riguarda meno considerazioni internazionali e più domestiche”.

Prossimi passi

A inizio marzo, mentre il governo indiano comunicava stringenti disposizioni antiriciclaggio applicate alle transazioni relative a criptovalute o token virtuali, la Reserve Bank of India annunciava che la sua rupia digitale era già stata usata da mezzo milione di cittadini. Se l’e-rupee dovrà raggiungere l’intera popolazione indiana, ovvero 1,4 miliardi di persone: come accennato da Vella, avrà bisogno di un solido supporto tecnologico, che garantisca la privacy di tutti gli utenti all’interno del contesto legale indiano (particolarmente rigido per quanto riguarda la protezione dei dati personali), senza commissioni tali da scoraggiare i piccoli pagamenti. 

Il governo ha già investito fortemente in una sua propria interfaccia di pagamento unificato o United Payments Interface: “La sfida più grande sarà “l’accettazione“, ovvero i pos dei commercianti (come ristoranti, caffetterie, supermercati) che accetteranno un’e-rupia per acquistare una tazza di caffè – dice Srinivasa -. Ma è molto facile per la Banca Centrale garantire il tasso di accettazione. La maggior parte dei Paesi non dispone di un’infrastruttura per i pagamenti digitali finanziata dal governo”.



[Fonte Wired.it]