Le api, al contrario, pungono unicamente in situazioni disperate, anche perché ci rimettono inevitabilmente la vita. Il loro pungiglione, infatti, è provvisto di uncini: quando pungono un umano, gli uncini rimangono ancorati alla pelle e il pungiglione si strappa dall’animale nel momento in cui questo tenta di allontanarsi. Sono proprio le lesioni dovute al distacco del pungiglione che causano la morte dell’ape nel giro di poche ore. Un meccanismo che ha senso in termini evolutivi se si pensa non tanto al singolo esemplare, ma all’intera comunità di cui fa parte: uno dei compiti principali delle api operaie, infatti, è quello di proteggere l’ape regina e in generale l’alveare in cui vivono.
Scorpioni
Tra gli aracnidi più temuti nel mondo gli scorpioni hanno certamente un posto speciale. Ne esistono circa 2.100 specie nel mondo, di cui un’ottantina sono dotate di veleni potenzialmente letali per l’essere umano. Nessuna di queste, però, abita nel nostro paese: gli scorpioni italiani appartengono principalmente alla famiglia Euscorpiidae, costituita da specie di piccole dimensioni, scarsamente velenose e solitamente timide. Per riuscire a farsi pungere da uno scorpione è necessario andarlo a disturbare nella sua dimora, scoperchiando sassi o infilando le mani in qualche fessura nella pietra, altrimenti gli incontri si concludono solitamente con la fuga dell’animale, per nulla intenzionato ad avere a che fare con la nostra specie. Fanno eccezione a questo profilo gli scorpioni della specie Buthus occitanus, unica rappresentante della famiglia Buthidae di cui esistono avvistamenti in Italia. Anche detto scorpione giallo comune, è originario della Spagna e si dice sia stato introdotto nel nostro territorio dalle attività umane. Predilige un clima secco, ed è dotato di un veleno particolarmente doloroso e pericoloso, capace di causare febbre elevata per diversi giorni. Se davvero presente nei nostri territori, è comunque ancora estremamente raro, e fortunatamente le punture si rivelano mortali in una percentuale dei casi inferiore al due per mille.
Zanzare & Co
Ultimo posto, ma non per importanza, lo riserviamo agli insetti più comuni, ma non per questo meno dannosi: zanzare, pappataci e zecche (queste ultime, come i ragni e gli scorpioni, sono in realtà aracnidi). Insetti estremamente comuni, che pungono gli umani regolarmente senza provocare, fortunatamente, particolari disagi. Se non fosse per il rischio di contrarre diverse, pericolose, malattie infettive. Per le zanzare, per quanto rari nel nostro paese, i pericoli riguardano malattie come il virus West Nile, Chikungunya e Dengue, non originarie del territorio italiano, ma ormai presenti anche dalle nostre parti.
I flebotomi (insetti appartenenti al genere Phlebotomus), più comunemente noti come pappataci, possono invece trasmettere un gruppo di malattie parassitarie note con il termine leishmaniosi. Si tratta di un’infezione che colpisce principalmente animali da compagnia come i cani, ma che può riguardare anche gli esseri umani. La leishmaniosi umana può manifestarsi in quattro forme: viscerale, cutanea, mucocutanea e cutanea diffusa. Quelle endemiche in Italia sono le prime due e sono causate dal protozoo Leishmania infantum. La leishamaniosi viscerale è una forma cronica ed è la più grave delle quattro, dato che può coinvolgere diversi organi interni e rivelarsi letale se non diagnosticata e trattata in tempo. La leishmaniosi cutanea si manifesta invece con lesioni della pelle e spesso guarisce in modo spontaneo.
Per concludere, le zecche, un pericolo che riguarda le aree boschive e di campagna, dove è possibile essere morsi nelle aree scoperte del corpo. Per gli umani rappresentano un pericolo perché possono trasmettere l’encefalite da zecca, o Tbe, la malattia di Lyme, la rickettsiosi e altre gravi patologie.