Seleziona una pagina
giovedì, Gen 27

Intel vuole costruire 8 impianti per la produzione di chip in Europa



Da Wired.it :

Intel prevede di costruire otto impianti per produrre chip in Europa, per un investimento di 80 miliardi di euro. Il progetto piace all’Unione europea, che ha inserito tra i suoi obiettivi geopolitici l’espansione delle sue capacità di produzione di semiconduttori, per sottrarsi alla dipendenza dei fornitori asiatici. Nei nuovi impianti, l’azienda prevede di realizzare i nuovissimi e piccolissimi chip da due nanometri, sviluppati meno di un anno fa da Ibm, o addirittura semiconduttori ancora più piccoli.

La sfida di Intel alle sue concorrenti asiatiche

Attualmente, la produzione dei chip più piccoli ed efficienti è principalmente dominata da aziende asiatiche, come Samsung o Taiwan semiconductor manufacturing company, la più grande produttrice di semiconduttori al mondo. Tuttavia, a causa dei continui rallentamenti subiti dalla catena di distribuzione globale durante la pandemia o da eventi come il blocco del canale di Suez dovuto all’incagliamento della nave container Evergiven, l’assenza di una vera offerta interna sta causando miliardi di euro di perdite alle aziende europee.

Così gli interessi strategici dell’Unione si sono incontrati con gli obiettivi di espansione di Intel, che si è vista strappare una fetta sempre più consistente del mercato dei chip dalle sue concorrenti asiatiche. Attualmente “Intel non è in grado di produrre i semiconduttori più avanzati e all’avanguardia perché ha mancato il salto all’ultima generazione” ha detto a Euractive Niclas Poitiers, un ricercatore del think-tank economico Bruegel. Per questo l’azienda vuole cambiare direzione, puntando sulla produzione dei chip a due nanometri e cercando investimenti in Europa, dove istituzioni e stati membri sono molto interessati a creare un mercato indipendente.

Gli interessi europei e la questione degli aiuti statali

L’Unione mira infatti a raddoppiare entro il 2030 la sua produzione di chip, riportandola nella filiera interna per rafforzare la propria sovranità. Questo perché i semiconduttori sono la spina dorsale della trasformazione digitale e i chip più piccoli sono al centro del funzionamento di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, il 5g e il 6g o i veicoli a guida autonoma. Inoltre, sono fondamentali per aumentare la durata delle batterie degli smartphone, accelerare le funzioni e l’accesso a internet dei laptop e abbattere l’impronta di carbonio dei data center (che vale l’1% del consumo globale di energia). Secondo uno studio della società di consulenza Kearney, in Europa, la domanda di semiconduttori di ultima generazione aumenterà dal 19% attuale al 43% nel 2030.

Per realizzare gli otto nuovi impianti Intel ha previsto di ricevere il 40% della spesa totale, circa 32 miliardi, in sovvenzioni. Queste sono però limitate dalle leggi europee sugli aiuti di stato, che legano la possibilità degli stati di erogare sussidi al potenziale innovativo degli investimenti in questione. Per evitare questo impasse, data l’importanza strategica del settore dei semiconduttori, la Commissione europea sta lavorando a una legge proprio sulla produzione dei chip nell’Unione, che potrebbe rendere più facili i finanziamenti in questo settore.

La vittoria di Intel contro una multa dell’antitrust europea

La nuova sfida comune potrebbe anche far dimenticare ai regolatori europei la recente vittoria in appello di Intel contro una multa da 1,2 miliardi inflittale dalla Commissione nel 2009, con l’accusa di aver attuato pratiche di concorrenza sleale contro un altro produttore. Nel concreto Intel avrebbe offerto forti sconti sui propri chip ai produttori di computer Dell, Hp, Lenovo e altri, per cercare di bloccare, secondo i regolatori, la rivale Advance micro devices. 

Tuttavia, secondo i giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea l’analisi della Commissione non sarebbe stata completa e avrebbe fallito nel dimostrare a livello giuridico come le pratiche attuata dall’azienda avessero finalità ed effetti anti concorrenziali. Il tribunale ha quindi annullato interamente la sanzione, facendo tirare un sospiro di sollievo all’azienda ma anche a Google, che è in causa con l’Unione per tre pesanti multe antitrust.



[Fonte Wired.it]