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venerdì, Nov 19

Intelligenza artificiale, per l’Europa è ora di stabilire chi pagherà i danni nell’era digitale



Da Wired.it :

Grazie poi all’economia delle piattaforme, è sempre più facile acquistare prodotti da Paesi extra-europei, cosa che però rende i consumatori più vulnerabili in caso di difetto perché non ci sarà un “distributore” in senso stretto su cui far valere le proprie richieste di risarcimento. Da ultimo, per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, vista la scarsa trasparenza sul funzionamento degli algoritmi e sul nesso causale tra dati inseriti e output, da un lato risulta difficile capire chi possa essere considerato responsabile e dall’altro ancora non è chiaro se si tratterà di uno di quei casi in cui applicare la responsabilità oggettiva. Questa opacità si riflette nella difficoltà di chi ha subito un danno di farlo valere in giudizio.

Il rischio è che su questi temi complessi ogni Paese membro scelga in autonomia creando una eccessiva frammentazione legislativa, a scapito delle aziende che dovranno tenere conto di 27 leggi diverse prima di mettere sul mercato europeo i propri prodotti e dei cittadini che, in assenza di regole chiare e crescenti difficoltà di far valere le proprie ragioni, avranno sempre meno fiducia nelle nuove tecnologie.

Le proposte

Si propone dunque di alleggerire l’onere della prova per i danneggiati o obbligando il produttore a rivelare informazioni tecniche a chi ne faccia richiesta o invertendo addirittura l’onere della prova e imponendo dunque al produttore di dimostrare che non vi sia un nesso causale tra l’incidente e la progettazione del prodotto.

Si pensa anche di estendere la responsabilità oggettiva ai fornitori di software per i danni materiali o addirittura per la perdita di dati, violazione della privacy e danni ambientali. Tale responsabilità potrebbe essere estesa anche ai danni derivanti dall’interazione con altri software e device (come nell’Iot).

Per l’AI si potrebbe prevedere una responsabilità oggettiva per settori ad alto rischio, come è ad esempio ora quello automobilistico per cui ci può essere una responsabilità sia del produttore dell’auto che di chi la conduce, oppure tout court senza distinzioni di settore.
Trovare il giusto bilanciamento tra necessità di innovare e di garantire i diritti di chi ha subito un danno non è un’impresa facile.

Entro quando si può partecipare

Dall’apertura della consultazione il 18 ottobre sono già novanta le risposte inviate con settantotto contributi provenienti proprio dai cittadini, sei da aziende, tre da accademici, uno da un’autorità pubblica, uno da una ong e uno da un’associazione dei consumatori. Decisamente un campione ancora poco rappresentativo se poi si considera che l’81% delle risposte viene dalla Germania seguita al secondo posto dall’Italia al 4%. C’è però tempo fino al 10 gennaio per poter inviare le proprie risposte e commenti sul sito della Commissione per il quale però serve avere o registrare un “account Eu”, utilizzabile per accedere ad altri servizi dell’Unione europea.



[Fonte Wired.it]