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mercoledì, Ago 30

Intelligenza artificiale, rivoluzione in chiaroscuro in psicologia



Da Wired.it :

L’intelligenza artificiale sta emergendo come una forza potenzialmente rivoluzionaria in molte discipline. Ma cosa succede quando parliamo di psicologia e l’IA si trova ad affrontare la complessità della mente umana? Se da una parte l’intelligenza artificiale può diventare un potenziale alleato nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi psicologici, dall’altra ci sono preoccupazioni per le implicazioni etiche e la validità delle sue applicazioni.

L’intelligenza artificiale e la diagnosi

Fare una diagnosi vuol dire ricondurre un insieme di sintomi a un quadro coerente che possa aiutare a individuarne le cause. Il concetto di diagnosi in psicologia è un concetto in movimento (spesso anche discusso) e negli ultimi anni sono emerse diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale in tal senso.

Una delle prime risale al 2006, quando un gruppo di ricercatori del Georgia Institute of Technology, della Johns Hopkins University e di Microsoft, ha utilizzato l’IA per predire il rischio di suicidio a partire dai contenuti postati sui social media, una tecnica che poi è stata estesa anche ad altre patologie, come per esempio la schizofrenia. Un altro esperimento molto famoso che ha fatto scuola è quello svolto da Andrew Reece e Christopher Danforth nel 2017 per diagnosticare la depressione analizzando le foto pubblicate su Instagram dagli utenti. Lo studio ha mostrato come le persone che soffrono di depressione mostrano preferenze specifiche per quanto riguarda colori, ombre e filtri utilizzati per le foto (per esempio il filtro in bianco e nero “Inkwell” era particolarmente utilizzato).

Vista la delicatezza che ricopre la diagnosi nell’indirizzare il più ampio processo di cura, l’utilizzo dell’IA in questo settore appare ancora limitato ad alcuni promettenti esperimenti accademici, ma qualcosa comincia a muoversi. In India il National Institute of Mental Health and Neuro Sciences (Nimhans) sta utilizzando un’intelligenza artificiale per identificare i fattori di rischio per la depressione e l’ansia, la quale ha dato già alcuni riscontri ad esempio relativamente alla familiarità di questi disturbi.

Questi primi esperimenti lasciano immaginare in futuro applicazioni molto ampie, non soltanto integrando ad esempio i test psicodiagnostici già esistenti, ma anche rendendo possibile la creazione di nuovi basati sui dati e metadati raccolti ogni giorno dai nostri smartphone, dispositivi wearable e assistenti vocali casalinghi.

L’intelligenza artificiale come supporto all’intervento psicologico

Se è vero che negli ultimi anni la psicologia si sta in parte affrancando dallo stigma sociale che la accompagna, è altrettanto vero che ancora oggi viene spesso ridotta alla sua dimensione psicoterapeutica. In ambito wellbeing, per esempio, sono ormai diverse le applicazioni che offrono un supporto molto ampio, che va dal monitoraggio del sonno alla mindfulness. Tutte funzionalità che troviamo, per esempi,o nell’applicazione Salute lanciata nel 2014 da Apple, ma anche in servizi quali Calm e Headspace, le app più note che insieme nel 2022 hanno superato gli 8 milioni di utenti attivi e raggiunto quasi i 600 milioni di dollari di fatturato (355 milioni di dollari per Calm e circa 235 milioni di dollari per Headspace).



[Fonte Wired.it]