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lunedì, Gen 24

Intelligenza artificiale, una riflessione sulla via italiana



Da Wired.it :

Ma la centralità dell’essere umano va di pari passo con la responsabilità di chi crea algoritmi, che secondo Federico Cabitza, professore associato di Informatica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dovrebbero essere certificati e conformi a standard specifici per essere non solo accurati, ma anche robusti e utili allo scopo. Di responsabilità parla anche Gianclaudio Malgieri, professore associato di Diritto e Tecnologia presso la Edhec Business School di Lille, secondo cui la grande sfida è bilanciare la protezione dei diritti individuali – e collettivi – con la spinta all’innovazione e alla competitività, sottolineando anche in questo caso che i sistemi AI dovrebbero essere non solo accurati e spiegabili, ma anche giustificabili e affidabili.

Il rischio è quello di creare degli “emarginati digitali”, i nuovi poveri del futuro, come avverte Emanuela Girardi, founder e presidente dell’associazione Pop AI, secondo cui l’Italia ancora non ha un piano per portare le nuove competenze nella società civile, cosa che potrebbe chiudere le porte del mondo del lavoro e della nuova società digitale a molti cittadini. Servirebbe nel governo un dipartimento per l’AI, conclude la Girardi, suggerendo un tema che ritroviamo anche nell’intervento di Stefano Quintarelli, imprenditore seriale ed ex deputato nella XVII legislatura, che chiede un aumento di consapevolezza da parte dei nostri decisori, pubblici e privati, affinché accompagnino la diffusione dell’intelligenza artificiale facendo in modo che sia compresa dalle persone, curandone la formazione. 

L’AI, per usare le parole di Quintarelli, è una grande opportunità per il sistema produttivo italiano, un pensiero condiviso anche da autorevoli esponenti del mondo accademico come Nicola Gatti, professore in Ingegneria informatica al Politecnico di Milano, che sogna un’Italia dove sia consuetudine che il mondo delle imprese e il mondo della ricerca scientifica lavorino assieme per fare innovazione, e da Roberto Navigli, professore ordinario presso il Diag dell’Università di Roma “La Sapienza”, che chiede un avvicinamento fra il mondo dell’università e quello dell’industria, ancora troppo distanti, per generare sinergie fra ricerca e imprenditorialità. È così, spiega Navigli, che si apre la strada a startup universitarie ad alto potenziale di successo, vere punte di diamante dell’innovazione e della tecnologia made in Italy.

Delle eccellenze del nostro Paese parla anche Francesca Rossi, Global Leader Ibm sull’Etica dell’intelligenza artificiale nonché futuro presidente dell’Association for the Advancement of Artificial Intelligence (Aaai). Eccellenze che contribuiscono al nostro ecosistema, che a sua volta deve però essere supportato adeguatamente affinché la traiettoria che prenderà lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sia positiva per la società. L’acquisizione di competenze multi-disciplinari e l’approccio multi-stakeholder sono due temi cari a Francesca Rossi, come a molti altri esperti intervenuti, poiché necessari per consentire a tutti gli attori dell’ecosistema di intelligenza artificiale di essere ascoltati e di poter contribuire.

Esseri umani saldamente al centro dello sviluppo tecnologico, responsabilità dei produttori, protezione dei soggetti vulnerabili, collaborazione fra accademia e industria, certificazioni vere e non di facciata, serie valutazioni degli impatti sulla società, attenzione da parte di chi governa e tanta, tanta compartecipazione da parte di tutti. Sono questi i temi che gli esperti di AI hanno scelto per costruire un ecosistema che sia utile, produttivo e che protegga la dignità dell’essere umano. Affinché non siano in pochi a decidere quali traiettorie prenderà lo sviluppo dell’AI, bensì una platea estesa a tutti coloro che possono contribuire, qualsiasi formazione essi abbiano, perché l’intelligenza artificiale è un futuro che riguarda tutti.



[Fonte Wired.it]