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giovedì, Mar 02

Internet, stiamo posando un sacco di cavi in mare senza curarci della crisi del clima



Da Wired.it :

Gli eventi climatici estremi rappresentano una costante per buona parte dell’umanità. Ormai anche il Mediterraneo è periodicamente colpito da cicloni tropicali con venti oltre i 100 chilometri orari. Se sulla terra ferma i danni derivanti dai cambiamenti climatici sono evidenti, più nascosto è quanto accade negli abissi del mare, dove si sviluppa una rete strategica di 1,8 milioni di chilometri di cavi su cui passa il 95% del traffico internet globale. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Earth-Science Reviews sostiene che i cambiamenti climatici metteranno sempre di più a rischio la sicurezza dei flussi di informazioni digitali che attraversano i cavi in ​​fibra ottica posati sui fondali marini.  

Nella studio, il gruppo di scienziati del National Oceanography Center del Regno Unito e dell’Università della Florida centrale sottolinea che le conseguenze di eventi estremi in acque profonde o in prossimità delle coste, dove i cavi si collegano alla rete terrestre, è fortemente sottovalutato. Sebbene i danni ai cavi internet sottomarini derivanti da eventi naturali siano meno numerosi di quelli legati alle attività umane (pesca a strascico e ancoraggio delle navi), per i ricercatori eventi come uragani, frane e correnti anomale hanno un impatto decisamente più vasto, interessando più sistemi di cavi, isolando intere regioni del mondo. 

Una serie di disastri

Gli esempi recenti sono innumerevoli. Nel 2020 la crescita del flusso di sedimenti nelle profondità marine del canyon sommerso del Fiume Congo, accelerato da inondazioni sempre più intense, ha provocato la rottura dei cavi che collegavano l’Africa occidentale e il Sudafrica, limitando le connessioni durante le prime fasi della pandemia di Covid-19. Altro esempio riguarda Taiwan, dove l’intensificarsi dei cicloni tropicali nell’Oceano Pacifico settentrionale sta mettendo a rischio la tenuta degli otto cavi sottomarini che la collegano al resto del mondo, ripristinati dopo i danni subiti nell’agosto 2009 dalle conseguenze combinate del devastante tifone Morakot e di un terremoto di magnitudo 6,7. 

Un evento recente, che conferma il rischio altissimo per Paesi situati in zone geografiche remote, risale al gennaio 2022 quando l’unico cavo che collegava il Regno di Tonga con le vicine Fiji è stato interrotto dall‘eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, compromettendo le comunicazioni internazionali fondamentali per consentire al governo un’adeguata risposta al disastro in corso. 



[Fonte Wired.it]