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venerdì, Ott 22

Invasion è una serie fantascientifica schiacciata dalle sue mille ambizioni



Da Wired.it :

Star come Sam Nae e un cast di attori di valore non bastano a salvare una serie che usa la minaccia extraterrestre come un pretesto per prendersi troppo sul serio e raccontare fin troppi drammi esistenziali

In Oklahoma uno sceriffo (interpretato dal sempre intenso Sam Neill) indaga sulla scomparsa di un furgoncino in mezzo a un campo di grano all’indomani della sua pensione. A Long Island in una famiglia d’immigrati siriani, una donna che ha abbandonato la carriera medica per occuparsi dei figli scopre drammatici segreti sul marito. A Tokyo una tecnica della Jaxa (la Nasa nipponica) è costretta a salutare la sua amante che parte per lo spazio. A Londra un giovanissimo studente è vittima di bullismo nonché di occasionali attacchi di epilessia. In Afghanistan un muscolosissimo soldato afroamericano è sempre più insofferente alla vita del campo militare. Sono gli inizi di cinque serie differenti? Ebbene no, sono tutte le storyline che Invasion, la nuova serie fantascientifica che ha debuttato su Apple Tv+  oggi 22 ottobre, sciorina agli spettatori nei primi dei suoi dieci episodi (i primi tre diffusi subito, gli altri una volta alla settimana).

Per tutto il resto della serie questi fili narrativi vengono interrotti e ripresi, alcuni del tutto abbandonati, altri di nuovi introdotti ex abrupto, e solo alcuni momentaneamente intrecciati. Sullo sfondo, ognuno di questi personaggi vive personalissimi drammi (la sensazione dell’irrilevanza senile, l’adulterio, il bullismo ecc.) mentre nel mondo avvengono strani fenomeni e s’intravede, ma solo quasi a latere, che sta avvenendo appunto una qualche forma di invasione aliena. Nonostante infatti si capisca fin da subito (il campo di grano!) e a dir il vero ancora più chiaramente dalla sigla che siamo di fronte a una ponderosa opera fantascientifica, sembra che la sceneggiatura faccia di tutto per parlarci di altro: dell’infinita miseria umana per esempio, o di quanto siano irrilevanti gli impegni sentimentali di fronte a un mondo che potrebbe finire da un momento all’altro.

Il problema è che la serie sembra non ingranare mai. Chi guarda consuma episodio dopo episodio (aspettando settimana dopo settimana) nella speranza che effettivamente ci sia qualcosa che ci riporti nei binari di un disaster movie extraterrestre. Invece più che nelle zone di Independence Day ci troviamo più nei pressi di film più intellettuali come Arrival o sulle tracce della Guerra dei mondi di Spielberg (a dire il vero anche quello abbastanza sfinente).

Molto si deve qui anche alla serie War of the Worlds, la cui seconda stagione è partita di recente su Disney+, e in cui allo stesso modo si introducono numerosi personaggi apparentemente lontani fra loro che solo molto lentamente si uniscono in uno scenario più intrecciato e, in fin dei conti, concludente.

Invasion in definitiva non è solo un prodotto piuttosto derivativo ma è anche fin troppo compiaciuto nel suo intento di voler contaminare il genere sci-fi con quel prestige drama tutto struggimento emotivo e sottotesto sociale che tanto va di moda in questi anni (i danni di Big Little Lies sulla gente, verrebbe da dire). In effetti quello che funziona in questi episodi è ciò che più si allontana da questa strana commistione: Shioli Kutsuna è una rivelazione di rara intensità mentre interpreta un’ingegnere aerospaziale che per la prima volta si accorge, dilaniata dal lutto, che delle creature aliene si stanno avvicinando alla Terra; Trevante, il soldato Usa interpretato da Shamier Anderson, deve confrontarsi amaramente con la dura realtà dell’Afghanistan, in cui – con inquietante tempismo – la popolazione locale si trova sia a salvarlo da morte certa sia a ricordargli che loro, alle invasioni “aliene”, sono abituati da decenni.

Troppo poco, forse, per rendere interessante la visione ed è comunque un peccato dato che Apple ci aveva abituato sul suo streaming a produzioni di grandissimo livello e altrettanta originalità: senza scomodare titoli già cult come The Morning Show e Ted Lasso, l’adattamento di Asimov Foundation è di ottima fattura così come eccezionale e l’esperimento audio di Calls. È un peccato anche perché i due creatori, Simon Kinberg e David Weil, rispettivamente lo sceneggiatore di diversi film di X-Men e il creatore di Hunters e Solos per Amazon, sono due autori di razza (ma già Solos, per esempio, doveva metterci in guardia da un certo tipo di solipsismo fine a sé stesso). Verranno sicuramente altre serie, nel frattempo Invasion fa fede al suo nome perché forse sarete invasi solamente dalla noia.





[Fonte Wired.it]