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venerdì, Mar 01

Iran, cosa sappiamo delle elezioni



Da Wired.it :

In Iran si stanno tenendo le elezioni parlamentari, le prime dopo le grandi sollevazioni popolari scatenate dall’assassinio di Mahsa Amini da parte della polizia morale, perché non indossava l’hijab in maniera corretta. La violenta repressione delle proteste ha aumentato il malcontento e la rabbia della popolazione nei confronti del regime, facendo moltiplicare gli appelli all’astensione dal voto, che stanno trasformando queste elezioni in un test di legittimità per i chierici al potere.

Come funzionano le elezioni in Iran

Ogni quattro anni, i circa 60 milioni di iraniani con più di 18 anni vengono chiamati a eleggere i 290 membri del Parlamento, mentre ogni otto anni il voto riguarda anche la cosiddetta Assembla degli esperti, un oscuro organo clericale di 88 membri incaricati di selezionare e consigliare la Guida suprema del paese, che ha l’ultima parola su tutte le questioni chiave dello stato. Da oltre trent’anni questo ruolo è ricoperto dall’ayatollah Ali Khamenei, di 84 anni, e la nuova Assemblea avrà probabilmente l’importante compito di individuare il suo successore.

Quest’anno le due votazioni coincidono e si tengono lo stesso giorno, il primo marzo 2024. Come mai prima, la tornata elettorale sarà importante non per il risultato in sé del voto, ma per l’affluenza, vista sia dai sostenitori del regime che dai suoi oppositori come un importante indicatore per valutare la legittimità di cui gode il potere teocratico. Il timore di una bassa affluenza è così forte che lo stesso Khamenei ha lanciato una grande campagna mediatica per incoraggiare le persone a presentarsi alle urne, accusando l’Occidente di interferenze se non dovessero farlo.

Il processo elettorale

Le elezioni in Iran non sono considerate libere e giuste, in particolare a causa del poco chiaro processo di selezione dei candidati affidato al cosiddetto Consiglio dei guardiani della Costituzione. L’organo è composto da 12 membri, tutti eletti di fatto dalla Guida suprema, che può anche invalidare il voto popolare. Il Consiglio è stato più volte accusato di truccare le elezioni tramite la squalificazione di massa dei candidati avversi al potere, andando essenzialmente a togliere alla cittadinanza la possibilità di decidere liberamente chi votare e limitando la loro scelta ai candidati che il Consiglio ritiene idonei.

In queste elezioni, i candidati ufficiali sono stati annunciati meno di due settimane prima del voto, aumentando il malcontento popolare che già ha poca fiducia nel processo elettorale, sia a causa dell’influenza del Consiglio dei guardiani, sia per le molte riforme non portate a termine dai candidati eletti nelle scorse tornate. Inoltre, come riporta il New York Times, quest’anno i Guardiani hanno completamente escluso dalla competizione il Fronte riformista, una coalizione progressista che aspira a garantire maggiori libertà civili e migliori rapporti con l’occidente, confermando la volontà del Consiglio a scegliere solo candidati conservatori, come accaduto negli ultimi 20 anni.

L’astensione

Come riporta il media indipendente Iran International, organizzazioni della società civile, dei docenti, ex legislatori e politici, assieme a figure dell’opposizione ora in carcere, come il Nobel per la pace Narges Mohammadi, hanno definito queste elezioni come una farsa, invitando la popolazione a boicottare in massa l’appuntamento elettorale, così da far crollare la legittimazione del regime. Anche Vahid Ashtari, importante politico rappresentante la nuova generazione dei conservatori, ha denunciato su X la corruzione finanziaria e il nepotismo nel governo, etichettando le elezioni come “sarekari”, termine persiano che significa ingannare o raggirare qualcuno.

Secondo un sondaggio pubblicato da Iran International, il 77% della popolazione ha dichiarato che non andrà a votare, il 14,6% che si recherà alle urne e l’8,4% si è detto indeciso. Altri sondaggi, riportati dal Guardian, danno l’affluenza tra il 18% e il 38,5% a livello nazionale. Le agenzie del regime sostengono invece che si arriverà al 60%, un obiettivo ambizioso e a dir poco irraggiungibile, vista l’affluenza ferma al 42% durante le elezioni di 4 anni fa, il risultato più basso nella storia della repubblica islamica.





[Fonte Wired.it]