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giovedì, Apr 16

Italia e Cina: sodalizio nel nome dell’arte come antidoto alla distanza sociale



Da Wired.it :

È il cuore di un progetto che ha connesso artisti italiani e artisti cinesi (in un secondo tempo, anche americani e inglesi) in quarantena. Abbiamo intervistato il “padre“ di Antidote. Ne è uscita una riflessione sul presente e sul futuro della creatività

Quasi ottomila chilometri. Per chi è preciso: 7562. È la distanza – in linea d’aria, certo – tra Italia e Cina. Un (bel) progetto è riuscito ad azzerarla in tempi di coronavirus e viaggi messi in pausa. Il progetto si chiama Antidote, un antidoto appunto, ma non alla lontananza, bensì allo stop creativo, alla difficoltà di alimentare un processo laddove gli stimoli esterni e sociali stanno praticamente a zero. “Quando il Covid-19 ci ha costretti a casa, mi sono domandato come avessero vissuto la quarantena gli artisti cinesi, che ci hanno preceduti, e come l’avremmo vissuta noi italiani”. Alvaro Javier Cecchetti, anzi Alvaanq, classe 1994, metà romano di Velletri e metà venezuelano di base a Milano, una sfilza di artwork nel curriculum comprese le copertine di Chris Brown, ha trovato anche la risposta. Ha contattato i primi, via Instagram“dal quale ormai mi connetto con chiunque in due secondi” –, e ha chiesto loro di fare una sorta di gemellaggio. O meglio: “Noi italiani avremmo realizzato delle opere ispirate a quelle dei cinesi”. Collage, sketch, lettering, fotografie, digital art, street culture art view, video… Largo alla fantasia, spazio alla co-creazione multidisciplinare. Sempre a mezzo hashtag, Alvaanq ha chiamato “alle armi” i colleghi nostrani. Che non si sono risparmiati: “È stata necessaria una scrematura fino a 21 personalità, ciascuna con un background social differente: c’è chi ha una manciata di follower, nonostante le collaborazioni con brand giganti, e chi sfiora i 130 K”. E allora perché fermarsi qui? Perché non allargare il progetto agli Stati Uniti e al Regno Unito? Il risultato è un profilo Ig (@antidoteart) che conferma l’arte antidoto alla distanza sociale e che ha qualcosa di rivoluzionario nella fruizione: “Con l’aiuto di Erica Cariello, strategy e copywriting, e di Leonardo Pelliccione, graphic design, ho condensato nei post immagini e testo, così che si possano sfogliare come i magazine e non serva più leggere la caption sotto. Nella gallery, in esclusiva per Wired, un’anticipazione di alcuni lavori ancora inediti.

Alvaro, qual è il primo artwork che hai ricevuto?

Stellar Ghosts di Gianluca Fabbri da Lariano in provincia di Roma, che si ispira a Middle World di Baha Chingi, art director e motion artist dall’altra parte del mondo”.

Suona ancora più lontano di quello che è.

“Forse, perché è lontano dal nostro il modo in cui queste persone esercitano la creatività o pubblicano i contenuti su Instagram”.

Che ne sarà di Antidote, una volta esaurite le opere da condividere?

“Non si ferma qui. Intanto, coinvolgerà nuovi Paesi: magari, l’Africa, la Germania, il Giappone … E con il tempo, potrebbe diventare un hub, un network immenso di artisti da ogni angolo del mondo in cerca di un trampolino di lancio, di una collaborazione, di un’ispirazione”.

Tu come la trovi, l’ispirazione?

“La musica, soprattutto rap, è la mia fonte numero uno: sto in cuffia almeno 10 ore al giorno”.

E la numero due?

“I lavori degli altri“.

Chi sono i tuoi artisti di riferimento?

Daniel Arsham e McFlyy. Il primo: classe 1980, 703 K su Instagram, vive e lavora a New York, è uno scultore pazzesco, molto hype. Fa queste opere in gesso dall’estetica ucronica che sembrano capaci di fermare il tempo. Il bianco è la sua cifra stilistica. Ha già collaborato con Porsche, Dior… persino con i Pokémon! Andate a vedere i suoi capolavori. Invece, McFlyy – alias Paul Shelton – è un giovanissimo illustratore di Los Angeles che ha completamente reinterpretato l’anime giapponese: linee super pulite e uso selvaggio di colore e fantasia”.

Riesci davvero a essere creativo anche in questo momento?

“Parecchio. E non solo io. Basta guardare Ig per rendersene conto: profili finalmente curati, stories interattive e ricche di originalità… Avete seguito quelle del rapper canadese Tory Lanez, da 350k di views l’una? Lui chiama il format Quarantine Radio, in cui non solo ospita amici famosi [Drake e Timbaland, giusto per citarne un paio, ndr], ma organizza veri e propri contest di ballo o canori”.

Disegni da sempre?

“Da che ne ho memoria. Prima a mano, poi i miei genitori mi hanno comprato il computer con la tavoletta grafica che era enorme, grande quanto la scrivania. Da autodidatta, un giorno mi sono messo a schizzare i cantanti che ascoltavo e li ho pubblicati su Instagram. Il primo a contattarmi, tra il 2015 e il 2016, è stato Chris Brown e non ci potevo credere: ‘Mi piacciono i tuoi lavori, ne vorrei altri’. A seguire, le copertine dei suoi album, le immagini da proiettare ai concerti, persino il bozzetto della torta di compleanno per la festa a Miami… Dopo la musica, sono arrivate le mostre e forme d’arte più personali, le collaborazioni con diversi marchi: Levi’s, Nike, Jordan… Posso dire di aver sperimentato molto e mi sento già fortunato. Forse, mi manca giusto di misurarmi con i tatuaggi”.

Accadrà? 

“Non credo: non li apprezzo particolarmente”.

Quale futuro per i creativi freelance?

“Non sopravviveremo tutti-tutti: soltanto chi avrà forza di volontà di ferro battuto, capacità di essere unico e di non copiare mai, umiltà. Noi di Antidote siamo convinti che la parola d’ordine diventerà collaborazione, intesa come contaminazione: se fino a poco tempo fa ogni attività era divisa in compartimenti stagni, ora la regola non vale più. Compreso questo, il resto arriva”.

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[Fonte Wired.it]