Italia-Israele non si deve giocare. La richiesta arriva da più fronti. Da un lato ci sono 44 parlamentari del Partito Democratico e del centrosinistra che hanno lanciato una campagna per escludere la nazionale israeliana da tutte le competizioni sportive internazionali. Ma anche l’Associazione italiana allenatori di calcio (Aiac). E intellettuali e personalità di spicco.
Il match di calcio delle qualificazioni ai Mondiali 2026 si giocherà in due turni, previsti per l’8 settembre e il 15 ottobre 2025 a Udine, ed è diventato il caso simbolo di una battaglia politica che attraversa istituzioni, partiti e movimenti della società civile italiana. Al centro della mobilitazione c’è Mauro Berruto, ex commissario tecnico della nazionale italiana di pallavolo maschile, oggi deputato del Partito Democratico e responsabile Sport del partito, che ha promosso un’iniziativa per chiedere l’esclusione di Israele da tutte le competizioni sportive internazionali a causa della guerra nella Striscia di Gaza.
Le richieste di sospendere Italia-Israele
L’arsenale giuridico del Partito Democratico
La macchina del boicottaggio si è messa in moto dopo che il comune di Bari, inizialmente designato dalla Federazione calcistica per ospitare l’incontro Italia-Israele, ha ufficialmente rifiutato di organizzare la partita sul proprio territorio. Il sindaco del centrosinistra Vito Leccese ha infatti dichiarato “non gradita” la partecipazione di Israele agli eventi sportivi nella città pugliese, costringendo così la Figc a cercare una location alternativa. La scelta è ricaduta nuovamente su Udine, che aveva già ospitato il precedente Italia-Israele nel 2024 –che aveva visto gli azzurri imporsi 4-1 su Israele, sempre nell’ambito delle qualificazioni ai Mondiali 2026 che si terranno in Stati Uniti, Canada e Messico.
Il caso di Bari ha fornito lo spunto a Berruto per lanciare un’offensiva più ampia contro la partecipazione di Israele alle competizioni sportive. L’appello si rivolge direttamente ai vertici dello sport italiano: dai membri italiani del Comitato olimpico internazionale al presidente del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) Luciano Buonfiglio, l’organo che governa lo sport olimpico in Italia, fino al presidente della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) Gabriele Gravina, che dirige il calcio nazionale. L’obiettivo è spingere questi organismi a promuovere presso il Comitato olimpico internazionale (Cio), la Fifa e la Uefa, la sospensione immediata di Israele da ogni manifestazione sportiva globale.
La lettera degli allenatori
L’iniziativa è sostenuta anche da una petizione su Change.org promossa dalla deputata Laura Boldrini, già presidente della Camera tra il 2013 e il 2018 e oggi alla guida del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. Anche l’Associazione italiana allenatori di calcio (Aiac), guidata dal presidente Renzo Ulivieri, ha inviato una lettera alla Figc chiedendo che il calcio italiano promuova presso Uefa e Fifa la sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali, definendo l’iniziativa “un’azione non solo simbolica, ma necessaria, che risponde a un imperativo morale”.
I promotori della petizione firmata dai parlamentari democratici richiamano i precedenti delle esclusioni sportive internazionali: dalla Germania e dal Giappone del dopoguerra fino alla Russia, sospesa dopo l’invasione dell’Ucraina. Una serie di casi che, secondo loro, evidenzierebbe un “doppio standard” da parte delle istituzioni sportive. Nell’appello vengono inoltre citati il procedimento per genocidio avviato dalla Corte internazionale di giustizia contro Israele e i mandati di arresto della Corte penale internazionale nei confronti del premier Benjamin Netanyahu.
Le resistenze istituzionali e il fronte del no
Sull’iniziativa sono arrivate le prime reazioni politiche e istituzionali: il ministro dello Sport Andrea Abodi, ex presidente della Serie B nominato nel governo Meloni, ha respinto il paragone tra la situazione israeliana e quella russa, sostenendo che “Israele è stato aggredito, la Russia è un paese aggressore“. Per il responsabile Sport di Forza Italia, Federico Bittner, la proposta avanzata da Berruto rischia di esasperare il clima: “Lo sport – ha ribadito – dovrebbe contribuire ad abbassare le tensioni e restare separato dalle valutazioni politiche”.
A Udine, il sindaco Alberto Felice De Toni aveva inizialmente negato il patrocinio comunale alla partita del 2024, salvo poi concederlo dopo le pressioni del governo. La Figc non ha commentato la mobilitazione, limitandosi a confermare l’organizzazione dell’incontro nello stesso Bluenergy Stadium che aveva ospitato il match del 14 ottobre 2024. Anche in quell’occasione, oltre duemila persone avevano manifestato sotto la guida della comunità palestinese e di circa 80 associazioni locali, con l’impiego di mille agenti, mezzi blindati e barriere mobili.