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lunedì, Nov 04

Jack Ryan, stagione 2: niente di nuovo all’orizzonte


L’inossidabile analista della Cia creato da Tom Clancy torna con una nuova avventura, questa volta spostando l’azione in Venezuela, dal 1° novembre su Amazon Prime Video.

Jack Ryan, analista della Cia ed ex marine che si trasforma in macchina da guerra all’occorrenza, torna con la seconda stagione eponima (e lo farà di nuovo con la terza, la serie è già stata rinnovata) su Amazon Prime Video il 1° novembre. Dopo il terrorista islamico Suleiman, questa volta il cattivo di turno è il Presidente del Venezuela, Nicolás Reyes. Al centro della seconda annata un carico di armi avvistato in quel di Caracas che toglie Jack dalla modalità di pacato professore e analista per rimetterlo in quella di super spia. Di contorno, un team di soldati americani spediti nel cuore della giungla in missione e braccati, i problemi di salute del superiore di Ryan James Greer, un’imboscata ai danni di Jack e di una persona a lui molto cara. E alcuni personaggi nuovi – il sicario tedesco Max interpretato dal Tom Wlaschiha di Game of Thrones, la misteriosa e poliglotta Harry impersonata dalla Noomi Rapace di Uomini che odiano le donne e il navigato veterano della Cia Mike November, il quale ha le fattezze del grande Michael Kelly di House of Cards.

Il Jack Ryan della seconda stagione è ancora il giovane uomo idealista della prima, ma più aggressivo e sicuro di sé: conserva il solito sovrumano intuito per intrighi impensabili, promette vendetta agli avversari che gli hanno fatto un torto personale – ma senza lasciarsi accecare dal desiderio di rivalsa -, è scapestrato e disubbidisce agli ordini dei superiori (ma sempre per proteggere l’America e gli indifesi), non ricorre mai alla tortura e a pratiche analoghe di interrogatori altrimenti note nella realtà e sfoggia abilità degne di Schwarzenegger di Predator nella guerriglia da giungla. In breve è l’incorruttibile, perfetto action hero all’americana (che si prende molto sul serio).

Analogamente, Mike November è il tipico membro della Cia furbo, calcolatore e mai avventato che segretamente subisce gli influssi positivi della bontà e dell’idealismo del più giovane partner, i cattivi sono i tipici villain alla James Bond – ma meno pittoreschi – spietati (e in netto contrasto con gli americani, tutti onesti e virtuosi). A partire da Reyes, dittatore demagogo che infiamma le folle venezuelane con il suo populismo spiccio e che fa il verso all’infinita lista di dittatori irredimibili del genere, ma che Jordi Mollà (Bad Boys II, Riddick) riesce comunque a interpretare con la solita bravura. Tom Wlaschiha è l’assassino internazionale con l’“accento europeo” e il dente avvelenato contro tutto e tutti che segue la propria agenda personale e vanta la resilienza di Terminator, mentre Noomi Rapace è la femme fatale di turno che parla sei lingue e sfoggia la… tipica natura ambivalente e misteriosa da eroina (?) delel spy story.

Una spanna sopra a tutti, anche rispetto al bravo – e sempre più pompato – John Krasinski – il bravissimo Wendell Pierce di nuovo nei panni del cinico e dedicato superiore di Ryan, James Greer. La sua parabola personale nella seconda stagione è la più coinvolgente emotivamente, quella di un uomo da sempre in prima linea che raggiunta la mezza età e una salute precaria logorata da anni di situazioni tesissime deve contemplare la possibilità di cambiare radicalmente il proprio stile di vita. È lui l’unico personaggio con cui è possibile per il pubblico entrare in empatia, quell’“uno di noi” umano e fallibile che rende uno show di super spie qualcosa di rapportabile anche ai comuni mortali.

Gli otto episodi della seconda stagione di Jack Ryan sono concitati, ricchi di azione, inseguimenti, intrighi internazionali, corruzione politica e tutti gli elementi che popolano la narrativa del genere. Potendo contare su un budget di tutto rispetto, la produzione fa le cose in grande e la seconda annata, girata a ridosso della prima, è parimenti ad alto tasso di spettacolarità. Jack Ryan è rassicurante, segue passo passo, senza mai deviare, i dogmi del genere, incapace (o volontariamente restio) di creare personaggi, storie e scene imprevedibili: questo è il suo pregio maggiore e il suo difetto più grande, a seconda della prospettiva di quale spettatore lo contempli.

Dal nostro punto di vista, la serie resta un intrattenimento innocuo e godibile ma con un’imperdonabile pecca: il battito cardiaco dello spettatore non accelera mai. Latitano i balzi dalla poltrona, il senso di tachicardia e i momenti emotivamente devastanti di altre serie contemporanee come, per esempio, la Vagabond (altra serie con presidente corrotto, intrigo internazionale, buoni virtuosi e un protagonista idealista e inarrestabile): da una serie prestigiosa con le premesse di Jack Ryan l’adrenalina a mille è d’obbligo, invece quest’ultima culla lo spettatore in un piacevole senso di intrattenimento da gustarsi con la tisana della sera.

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