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mercoledì, Ott 16

Jesus, l’uomo che fece la storia del cinema leccando una palla da bowling


Fenomenologia di un personaggio che di sé, nel film che lo ha lanciato, dice pochissimo ma evoca un mondo

In queste ore sta per arrivare nelle sale cinematografiche Jesus Rolls, spin-off de Il grande Lebowski in cui poter conoscere un po’ meglio la figura di Jesus, personaggio reso iconico in pochissime battute da John Turturro in un film che di personaggi iconici ne ha anche troppi. Se ci pensate, il tempo in cui Jesus sta sullo schermo comparato all’attenzione e alla forza del ricordo che abbiamo del personaggio è abbastanza paradossale sulla carta, ma è un’equazione neppure troppo sbagliata quando si parla di cinema.

Sì, perché il cinema è quel luogo in cui a volte bastano pochissimi secondi per renderti immortale, a volte non devi neppure parlare, anzi, meno dettagli il pubblico ha su di te e più può fantasticare, unire punti che sono solo nella sua testa e scatenarsi in fanfiction che spieghino le origini. La storia del cinema è piena di film in cui sono bastati pochissimi minuti per rendere immortali personaggi che magari non dovevano neppure durare più di tanto e volte non ci rendiamo neppure conto di quanto poco li abbiamo visti sullo schermo.

beetlejuice

Volete un esempio? Beetlejuice. È vero, lo spirito irriverente interpretato da Michael Keaton è nel titolo del film e appare sulla locandina, ma in tutto il film si fa vedere non più di una ventina di minuti, un tempo però più che sufficiente per diventare un personaggio riconoscibilissimo. Lo stesso vale per Hannibal Lecter, che in totale non viene inquadrato per più di 14 minuti in tutto il Silenzio degli Innocenti. Ma il vero professionista di questo tipo di mitologia è Lucas, anzi è Boba Fett. Appare per la prima volta sullo schermo in uno speciale natalizio di Star Wars, che però è talmente brutto che nessuno lo ricorda volentieri. Lo rivediamo poi ne L’Impero colpisce ancora insieme ad altri cacciatori di taglie, tra i quali spicca come un diamante nel terreno: ha l’armatura più bella, parla poco e sembra assolutamente sapere il fatto suo.

E nonostante nel terzo capitolo faccia la fine dello scemo, il mito di Boba Fett è rimasto intatto per decine di anni e ancora oggi è uno dei personaggi più amati di tutta la saga, nonostante appaia pochissimo. Speriamo The Mandalorian non sia la sua storia. Ma se ci pensiamo bene tutto Star Wars è una specie di manuale su come creare personaggi spettacolari in pochissimi momenti senza pensare troppo al loro passato.

Boba_Fett_2

Han Solo? Prima del film spiegone era già perfetto. Darth Vader? Darth Maul? Appena arrivano sulla scena già li ami, persino Obi Wan, col suo passato da guerriero di cui adesso non resta molto era affascinante, persino tutti gli alieni assurdi che ci fanno vedere prima del film e poi scopri che al massimo stanno in terza fila in una inquadratura. Lucas poi ha sempre avuto questo vizio, è quasi un easter-egg, di mettere nei film di Star Wars dei personaggi affascinanti di cui si sa pochissimo e poi farli morire male. Ci ha riprovato anche la Disney con Phasma, ma non gli è andata bene allo stesso modo.

Ma d’altronde è così che funziona il mito, la fascinazione, la leggenda. Più informazioni aggiungi e meno potere evocativo avrai. È lo stesso motivo per cui siamo ancora tutto sommato affascinati dal Joker: per quanto abbia delle origini predefinite è il personaggio stesso a sconfessarle, a metterle in discussione. Non esiste mito senza una piccola percentuale di mistero, senza uno spazio in cui lo spettatore può aggiungere degli elementi che rendono ancora più personale il rapporto con l’opera.

E qua torniamo a Jesus, che in pochissimi secondi di follia si eleva su una massa di personaggi che già erano abbastanza folli da soli. Gli basta una musica adeguata, minacciare il Drugo e leccare una palla da bowling ed è già leggenda. Cosa sappiamo su di lui? Niente, non ha accumulato con noi un debito o un credito di scene brutte o spettacolari, quindi possiamo divertirci nel mistero. Oltretutto, con un personaggio che si chiama Jesus, sarebbe peccato mortale non tirare in ballo il mistero (della fede) e la fascinazione del mito.

Per certi versi è lo stesso fenomeno che tiene in piedi il baraccone ambulante di gran parte di personalità della rete e di account Instragram, vite vissute in una inquadratura che lascia fuori il resto e ci fa fantasticare di esistenze spettacolari, quando spesso è solo una questione di narrazioni e mitologie personali abilmente costruite.
Perché alla fine si torna sempre là, siamo fatti di storie, di suggestioni e di narrazioni. Se troviamo quella giusta ne restiamo affascinati, almeno finché non arriva uno spin-off a rovinarci l’emozione.

 

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