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giovedì, Mag 25

Josef Aschbacher parla delle problematiche di ESA per il futuro dei razzi spaziali europei

da Hardware Upgrade :

L’economia legata allo Spazio, che sia in orbita bassa terrestre (LEO), geostazionaria (GEO) oppure spingendosi ancora più in là fino alla Luna e oltre sta rivestendo un ruolo di sempre maggiore importanza. Anche a livello politico il ruolo dello Spazio è sempre più preponderante e nessuna nazione vorrebbe esserne esclusa.

Gli Stati Uniti hanno mostrato il potenziale della collaborazione privata-pubblica mentre altre nazioni stanno spingendo per emergere (India) mentre altre si stanno affermando sempre di più (Cina). L’Unione Europea non può rimanere a guardare con ESA e a parlarne diffusamente è Josef Aschbacher (direttore generale dell’agenzia spaziale europea).

Proprio nell’ultimo periodo l’ESA sta affrontando grandi difficoltà con il ritardo nel lancio di Ariane 6, l’ultimo Ariane 5 in fase di allestimento e il fallito lancio del vettore leggero Vega-C. A causa delle sanzioni contro la Russia ci si è trovati in una situazione dove manca un vettore in grado di raggiungere l’orbita realizzato dall’Europa e anche per questo il lancio del telescopio Euclid sarà effettuato con un vettore di SpaceX. Una situazione di questo tipo potrebbe spingere finalmente a una revisione nelle modalità di accesso allo Spazio per l’Europa.

Le parole di Josef Aschbacher sul futuro dell’ESA

In un lungo post su Linkedin il direttore generale dell’agenzia spaziale europea ha voluto spiegare come l’ESA ha lavorato finora, raggiungendo traguardi molto importanti diventando un ente di riferimento per l’accesso allo Spazio e la ricerca scientifica. Molto però è cambiato negli ultimi anni e un nome viene nominato (e difficilmente poteva andare diversamente).

esa arianespace

Josef Aschbacher scrive “SpaceX ha innegabilmente cambiato il paradigma del mercato dei lanciatori così come lo conosciamo. Con l’affidabile affidabilità di Falcon 9 e le accattivanti prospettive di Starship, SpaceX continua a ridefinire totalmente l’accesso del mondo allo Spazio, spingendo i confini delle possibilità mentre vanno avanti”.

L’alto dirigente continua sottolineando come “l’Europa, invece, si trova oggi in una grave crisi dei lanciatori con un gap (seppur temporaneo) nel proprio accesso allo Spazio e nessuna vera visione dei lanciatori oltre il 2030”. Cosa fare dunque? Questa crisi, come scritto sopra, potrebbe effettivamente smuovere l’ESA nell’affrontare e nell’aggiornare le proprie strategie future perché l’agenzia possa essere “più resiliente, più intelligente, più visionaria”.

Aschbacher ha aggiunto di immaginare un nuovo approccio che possa spingere l’Europa in diversi progetti che copriranno le orbite LEO, cis-lunare, sulla superficie del satellite e anche oltre. Per riuscirci bisognerà cercare la giusta “ricetta” per unire pubblico e privato aumentando la produttività e l’efficienza della spesa.

ariane esa

Il direttore generale sottolinea che le azioni correttive dovrebbero avvenire entro il 2030 (anno nel quale si prevede anche la fine delle operazioni della Stazione Spaziale Internazionale). Bisognerà velocizzare l’inizio dei voli di Ariane 6 e il ritorno al volo di Vega-C aumentando la cadenza di volo (con il primo che costerà meno di Ariane 5 pur avendo prestazioni superiori).

Finanziare progetti privati per la realizzazione di nuovi lanciatori con il pubblico che sarà cliente di riferimento. Una volta acquisita una buona dote tecnica/tecnologica si punterà a far volare operatori privati europei con cadenze elevate. Bisognerà inoltre migliorare il rapporto tra l’agenzia spaziale e la politica per cercare un maggiore interesse da parte degli Stati membri con una roadmap chiara per i prossimi anni.

Ancora una volta bisognerà efficientare i costi delle varie infrastrutture legate allo Spazio e garantire un coordinamento con partner internazionali come NASA, JAXA, CSA e CNSA. Ci sono diversi progetti in fase di sviluppo ma realtà come SpaceX (e non solo) non staranno a guardare e continueranno a spingere verso un’evoluzione tecnologica. L’Unione Europea non potrà sempre appoggiarsi a società private di altre nazioni (per quanto possano essere efficaci) ma dovrà necessariamente fare “un grande salto” per non perdere le possibilità (di tipo scientifico ma anche economico) che lo Spazio offre e offrirà in futuro.

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