Universal Pictures
Infine ci sono i dinosauri. La parte di trama che li riguarda sembra pensata per un videogame, cioè ha uno schema perfetto per giocare, visto che il campione di sangue va prelevato prima trovando i dinosauri in questione nella mappa, poi sparando e colpendoli con una siringa ad estrazione automatica, e visto come questi dinosauri sono uno d’acqua, uno di terra e uno alato. In realtà è un modo per mettere i personaggi in condizione di andare incontro al pericolo in luoghi completamente diversi e così non ripetere le grandi sequenze d’azione. E visto che i dinosauri intermedi sono presentati come dei boss di medio livello (ognuno con il suo schema e la sua zona in cui combattere) alla fine non può mancare il boss finale, cioè il dinosauro mutato sopravvissuto decenni in quella zona disabitata dagli uomini. In questo modo il film invece di morire a tre quarti, in attesa dell’arrivo del finale, riprende una grande vitalità fino alla fine.
Non ci sono dubbi che questa sia la dimensione migliore per questi film, quella in cui tutto è finalizzato alla tensione e anche la trama è pensata per mettere i personaggi in condizione di dimostrare chi sono con le azioni e non con i dialoghi. Tutto ciò invece che svilire il lavoro degli attori, consente di apprezzare ancora di più la recitazione vera di Scarlett Johansson. Il suo personaggio non ha mai modo di dimostrarsi leader d’azione, cioè non c’è mai un momento in cui possiamo vedere che sa fare meglio degli altri il proprio lavoro, ma ci viene semmai costantemente ricordato dalle sue azioni come sia un leader empatico, la bussola morale, etica e sentimentale di questo gruppo. Da questo si capisce, in parole povere, che non è solo un film d’azione e mostri ma un film che ha una chiara idea di cosa i film d’azione e mostri dovrebbero essere, di cosa dovrebbero parlare e da quali contrasti andrebbero animati.