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mercoledì, Mar 17

Justice League di Zack Snyder è, nel bene e nel male, l’esperienza cinecomics totale



Da Wired.it :

NO SPOILER: Arriva la versione restaurata del film che riunisce Superman, Batman, Wonder Woman e non solo. Quattro ore estenuanti ma che mostrano tutte le potenzialità del genere (e ciò che sarebbe potuto essere)

C’è una scena, nel nuovo film Justice League nella versione restaurata del regista originario Zack Snyder, in cui l’eroe metà umano metà robot Cyborg vede una donna disperata di fronte a un bancomat e decide di aumentarle spropositatamente il conto in banca. Una scena che echeggia toni di giustizia sociale ma che in realtà dice molto della stratificazione di profondità e temi che appartiene a questa nuova edizione del cinecomics, che fa il suo debutto il 18 marzo in anteprima esclusiva su Sky Cinema e sulla rinnovata piattaforma streaming Now. È una visione che i fan dei supereroi Dc Comics attendevano da molto tempo e che si presenta ora come una lunghissima storia epica di quattro ore, con i pregi e i difetti che questa e altre scelte stilistiche comportano.

Gli antefatti, prima: dopo aver lavorato a Man of Steel e Batman v Superman, Snyder aveva il compito di dare forma a Justice League, il film in cui – analogamente a quanto successo negli Avengers del sempre rivale Marvel Cinematic Universe – i supereroi Dc si sarebbero finalmente congiunti; il suo lavoro sulla pellicola, però, viene interrotto dal suicido della figlia Autumn (a cui questa nuova release è ora dedicata) che lo convince ad abbandonare il progetto su cui aveva lavorato da almeno un decennio; a sostituirlo WarnerBros chiama Joss Whedon, reduce dal non convincentissimo Avengers: Age of Ultron appunto, che qui lavora con l’accetta, gira nuove scene, snellisce l’impianto che avrebbe collegato questo film a molti altri in futuro e in fondo ne restituisce una versione più “spaccona”. Uscito nel 2017, il Justice League di Whedon non convince nessuno, e anzi alimenta le proteste anche di attori come Ray Fisher (l’interprete del soprammenzionato Cyborg), che lo accusa di razzismo e bullismo.

Negli anni successivi, soprattutto, i fan delusi di quello che doveva essere il compimento cinematografico delle controparti dei fumetti chiedono a gran voce sui social la release del cosiddetto Snyder’s Cut, il lavoro incompiuto ma originale del primo regista; per molto tempo pare che non verranno mai ascoltati ma l’avvento dello streaming Hbo Max, anch’esso di proprietà di WarnerMedia e affamato di nuovi abbonati, spinge a rilanciare il progetto Zack Snyder’s Justice League: 70 milioni di dollari di post-produzione, nuovi reshoot e soprattutto la possibilità di una lunghezza potenzialmente infinita. Quello che abbiamo l’occasione di vedere oggi è al contempo lo stesso film uscito nelle sale ma anche un’opera diversa, più oscura, pastosa e profonda, e per certi versi anche meno “controllata”.

La trama, in fondo, è la medesima: il vuoto lasciato dalla morte di Superman (Henry Cavill) e un’imminente minaccia per l’intero pianeta spingono Batman (Ben Affleck) e Wonder Woman (Gal Gadot) a radunare un gruppo di superumani, a dir il vero all’inizio riluttanti, come Aquaman (Jason Momoa), Flash (Ezra Miller) e Cyborg; il nuovo gruppo dovrà tentare di arginare l’invasione del villain Steppenwolf e l’unico modo sarà quello di resuscitare proprio l’Uomo d’acciaio, al costo di pagarne le conseguenze. Le scene d’azione, che in fondo sono lo scheletro essenziale del film, rimangono le stesse della versione di Whedon, solo con alcuni aggiustamenti e un montaggio leggermente diverso (e questo potrebbe appesantire la visione di chi conosce bene il Justice League precedente). A cambiare, piuttosto, è il contorno, i momenti che fanno da tessuto connettivo fra una lotta e l’altra e che, fedeli ai piani originari di Snyder, danno una tridimensionalità assolutamente inedita e affascinante ai personaggi.

Se Batman è divorato dai sensi di colpa per aver contribuito alla morte di Superman e Wonder Woman sente forte la lontananza dalla sua isola natale, sono soprattutto Flash e Cyborg a ricevere una backstory convincente e strutturata, che li pone di fronte ai loro stessi limiti e a una responsabilità che in fin dei conto li deumanizza. Un tema ossessivo in questa versione di Snyder è duplice: insiste sull’umanità imprescindibile dei personaggi che, come i popoli del mondo, devono superare le divisioni per un fine comune; all’altra non può prescindere dal sottolineare la loro matrice eroica, quasi messianica (soprattutto nelle figura del Superman risorto). Tornano poi i temi delle tragedie classiche, dal rapporto coi padri all’espiazione dei peccati, che danno un tono gravoso a tutto il film, tradotto in una fotografia opaca e anche in costumi e dettagli che si allontanano dagli sgargianti colori fumettistici per approdare a un chiaroscuro più autoriale.

Snyder poi è ben consapevole del progetto generale architettato fin dall’inizio, quindi introduce nuovi personaggi alieni (a partire dal già annunciato supervillain Darkseid), ne riporta in scena altri che davano per perduti e ci fa intravedere alcuni scenari possibili (apocalittici per lo più, ma chissà se reali) che parlano di possibili sequel che probabilmente non vedranno mai la luce. Non tutte le aggiunte però funzionano a fluidificare il film che, anzi, in alcune sezioni pare di una lentezza affaticata. Quattro ore, in generale, sono un’esperienza di visione potenzialmente estenuante che solo gli appassionanti probabilmente possono tentare in un un’unica soluzione; a dire il vero il film è diviso in sei parti più un epilogo, in modo eventualmente da scandire la visione in più momenti, anche se non sempre i tagli fra una parte e l’altra sembrano del tutto funzionali.

Non c’è dubbio, però, che queste quattro ore del nuovo Justice League siano una specie di ricompensa e anche di contrappasso per moltissimi fan di cinecomics: mentre nel mondo Marvel sembra tutto filare liscio in una spettacolarizzazione arguta e ipertrofica, la controparte Dc ha avuto maggiori problemi (e veri e propri passi falsi); Snyder qui dimostra però tutta la pasta diversa di quest’altro universo cinematografico, esaltandone la gravitas tormentata e comunque mettendo in campo collegamenti e easter egg che ne fanno una galassia narrativa degna di questo nome. Il fatto poi che il film abbia avuto una seconda chance, grazie al contributo anche di un’accanita campagna da parte dei fan, lo rende davvero il culmine di un’epoca in cui i cinecomics hanno totalizzato il nostro immaginario e i botteghini dei film. Mostrandone i difetti più lampanti e le contraddizioni artistiche, Justice League porta alle estreme conseguenze il filone, in qualche modo saturandolo, e lasciando aperta la strada a un suo superamento.

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[Fonte Wired.it]