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lunedì, Nov 09

Kamala Harris, la vicepresidente già nella storia



Da Wired.it :

“Sono la prima, ma non sarò l’ultima”: la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti ha vissuto una vita di alti e bassi, e nella sua biografia straordinaria c’è molto dell’America che si appresta a rappresentare

Ci sono giorni in cui si fa la storia, e ieri in America è stato uno di quelli. Kamala Harris sarà la prima vicepresidente donna degli Stati Uniti, la prima donna non bianca. Harris è figlia di madre Indiana e di padre jamaicano, due paesi all’epoca poverissimi, molto diversi da come li conosciamo adesso. Si incontrano e si innamorano a Berkeley, in California, all’inizio degli anni Sessanta, ed è lì che nasce Harris. Dopo la separazione dei genitori, sua madre porta lei e la sorella in Canada e le cresce da sola lavorando come ricercatrice sul cancro al seno. Harris è figlia di una scienziata, una mamma sola: lo ricorda spesso nei suoi discorsi e nelle sue interviste, è forse il dato della sua straordinaria biografia che lascerà una traccia nell’immaginario comune. Dopo essere tornata in America e aver conseguito due lauree, Harris si lega a Willie Harris, portavoce della California Assembly, di trent’anni più grande di lei. A distanza di anni, ancora oggi, Harris viene accusata di aver fatto carriera per essere andata a letto col capo, un’accusa cavalcata anche durante questa campagna elettorale dai sostenitori di Trump.

Harris diventa la prima donna – e la prima non bianca – a diventare viceprocuratrice distrettuale in uno stato, la California, che negli anni Novanta era segnato tra gli scontri tra la comunità afroamericana e la polizia. Questo ruolo ha portato molti a sostenere che Harris fosse di destra, durante le primarie e non solo, e molti analisti hanno visto la scelta di Biden come una scelta conservatrice. Ma se siete arrivati a questo punto, avrete capito che c’è poco di conservatore in una persona come Kamala Harris. Da procuratrice distrettuale, i suoi sforzi si sono concentrati sul contenimento della dispersione scolastica: dopo aver accertato che il tasso di criminalità era più alto nelle zone dove l’abbandono scolastico era più alto, Harris è intervenuta con decisione per arginare questo fenomeno riuscendo a portare a casa risultati molto importanti.

Nel 2016 diventa senatrice e molto popolare durante le audizioni per la conferma di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema. Il nome di Harris inizia a circolare tra i possibili candidati alla Casa Bianca, fino alla discesa in campo. Dopo i primi risultati non proprio confortanti, la raccolta fondi per Harris frena e lei è costretta a ritirarsi dalla corsa. C’è un video in cui una giornalista lo comunica a Joe Biden e il futuro presidente degli Stati Uniti sembra sinceramente dispiaciuto: Kamala Harris conosceva bene Beau Biden, il figlio di Joe deceduto nel 2015 a causa di un tumore, anch’egli procuratore.

In un film della sua vita si potrebbe andare avanti veloce e arrivare a un altro video, quello in cui Biden chiama Harris per comunicarle il risultato finale delle elezioni: lei corre in parco del Delaware circondata dalla scorta, è spettinata e radiosa, una bellissima signora di mezza età che corre in una soleggiata giornata d’inverno. La vita di Harris è stata una corsa per diventare prima, un percorso talmente carico di significati che sarebbe persino superfluo stare a elencarli.

Bella e secchiona, madre e avvocata, accondiscendente e pop, Kamala Harris ha fatto tutto quello che ha voluto e lo ha fatto per prima: è stata elitaria, snob e mainstream, ha riempito vuoti, ha creato immaginari. Harris è stata quello che Biden non poteva essere, e forse anche quello che non sapevamo di volere. E poco male se la carica di presidente ha il nome di un uomo, se il tetto di vetro non è ancora stato sfondato: il futuro è delle donne, di noi donne. Il futuro è di Kamala Harris e di Stacey Abrams, anche lei nella rosa delle papabili vicepresidenti sottoposte a Biden: Abrams ha fatto registrare al voto in Georgia 800mila persone, che hanno permesso ai democratici di vincere lo stato per la prima volta dopo quasi trent’anni, un impresa che non era riuscita nemmeno a Barack Obama.

Per il suo primo discorso da vice president-elect a Wilmington, North Carolina, Kamala Harris ha scelto di indossare il bianco, il colore simbolo della lotta per il diritto al voto delle suffragette. Il suffragio universale venne introdotto negli Stati Uniti nel 1920, ma solo 45 anni dopo vennero eliminate quelle regole federali che tenevano le donne nere lontano dalle urne, come i test di alfabetizzazione e le tasse sul voto. La notte del 7 novembre 2020 Kamala Harris è diventata la prima vicepresidente donna degli Stati Uniti, e rivolgendosi ai figli e alle figlie della nazione ha detto loro una frase breve e storica: “Sono la prima, ma non sarò l’ultima”.

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[Fonte Wired.it]