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giovedì, Gen 13

Kazakhstan, la crisi è un grosso problema per i miner di criptovalute



Da Wired.it :

Quando nel 2017 Denis Rusinovich fondò la società di estrazione di criptovalute Maveric Group in Kazakhstan, era convinto di aver fatto centro. Al confine con Cina e alla Russia, il paese aveva tutto quello che un minatore di bitcoin poteva desiderare: un clima freddo, schiere di vecchi magazzini e fabbriche dove installare gli impianti di mining e, soprattutto, energia a buon mercato per alimentare il processo di estrazione di energia elettrica attraverso il quale vengono coniate le criptovalute.

Era un’ottima opportunità“, ha raccontato Rusinovich. Quando improvvisamente la Cina vietò l’attività di estrazione di criptovalute nel giugno 2021, molti minatori con sede nel paese, che all’epoca costituivano tra il sessanta e il settanta per cento della rete di estrazione di bitcoin, fecero la stessa valutazione e si trasferirono in fretta in Kazakhstan, portando nel paese ben 87.849 macchina per il mining, stando a una stima del Financial Times. A meno di un anno di distanza, l’entusiasmo iniziale è un ricordo del passato: oggi i minatori si devono fare i conti con macchinari congelati, disordini tra la popolazione e truppe russe che vagano per il paese. E andarsene non è un’opzione.

Una lunga serie di problemi

Il Kazakhstan è precipitato nel caos la scorsa settimana, quando le proteste nel sud del paese per l’aumento dei prezzi del carburante hanno innescato la repressione della polizia, la rimozione dell’ex presidente Nursultan Nazarbayev dal suo ruolo di capo del Consiglio di sicurezza e il blocco di internet. Nel paese sono state dispiegate truppe guidate dalla Russia, che agiscono sotto l’egida del Csto (l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva), un’alleanza militare tra gli ex stati sovietici. L’impatto del blocco di internet sul settore del crypto mining è stato evidente: bitcoin ha temporaneamente perso il dodici per cento del propria quota di hash rate. 

Jaran Mellerud, analista della società di criptovalute Arcane Research, stima che lo spegnimento di internet da solo potrebbe essere costato ai miner kazaki 7,2 milioni di dollari. Per molti dei quali si è trattato solo dell’ultima di una serie di circostanze sfortunate che da mesi perseguitano la loro attività. Chi si era trasferito in Kazakhstan allettato dalla prospettiva di energia a basso corso ha poi scoperto che l’antiquata rete elettrica del paese non era preparata a gestire l’improvviso afflusso di minatori, che ha generato un picco nel consumo di energia. Secondo il governo kazako, l’attività di mining rappresenta l’otto per cento della capacità del paese. Nell’ottobre 2021, a fronte di blackout e interruzioni di corrente,  il governo ha annunciato che avrebbe iniziato a razionare la fornitura di energia ai minatori regolarmente registrati e a interromperla del tutto nel caso in cui la rete fosse stata sottoposta a eccessiva pressione.

Tagli alla corrente e freddo glaciale 

La conseguenza è, nella migliore delle ipotesi, che le aziende che si occupano dell’estrazione di criptovalute si vedono costrette a interrompere le attività durante le ore di punta, quando la popolazione accende il riscaldamento a causa dell’inverno rigido. “Dalle 18 alle 23, [i fornitori di energia, ndr] a volte tagliano l’elettricità alle nostre aziende di mining“, ha raccontato Didar Bekbauov, fondatore della società di co-location per l’estrazione di critpovalute Xive. “Questo è sicuramente un problema. Speriamo che a marzo, quando la stagione invernale finirà, si risolva tutto“. Ma in altri casi, ha raccontato Rusinovich, “le attività si sono fermate” completamente. 

Questo non rappresenta un problema solo in termini di guadagni persi (Rusinovich ha spiegato che i minatori stanno perdendo “decine di milioni di dollari” al mese a causa delle interruzioni di corrente, mentre Bekbauov ha detto che le sue società di mining riescono a malapena ad andare in pareggio): durante le interruzioni di corrente un ulteriore rischio è rappresentato dal clima, in quanto con le temperature inferiori allo zero del Kazakistan la condensa sui macchinari di mining si congela immediatamente, rischiando di danneggiare l’hardware. “[Se il macchinario è] spento all’improvviso quando fa freddo, si congela“, ha spiegato Rusinovich. 



[Fonte Wired.it]