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giovedì, Lug 25

Kazakhstan, piano per aggirare i controlli del governo su internet


Mozilla ha un progetto per bloccare il certificato con le autorità spiano la navigazione dei cittadini online. Apple, Microsoft e Google non hanno ancora preso posizione

Mozilla sta pensando di intervenire per bloccare il certificato crittografico imposto dal governo kazako ai suoi cittadini in modo che le autorità possano monitorarne il traffico su internet. I gestori dei principali browser web stanno discutendo attivamente e pubblicamente su un gruppo di Google e sul tracker di problemi di Mozilla, Bugzilla. “Il governo sta ora incoraggiando gli utenti a installarne manualmente il root e la discussione in corso si concentra sull’eventuale blocco di tale certificato”, ha affermato un portavoce di Mozilla a Motherboard.

Il certificato in questione permette alle agenzie governative del Kazakhstan di decifrare il traffico https degli utenti esaminandone il contenuto, crittografarlo nuovamente e inviarlo alla sua destinazione originale. I browser vengono forniti di default con un elenco di certificati root pre-approvati e installati che appartengono a diverse autorità di certificazione (Ca). Queste autorità di certificazione possono quindi creare certificati per singoli siti web, il che porterà il browser a fidarsi della legittimità di tali siti.

Nel caso del Kazakhstan, questa fiducia viene abusata dal certificato governativo che permetterebbe quindi alle autorità di intercettare il traffico web degli utenti.

Mozilla sta quindi decidendo se bloccare o meno il certificato imposto dal governo kazako. Tale decisione influenzerà l’esperienza di navigazione e la sicurezza della navigazione interne. Bloccare il certificato governativo rischia però portare degli svantaggi agli utenti, che potrebbero non essere più in grado di accedere ad alcuni servizi informatici governativi.

Al momento Mozilla è l’unico gestore di browser che si è fatto sentire. Nonostante anche su Google si discute di eventuali contromisure al protocollo kazako, Big G, Apple e Microsoft non hanno ancora espresso una posizione in merito alla vicenda.

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