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Kharkiv, una notte a caccia dei droni russi

da | Giu 7, 2025 | Tecnologia


KharkivAll’uscita della città di Kharkiv la strada si apre lunga e dritta di fronte a noi. Attorno, una distesa pianeggiante è segnata ai margini da trincee anticarro, profondi solchi nel terreno scavati dall’esercito ucraino per ostacolare una possibile nuova avanzata russa. Superati due check point, al terzo l’autista conferma ancora una volta “giornalisti”, per poi superare con un colpo di acceleratore il gruppetto di soldati appostati e inserirsi lungo uno sterrato.

All’orizzonte, immerso nella luce color pesca del tramonto, si trova il fronte nord-est, uno dei punti più caldi del conflitto. Da diverse settimane, dallo stesso vengono inviati centinaia di droni russi Shahed diretti verso la città di Kharkiv e i dintorni. Veloci, silenziosi, difficili da prevedere, questi droni rendono complicata una difesa basata su radar tradizionali. Il loro ronzio metallico, però, simile a quello di una piccola moto, è riconoscibile a orecchio. È su questo dettaglio che l’esercito ucraino ha costruito nuove strategie di difesa.

Mentre parcheggiamo il minivan sotto a un albero per renderlo invisibile alle ricognizioni aeree russe, ci viene chiesto di disattivare la localizzazione dei cellulari: è fondamentale evitare che i movimenti possano essere intercettati.

Un pick-up verde militare ci viene a prendere. È stato modificato sul retro e, al posto del cassone, è stato inserito un pianale a cui è stata agganciata una mitragliatrice. Alla guida Radian, uno dei soldati della 127esima brigata autonoma di difesa territoriale, ci spiega che, in assenza di sistemi di difesa aerea efficaci, la loro unità – come molte altre – combina l’uso di mappe di intercettazione con l’ascolto umano per localizzare e colpire i droni in volo.

Dietro di noi segue un camion più grande. Si tratta del secondo mezzo a disposizione dell’unità, la cui parte posteriore ospita un’altra mitragliatrice, questa volta a doppia canna, modello ZU-23.
Lavoreremo in due”, chiarisce Radian. “Bogdan sarà in auto e controllerà le mappe digitali. Io sarò alla postazione della mitragliatrice: grazie alla termocamera e al rumore del drone cercheremo di individuarlo e abbatterlo”.

Cala la notte, tra bossoli e sigarette

Una volta raggiunta la postazione, Radian e Bogdan sistemano ogni cosa in previsione della notte. In silenzio, attivano la console radar, direzionano la mitragliatrice e montano l’antenna di Starlink. La connessione internet fornita dai satelliti a bassa quota del colosso americano di Elon Musk è infatti essenziale per rimanere in contatto con le unità vicine attraverso app di messagistica con un certo livello di cifratura: si usano Viber, Telegram, ma la più sicura resta Signal. Da febbraio 2022 l’Ucraina ha acquistato migliaia di terminali Starlink soprattutto grazie all’aiuto della Polonia che (solo nel 2024) ne ha forniti più di 24mila. Oggi quasi ogni unità ne possiede almeno uno, e i problemi di connessione sono spesso dovuti non a disservizi, ma alla sovrapposizione di più dispositivi attivi nello stesso raggio d’azione. Senza internet, il coordinamento tra le unità di terra e le centinaia di organizzazioni civili che operano a ridosso del fronte sarebbe infinitamente più complesso. I gesti dei due soldati si susseguono rapidi senza nessuna interazione tra i due. “Facciamo questo lavoro tutte le notti da otto mesi. Iniziamo alle 20:00 e di solito finiamo per le 4:30”, dice Radian.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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