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giovedì, Mar 05

La alta letalità del nuovo coronavirus è provvisoria e potrebbe diminuire



Da Wired.it :

L’Organizzazione mondiale della sanità ha riferito che la letalità del nuovo coronavirus, sulla base dei dati globali, è pari al 3,4% (più dell’influenza). Ma la stima varia molto col passare del tempo, e non solo. Come interpretare i dati

coronavirus

    (foto: d3sign via Getty Images)

La stima preliminare del tasso di letalità del nuovo coronavirus (qui le nuove misure per l’Italia), ovvero il numero di morti sul totale di contagiati, è del 3,4%, secondo quanto riferito dall’Organizzazione mondiale della sanità. È una delle prime volte in cui l’Oms si espone su questo e fornisce un primo valore della percentuale dei deceduti sul totale dei malati. A riportare il dato, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, durante il media briefing del 3 marzo 2020. La letalità risulta più alta di quella dell’influenza, anche se questo valore è solo una prima stima provvisoria globale, che potrebbe abbassarsi. Ecco come sta cambiando nello spazio (e nel tempo) e come possiamo interpretarlo.

Covid-2019, letalità più alta dell’influenza

Globalmente, circa il 3,4% dei casi riportati di Covid-2019 sono morti”, ha detto il direttore generale dell’Oms durante la conferenza. “In confronto, l’influenza stagionale è generalmente associata a una percentuale di decessi molto più bassa dell’1%”.

Anche se il nuovo coronavirus risulta avere una diffusione meno efficiente del virus responsabile dell’influenza stagionale (dunque il contagio è meno ampio) “causa una malattia più grave”, ha ribadito Adhanom Ghebreyesus, che aggiunge che “Covid-2019 è un nuovo virus contro cui nessuno ha un’immunità”. Tutte affermazioni che confermano la necessità delle misure di prevenzione prese – e sta anche a noi adottare comportamenti adeguati e rispettare le regole, a volte un sacrificio, ma per il benessere di tutti.

Come si calcola il tasso di letalità

Il tasso di letalità è dato dal rapporto fra i decessi e i casi accertati (moltiplicato poi per 100, il dato è percentuale) ufficialmente dalle autorità in Cina e fuori dalla Cina. Ma questi numeri – soprattutto quello dei contagiati – potrebbero ovviamente essere sottostimati rispetto a quelli effettivi. E questo potrebbe far sì che il 3.4% sia più alta di quella reale e ufficiale. Che si potrà avere, come sottolinea anche l’Oms, soltanto alla fine dell’epidemia (ancora non è pandemia) di Covid-2019, quando a carte sul tavolo avremo i numeri totali dei malati e dei decessi, che saranno quanto più vicini possibile a quelli effettivi.

Il commento degli esperti

Le ragioni per cui il tasso di letalità cambia molto ed è difficile da misurare, soprattutto mentre l’epidemia è in corso, sono varie. È sorprendentemente difficile calcolare il rapporto decessi-casi, o tasso di letalità durante un’epidemia”, ha dichiarato su Science Media Center John Edmunds docente del Centre for the Mathematical Modelling of Infectious Diseases (Cmmid) alla London School of Hygiene & Tropical Medicine. Questo perché, spiega l’esperto, la malattia dura nel tempo e quindi il rapporto, ovvero la divisione, dovrebbe essere fatto fra i casi deceduti in un certo momento e il numero di malati circa due o tre settimane prima. L’altro motivo, secondo lui, è che non individuiamo tutti i casi, dunque il numero totale di malati potrebbe essere molto più ampio e così il tasso di letalità (che è la divisione fra morti e malati) più basso.

Letalità, come cambia nel tempo

La letalità cambia molto a seconda di quando e dove viene misurata. L’andamento è ballerino, come mostra un recente rapporto dell’Oms, quando ancora il nuovo coronavirus non era arrivato in Italia.

In base all’andamento mostrato, tornando poco indietro nel tempo, alla data del 20 febbraio, erano morte complessivamente (in tutto il mondo e per lo più in Cina e a Wuhan) 2.114 persone su un totale di 55.924 contagiati, come si legge nel rapporto. Le cifre includevano già parte delle persone che hanno ricevuto la diagnosi con i nuovi criteri diagnostici della provincia di Hubei, ovvero la sola Tac polmonare positiva senza necessariamente il test di laboratorio che lo confermasse. In questo caso il tasso di letalità era del 3,8%. Mentre poco prima, in una conferenza stampa dell’Oms del 29 gennaio era stato annunciato che il 2% dei casi confermati erano deceduti, dunque una letalità più bassa.

E ancora, se si considera l’epidemia nel sua fase iniziale, in particolare fra il 1° e il 10 gennaio, in Cina (era solo qui o almeno era registrata solo qui) il tasso di letalità risultava essere molto più alto, pari al 17,3%. Mentre successivamente, per i pazienti che hanno presentato i sintomi a partire dal 1° febbraio risulterebbe sceso addirittura allo 0,7% (sempre considerando solo la Cina).

Letalità, come cambia nello spazio

Ma la letalità cambia molto anche a seconda del luogo che si prende in considerazione, questo anche perché dipende sempre dai dati rilevati e dalla capacità di fare la diagnosi. Quando l’epidemia era ancora limitata per lo più alla Cina il tasso di letalità era più alto a Wuhan, dal 2 al 4%, mentre era dello 0,7% fuori da Wuhan, secondo quanto riportato dall’Oms. Ma è possibile, come si legge su The New York Times, che il numero dei contagiati a Wuhan fosse molto più alto di quello rilevato e questo abbasserebbe la letalità.

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[Fonte Wired.it]