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giovedì, Nov 05

La Camera ha approvato il ddl Zan contro l’omotransfobia



Da Wired.it :

Il disegno di legge del deputato del Partito democratico è stato approvato dopo mesi di emendamenti e polemiche: se passerà anche al Senato cambierà l’articolo 604 del codice penale

(foto: MARVIN RECINOS/AFP/Getty Images)

Dopo mesi di emendamenti, discussioni e rinvii a causa della pandemia di Covid-19, il disegno di legge (ddl) Zan per il contrasto all’omolesbobitransfobia, alla misoginia e all’abilismo – ossia, rispettivamente, gli atteggiamenti discriminatori verso la comunità lgbt+, le donne e le persone disabili – è stato approvato dalla Camera dei deputati. Il testo è stato votato a scrutinio segreto, ottenendo 265 voti a favore, 193 contrari e un’astensione, passando quindi al Senato. Cinque deputati di Forza Italia si sono espressi a favore, discostandosi dal proprio gruppo di centrodestra, che si era presentato oggi in aula a Montecitorio indossando dei bavagli. Una manifestazione di protesta che è costato al gruppo un richiamo dal presidente della Camera Roberto Fico.

Da tempo, infatti, i rappresentanti del centrodestra stanno polemizzando contro quelli che (secondo loro) sarebbero i numerosi rischi del ddl Zan: dall’indottrinamento gender nelle scuole e all’incoraggiamento tout court della “pedofilia” fino a un effetto liberticida sulla libertà di parola garantita dalla Costituzione – perché, stando a quanto ha detto il deputato di Forza Italia Edmondo Cirielli, “la discriminazione è un’opinione”. 

Come spiegato a Repubblica da Alessandro Zan, “l’Italia era al 35° posto in Europa per accettazione sociale lgtb+, questa norma sarà tra le più avanzate d’Europa”. Tuttavia, nonostante la vittoria a Montecitorio, la battaglia parlamentare per il ddl non è affatto finita, anzi. Al prossimo passaggio al Senato i numeri della maggioranza a favore saranno molto più limitati e, se saranno apportati emendamenti, il testo sarà costretto a tornare indietro al vaglio della Camera.

I punti principali del ddl Zan

L’art. 1 del ddl modifica l’art. 604 bis del codice penale, aggiungendo tra i reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, punibili con la detenzione, anche gli atti di violenza o incitamento alla violenza e alla discriminazione “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. L’art. 2 del provvedimento, quindi, modificando l’art. 604 ter del codice penale, include l’identità di genere e la disabilità anche fra le circostanze aggravanti di reato.

Sarà istituito “un programma per la realizzazione, in tutto il territorio nazionale, di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere”, i quali dovranno garantire “adeguata assistenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale e ove necessario adeguate condizioni di alloggio e di vitto alle vittime dei reati previsti dall’articolo 604-bis del codice penale”. Per realizzare tutto ciò, è stato approvato lo stanziamento di un fondo di 4 milioni di euro.

L’art. 3 del ddl è stato riformulato rispetto alla versione originale presentata al parlamento nel 2018: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti o di opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Ossia, la libertà di espressione non deve mai sconfinare nell’istigazione all’odio e alla violenza.

Un recente emendamento elaborato dal Pd propone, inoltre, di far iniziare il contrasto all’omolesbobitransfobia, alla misoginia e all’abilismo proprio dalla scuola, con “iniziative educative” messe in campo in istituti di ogni ordine e grado. Ogni 17 maggio, in occasione di quella che è stata riconosciuta come Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, saranno poi “organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche e nelle scuole” per “promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”.

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[Fonte Wired.it]