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giovedì, Set 24

La Commissione Ue ha un piano per rivedere il regolamento di Dublino



Da Wired.it :

Presentate dalla presidente Ursule von der Leyen, le modifiche offrono più possibilità ai paesi di membri per aiutare gli “stati di primo approdo” a gestire gli arrivi di migranti. Saranno discusse dal Parlamento europeo e dai governi nazionali

(foto: Mauro Seminara/Afp/Getty Images)

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato ieri, il 23 settembre, una prima proposta di modifica del regolamento di Dublino, il meccanismo in base al quale il paese di primo approdo di un cittadino extracomunitario è quello competente a esaminare una domanda di asilo o il riconoscimento dello status di rifugiato. Come è noto, quest’ultimo penalizza penalizza soprattutto alcuni membri dell’Unione – Spagna e Grecia – e negli ultimi anni si è rivelato completamente inefficace tanto sul fronte burocratico dell’esame delle domande di asilo politico, tanto su quello della redistribuzione dei migranti tra gli stati europei.

Il nuovo piano di von der Leyen ribadisce il principio del paese di primo approdo, ma introduce la possibilità per i 27 paesi membri di scegliere in che modo gestire i migranti che arrivano in Europa: accogliendoli direttamente nel proprio territorio o gestendo – economicamente e legalmente, con nuovi fondi comunitari stanziati ad hoc – il rimpatrio delle persone a cui è stata negata la richiesta di accoglienza, o ancora finanziando i paesi di primo ingresso o programmi di sviluppo nei paesi di origine.

Nei prossimi mesi la proposta verrà esaminata dal Parlamento Europeo e dai governi nazionali, ma sarà un processo lento e complicato: in passato il Parlamento aveva già rifiutato la proposta di chiedere investimenti economici ai paesi che si rifiutano di accogliere i migranti. A questo si aggiungono anche altre difficoltà oggettive: i rimpatri sono regolati da accordi bilaterali con gli stati di partenza dei migranti che non sempre sono di facile realizzazione; e il respingimento delle domande di asilo spesso è dovuto a politiche nazionali che puntano proprio a ridurre all’osso gli aventi diritto, come è successo in Italia con i decreti sicurezza o in Grecia con le nuove leggi volute dal primo ministro conservatore Kyriakos Mītsotakīs.

Come dovrebbe funzionare il nuovo accordo

Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione, ha spiegato che la prima modifica sta nel meccanismo di identificazione dei richiedenti asilo che arrivano in Europa. Anziché prendere solo le loro impronte e registrare la richiesta, verranno fatti controlli “sulla salute e la sicurezza” entro 5 giorni dall’arrivo. Queste pratiche dovrebbero essere sbrigate prima di entrare in un paese di primo approdo europeo: così, in caso venga dato esito negativo, si potrà procedere subito al rimpatrio del richiedente asilo. In questa fase non è chiaro se, per chi arriva via mare, si consideri confine l’hotspot – cioè il centro dove vengono smistati i migranti – o se ci siano soluzioni alternative.

Per quanto riguarda la gestione degli arrivi, gli stati membri possono decidere tra tre opzioni. La prima prevede che un paese europeo accolga nel proprio territorio i richiedenti asilo. Da questo momento in poi si occuperà totalmente delle loro domande, che vengano accolte o rifiutate. La seconda, invece, prevede che gli stati che si rifiutano di accogliere i migranti partecipino economicamente e giuridicamente al rimpatrio delle persone a cui è stata rifiutata la richiesta di asilo nel paese di primo approdo; se non riesce a portare a termine questa pratica sarà costretta ad accoglierli nel proprio territorio. Infine, la terza opzione richiede ai membri dell’Unione che hanno rifiutato le prime due di finanziare i paesi di confine, contribuendo economicamente alla gestione degli hotspot, dei centri di accoglienza, del personale specializzati e di tutto ciò che è necessario per poter accogliere i nuovi arrivi.

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[Fonte Wired.it]