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martedì, Apr 13

La complicata e irrisolta vicenda del rapporto dell’Oms sul piano pandemico italiano



Da Wired.it :

In attesa che la procura di Bergamo concluda le proprie indagini, si moltiplicano dichiarazioni, indizi, ricostruzioni giornalistiche e retroscena di un complesso puzzle istituzionale, italiano e internazionale. Ecco perché è difficile capire come davvero siano andate le cose

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(foto: Ministero della difesa/Flickr)

Non si tratta di scienza, di salute pubblica o di strategie sanitarie, ma di una questione che ha ben definiti contorni di carattere politico, giudiziario, diplomatico e d’immagine. Nella pubblicazione (prima) e nel ritiro (poi) della ben poco lusinghiera relazione targata Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sull’operato dell’Italia in risposta alla prima fase dell’emergenza sanitaria, ora il nocciolo del contendere è chi, come e in che modo abbia agito nel determinare il destino di quella pubblicazione. In un quadro in cui, mettendo insieme tutti i tasselli, il puzzle non si incastra affatto bene.

Dal principio, in breve

Per risalire all’inizio della storia dobbiamo tornare indietro quasi di un anno, al maggio 2020, quando un team di dieci scienziati dell’ufficio di Venezia dell’Oms guidato da Francesco Zambon aveva redatto un documento di analisi su come l’Italia avesse reagito all’arrivo del virus Sars-Cov-2 nelle prime settimane di pandemia. Il documento di un centinaio di pagine, dal titolo Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19, è stato solo momentaneamente pubblicato sul sito dell’Organizzazione mondiale della sanità il 13 maggio 2020, poi rimosso in meno di 24 ore e mai più ripubblicato.

La dinamica ha fin da subito suscitato un certo scalpore, soprattutto per via dei contenuti specifici del rapporto, che evidenziava diverse problematiche riscontrate e, tra le varie criticità, descriveva per esempio la reazione iniziale degli ospedali italiani all’emergenza come “improvvisata, caotica e creativa”. I temi sollevati dal documento, poi, riguardavano il mancato aggiornamento del piano pandemico italiano dall’epidemia di Sars del 2006 in poi, dunque con possibili implicazioni politiche per il governo in carica allora (il cosiddetto Conte II) e per tutti quelli degli anni precedenti.

Come abbiamo raccontato a suo tempo qui su Wired, la vicenda è ritornata al centro delle cronache lo scorso dicembre, quando la procura di Bergamo – nell’ambito delle indagini preliminari sulla possibile negligenza da parte delle autorità italiane nella gestione della prima ondata – ha avviato un’inchiesta per verificare se il ministero della Salute italiano fosse direttamente coinvolto nella rimozione del documento dal sito dell’Oms.

Tra i fatti da accertare, in particolare, ci sarebbe la presunta condivisione di una bozza del documento all’allora direttore vicario per le iniziative strategiche dell’Oms (nonché membro della task force italiana per il Covid-19) Ranieri Guerra, che avrebbe visto il report già un mese prima delle pubblicazione. E, a cascata, ci sarebbe la presunta condivisione ulteriore del documento con il ministro della salute di allora e di oggi Roberto Speranza, il coinvolgimento del direttore regionale dell’Oms per l’Europa Hans Kluge e il non meglio precisato ruolo del direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Un groviglio di relazioni, e qualche novità

Tra le poche certezze disponibili a oggi, c’è il fatto incontrovertibile che Kluge abbia scritto e firmato l’introduzione al controverso documento, e che il rapporto avesse il timbro di approvazione di Soumya Swaminathan, la scienziata capo dell’Oms. Ancora, la cronaca racconta delle dimissioni di Zambon dall’organizzazione stessa a metà del mese di marzo 2021, perché “la situazione era insostenibile umanamente e professionalmente”. E, infine, c’è la notizia dello scorso venerdì 9 aprile che Guerra è indagato per false dichiarazioni dalla procura di Bergamo, sulla base di quanto affermato davanti ai magistrati quando venne sentito come testimone per cinque ore lo scorso novembre.

Il resto della vicenda è parecchio intricato. Per esempio, il mancato aggiornamento del piano pandemico italiano dal 2006 in poi (a cui sarebbe da imputare anche la mancanza di scorte di dispositivi di protezione individuali e di caschi per la ventilazione) vedrebbe coinvolto direttamente Guerra, che tra 2014 e 2017 è stato il responsabile della prevenzione nel ministero della Salute, annoverando tra i propri compiti l’aggiornamento del piano stesso.

Come riportato da diverse testate giornalistiche, anche televisive come Non è l’Arena e Report, su questa intelaiatura si innesterebbe poi una serie di comunicazioni controverse avvenute via email e via WhatsApp. Comunicazioni tra Guerra e il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, in cui gli autori del documento Oms verrebbero definiti come “i somarelli di Venezia” e (stando alle ricostruzioni giornalistiche) parrebbe esserci un accordo tra Oms e istituzioni sanitarie italiane per censurare il rapporto o quantomeno modificarlo rispetto alla stesura originale.

Cosa c’è in ballo

La vicenda del rapporto rimosso va ben al di là dei contenuti riportati dal documento stesso e dalle conclusioni a cui è giunto il gruppo di ricercatori Oms guidati da Zambon. Oltre alle implicazioni sui singoli protagonisti delle istituzioni italiane, e più in generale sulla scena politica del nostro paese, il tema sotteso è quello dell‘indipendenza tra poteri e tra organismi. O, più in generale, quello delle dinamiche di potere e influenza.

L’Organizzazione mondiale della sanità è infatti un istituto dell’Onu per propria natura sovranazionale, e dimostrare che le istituzioni nazionali italiane abbiano interferito con il report significherebbe mettere in discussione la reale indipendenza dell’Oms. Sul fronte opposto, in ballo c’è anche il ruolo e il peso delle istituzioni sanitarie italiane nel contesto internazionale, dato che per esempio l’Italia è nel suo anno di presidenza del G20 e il ministro Speranza a settembre presiederà il meeting dei più potenti ministri della salute a livello mondiale. Infine, come ventilato ieri sera nell’ultima puntata di Report, potrebbe esserci lo spettro di una (almeno tentata) interferenza dell’Oms e del ministero della Salute italiana sull’operato della magistratura bergamasca, aprendo a potenziali questioni di sovranità nazionale e relative alla separazione dei poteri.

Cosa ne dice l’Oms?

Secondo quanto dichiarato poche ore fa dal portavoce dell’Oms Christian Lindmeier ad Adnkronos Salute, il rapporto redatto a Venezia non sarebbe mai dovuto essere pubblicato. “Era un documento regionale pubblicato prematuramente […] con dati e informazioni che non erano stati verificati e contenevano inesattezze e incongruenze”, ha detto alla stampa.

Riguardo al ruolo del direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, nella propria versione di parte dei fatti l’Oms ha negato il coinvolgimento del proprio numero uno “nello sviluppo, nella pubblicazione o nel ritiro del rapporto”. L’unica ammissione è relativa al fatto che Guerra abbia riferito sia a Tedros sia a Kluge (i suoi superiori), allertandoli sulla “necessità di controllare i dati e di apportare le opportune correzioni al rapporto”.

Prove acquisite e necessarie attese

Negli ultimi giorni sono circolate diverse indiscrezioni, incluse le già citate chat WhatsApp acquisite dalla procura di Bergamo, relative alle conversazioni scritte tra i protagonisti di questa vicenda. Per esempio, messaggi in cui Guerra parrebbe rivendicare con Brusaferro il proprio intervento presso i vertici dell’Oms per ottenere la rimozione del rapporto, e nei giorni successivi una doppia possibile strategia nei confronti del report, ossia farlo cadere nel nulla oppure riprenderlo insieme con un lavoro di revisione coordinato con le autorità sanitarie italiane. Guerra, dal canto suo, ha confermato i contenuti delle conversazioni, sottolineando però che si è trattato di comunicazioni private, che hanno sempre un certo tipo di tono”. E aggiungendo di volere mostrare a chi sta seguendo l’indagine “le comunicazioni pubbliche e l’evidenza fattuale” dell’accaduto.

Già dallo scorso dicembre, invece, è noto il contenuto di uno scambio di email del maggio 2020 che coinvolse Zambon, Guerra e Kluge. I contenuti sembrerebbero suggerire una sorta di accordo tra l’Oms e il ministero della Salute italiano per mantenere il rapporto segreto. Senza mezzi termini, il Guardian aveva parlato in proposito di una cospirazione tra Italia e Oms. Insomma, una situazione su cui sarà importante fare luce e portare piena trasparenza, non tanto per la gestione dell’attuale emergenza sanitaria (che ormai è ben oltre la fase in discussione) né per lo sviluppo dei prossimi piani pandemici (che procederanno indipendentemente da questa indagine), ma per assicurarci di disporre davvero di istituzioni sanitarie nazionali e internazionali che operino con la prevista indipendenza di compiti e funzioni, e con la propria voce autorevole priva di inopportune commistioni.

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[Fonte Wired.it]