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martedì, Lug 28

la conferma dell’attacco, i dati sono al sicuro

Da Punto-Informatico.it :

Dopo giorni di quasi totale silenzio, con gli aggiornamenti sulla vicenda affidati a pochi post condivisi sui social, Garmin interviene sull’attacco subito tramite un comunicato esaustivo. Sebbene non venga mai utilizzato in modo diretto il termine “ransomware” ci sono pochi dubbi sulla natura di ciò che ha messo fuori gioco i servizi e le linee di produzione del gruppo, ora in lenta ripresa.

Oggi Garmin annuncia di essere stata vittima di un cyberattacco che ha cifrato alcuni dei nostri sistemi il 23 luglio 2020. Come risultato, molti dei nostri servizi online sono stati interrotti, inclusi le funzioni di siti Web, il supporto clienti, le applicazioni e le comunicazioni. Abbiamo immediatamente iniziato a valutare la natura dell’attacco e a porvi rimedio.

L’attacco a Garmin è confermato: ripristino in corso

I dati degli utenti sembrano fortunatamente essere rimasti al sicuro. Non sono state rilevate sottrazioni, almeno stando a quanto emerso finora.

Non ci sono indicazioni che alcun dato degli utenti, incluse le informazioni di pagamento con Garmin Pay, siano state consultate, perse o rubate. In aggiunta, le funzionalità dei prodotti Garmin non sono state interessate ad eccezione della possibilità di accedere ai servizi online.

Problema risolto dunque, ma per un completo ritorno alla normalità sarà necessario attendere ancora.

I sistemi interessati sono stato ripristinati e ci aspettiamo di tornare alla normale operatività entro i prossimi giorni. Non ci aspettiamo alcun impatto concreto sui risultati operativi o finanziari in seguito all’interruzione.

Garmin si scusa nuovamente per l’accaduto ringraziando per la pazienza dimostrata.

Siamo grati per la pazienza dei nostri clienti e la comprensione durante questo incidente, guardando avanti per continuare a fornire l’eccezionale esperienza di customer service e supporto diventata nostro marchio e tradizione.

Il ransomware che ha messo in ginocchio i sistemi potrebbe essere quello battezzato WastedLocker, noto agli addetti ai lavori ormai da alcuni mesi. Non sono confermate (né fin qui smentite) le voci in merito al possibile pagamento di un riscatto per rientrare in controllo dei dati: alcune voci di corridoio lo hanno quantificato in 10 milioni di dollari.



Fonte Punto Informatico Source link