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sabato, Giu 27

La crisi della scuola italiana, vista dai romanzi di Starnone



Da Wired.it :

Come sarà la scuola settembre, e come sopravviveranno le famiglie? Di fronte alle polemiche per le linee guida molto incerte, la realtà sembra uscita dai libri di Starnone

(foto: Leonardo Cendamo/Getty Images)

A settembre chissà come sarà la scuola post-Covid. Le linee guida presentate dalla ministra Azzolina hanno generato a valanga proteste e persino minacce di occupazione da parte dei presidenti e degli insegnanti, con i genitori che già scendono in piazza in questi giorni. 

Il puzzle del rientro “in sicurezza” non è certo facile da risolvere, ma la pandemia ha solamente mostrato di più le fragilità già presenti di una scuola pubblica abbandonata a sé stessa. E che, per giunta, durante il lockdown e anche oltre, ha abbandonato le famiglie per molti mesi, con figli in crisi di nervi e smart working faticosissimo. 

Questa settimana, visto lo scenario scivoloso e nervoso che si prospetta nell’autunno scolastico, chi meglio di Domenico Starnone potrà raccontare le fragilità, non solo scolastiche, di questo periodo? 

Starnone, certo, non solo scrittore “di scuola”, ma da lì partiamo, perché forse è da quella esperienza che l’autore ex-insegnato ha raccolto tutto il carburante per le sue recenti storie familiari di abbandoni, rancori, “scherzetti” e altri colpi del destino. 

Il libro che l’ha lanciato come scrittore in esordio è l’oggi famoso Ex cattedra del 1987, ampliato nel 2006 con un’edizione Feltrinelli contenente altri racconti sul tema. Una sorta di diario dell’anno scolastico 1985-1986, raccolto da Starnone prima di tutto su Il manifesto. Ed è il diario di un fallimento, di un’impossibilità di autorevolezza di una scuola allo sbando, con studenti pronti ad occupare ad ogni piè sospinto e professori sessantottini vacuamente ideologizzati o bizzarri come il collega militante Vivaldi, che ritorna un po’ Virgilio e un po’ Caronte nell’esperienza del professor Starnone.

Una scuola dove la vita di fuori delle famiglie dei ragazzi si riversi in dramma e caos all’interno dello spazio dell’aula. E dove, viceversa, l’aula diventa cassa di risonanza di quello che accade fuori nel mondo in quell’anno a livello globale, come oggi.

Una scuola, quella di Starnone, precaria, che “vivacchia”, come quella di oggi, sebbene in presenza e non tormentata dalla mefistofelica DAD. “Oggetti, prassi, rituali, frasi fatte, tic, disfunzioni e piccoli crimini della scuola che vi viene descritta, avverte Starnone, “sono assolutamente reali. Immaginari sono invece i personaggi. E l’autore che li ha inventati

Dalla stessa esperienza di professore nasce anche il testo Sottobanco – che assieme al precedente fu fonte di ispirazione dei frequenti adattamenti al cinema dell’opera di Starnone come La scuola di Daniele Luchetti e Auguri, professore di Riccardo Milani. Luogo di conflitto (economico e personale) ma anche di intrigo amoroso, è la scuola descritta in questo libro.

Si tratta della storia d’amore tormentata tra i professori Vivaldi e Passamaglia, mentre l’ambizioso Lo Bascio cerca a tutti i costi di diventare vicepreside per migliorare le proprie condizioni economiche. La scuola di Sottobanco è quella in preda alla crisi economica per i tagli pesanti del Ministero, una scuola della periferia romani con studenti somari e ispettori in arrivo, cruccio principale per il preside.  

All’apparenza discosto dal ciclo scolastico (continuato negli anni Novanta) e considerato uno dei capolavori di Starnone, è un romanzo di rabbia e frustrazione tra padri e figli, che in qualche modo potrebbe rientrare nello stato d’animo di molti genitori disorientati dal forzato home schooling: Via Gemito, Premio Strega 2001. 

L’io narrante Mimì ripercorre a ritroso dall’infanzia della propria famiglia napoletana, e fa in primis uno stupendo ma sofferto ritratto del padre Federì dopo la morte: Federì è un artista costretto a fare il ferroviere e padre violentissimo, in una Napoli del dopoguerra descritta attraverso questa figura e il suo rapporto non solo con i figli maschi, ma anche con la madre e sarta Rusinè. Lei è la terza protagonista del romanzo: vittima delle angherie e delle violenze del marito, a tratti capace di una libertà che la società napoletana le nega – vedendolo solo una donna “sforna figli” – fino a quasi farla ammalare (morirà, nel racconto, negli anni Sessanta).

Federì è di contro un padre terribile, narciso, quasi pantagruelico e ambiguo – a volte è allegro…  ha un’aria da gran signore, una chiacchiera divertente.. – e il figlio Mimì vi costruisce un rapporto narrato quasi per correggerne i difetti, perché cosciente che suo padre alla fine era un povero sognatore che diceva: “Vivere è certamente bello quando la vita è pittata.” 

Se la figura paterna in modo semiautobiografico era stata trattata in Via Gemito, Starnone ritorna invece sul ricordo materno, quasi prendendo la parte di Rusinè in Labilità nel 2005. Mentre storia di un abbandono paterno e di una madre rimasta sola è invece quella di un altro libro potente di Starnone, intento a raccontare sempre più drammi e felicità del contesto familiare: Lacci. 

Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie. Lo so che questo una volta ti piaceva e adesso, all’improvviso, ti dà fastidio”, così si apre il romanzo, ed ha parlare è Vanda, donna abbandonata dal marito Aldo a Napoli. Lui se ne è andato a Roma, inseguendo un nuovo innamoramento, abbandonando all’improvviso un matrimonio nato negli anni Sessanta. Ma i lacci del titolo si fanno sentire. E allora come sarà ritornare, ritornare sulle proprie scelte, rimangiarsele? 

Starnone in questo libro sonda la fragilità della felicità dello spazio e delle stanze del matrimonio, anche quelli che parevano più duraturi, e racconto ancora una volta le figure materne e paterne dal punto di vista precario dei figli, tra sensi di colpa e invidie. Lo fa attraverso tre punti di vista, tre parti.

La prima è quella concessa a Vanda, che racconta la storia d’amore col marito fino all’abbandono negli anni Settanta. La seconda è focalizzata su Aldo e siamo molto avanti nel tempo, negli anni Duemila, (Aldo è tornato, è invecchiato, si è pentito), ed è la parte dei rimpianti e dalla codardia di un Aldo anziano, che rimugina sull’essersi innamorato di un’altra donna, quando le disse: “mi dispiace, è successo, reprimere il desiderio è meschino.”

Infine, a ricomporre il puzzle – a ritroso, perché torniamo negli anni Settanta – Starnone dà magistralmente la voce ai figli, specie la figlia Anna. Figli che rappresentano alla fine i lacci maggiori di questa tormentata relazione e che, senza mezzi termini dichiarano: I nostri genitori ci hanno rovinati. Si sono insediati nelle nostre teste, qualsiasi cosa diciamo o facciamo continuiamo a obbedire a loro.”

Libro invece ad hoc in questa nuova Fase dell’emergenza Covid in cui i nonni possono – a volte loro malgrado – rivedere i nipoti anche distanti, è quello raccontato in Scherzetto del 2016. Un duello particolare quello descritto dal libro: quello di un nonno distratto, un illustratore poco legato alla famiglia, e il nipote quattrenne, che dovranno passare tre giorni di sfida e di alleanza in pochi metri quadri, mentre i genitori del bambino sono assenti – e intenti a ricomporre il loro matrimonio. 

Vivevo a Milano da un paio di decenni e spostarmi a Napoli, nella vecchia casa che avevo ereditato dai miei genitori e nella quale mia figlia abitava da prima di sposarsi, non mi entusiasmava”, così ha inizio il ritorno a casa particolare di questo nonno vedovo e misantropo, Daniele Mallarico, che pare quello di qualcuno costretto a tornare dopo la riapertura delle regioni di questo giugno, caduto nelle braccia del guizzante e imprevedibile Mario (“faccia del Joker”), nipotino di quattro anni.

Il nipote lo pone di fronte allo scorrere del tempo che rifiuta e alla quasi totale impossibilità di ogni scelta futura. Un bivio tra trappola e salvezza che va a comporre un altro tassello dello scandaglio incessante delle fragilità delle famiglie starnoniane. 

Quasi ritornando a Lacci è invece l’ultimo romanzo di Starnone, Confidenza, a comporre una trilogia assieme a Scherzetto. Ma il fatto che uno dei protagonisti sia un’insegnante, Pietro, potrebbe anche far legare questo libro agli esordi dell’autore – e nel libro si parla anche di sistemi scolastici precari. Quella di Confidenza è una particolare storia d’amore (e non solo una): quella appunto ad esordio tra Pietro e Teresa. Lei sua ex-alunna, la loro storia d’amore è breve quanto intensa e si conclude con un patto imposto da Teresa: Facciamo che io ti racconto un mio segreto così orribile che nemmeno tra me e me ho mai provato a raccontarmelo, e tu però me ne devi confidare uno equivalente, qualcosa che se si sapesse ti distruggerebbe per sempre.

Il loro patto sancisce la fine del rapporto amoroso ma l’inizio di un “laccio” difficile da estirpare. Pietro sposa infatti un’altra donna, Nadia, e condurrà la sua vita un po’ come il padre di Via Gemito e un po’ come l’Aldo di Lacci, tra frustrazioni di carriera ed egoismo. Il fantasma di Teresa è difficile però da estirpare in Pietro, raccontato anche dal punto di vista della figlia, avuta con Nadia, Emma. 

Confidenza pare così il punto di arrivo di un percorso caleidoscopico da maestro del romanzo familiare di Starnone, inaugurato esplorando le frustrazioni scolastiche, migrato verso lo spazio familiare e coniugale e interessato a scandagliare la fragilità dei rapporti umani, di dipendenza e di egoismo, spesso colto fra generazioni differenti. 

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[Fonte Wired.it]