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martedì, Lug 28

La disobbedienza incivile di Salvini sulle mascherine



Da Wired.it :

Proprio questo è il momento in cui i piccoli Bolsonaro non servono all’Italia: i cattivi maestri a cui il leader leghista evidentemente si ispira hanno prodotto nei loro paesi situazioni apocalittiche

Salvini alla biblioteca del Senato il 27 luglio (foto da video Agenzia Dire)

Diciamo che ieri, al convegno dei negazionisti o quasi tali organizzato da Vittorio Sgarbi e Armando Siri (ve lo ricordate?), Matteo Salvini nuotava nella sua acqua sporca. Per cui quel rifiuto che infrange ogni regola – non ha voluto indossare la mascherina in un luogo chiuso e affollato, un luogo simbolico per giunta come la biblioteca del Senato di piazza della Minerva a Roma, nonostante fosse stato invitato da un commesso – va visto anche in prospettiva di giornata. Aveva bisogno di spostare l’attenzione dal “caso camici” di Attilio Fontana, che nonostante la quasi contemporanea autodifesa in Consiglio regionale lombardo continua a incastrarsi da solo in una brutta storia che incrocia paradisi fiscali, zelanti cognati in cerca di affari e compravendite frettolosamente trasformate in (mezze) donazioni.

Era lo stesso convegno, chiamiamolo convegno, in cui anche il tenore Andrea Bocelli si è rammaricato per la sua ricca quarantena con piscina, dicendosi addirittura “umiliato e ferito” perché non poteva uscire di casa. Confessando inoltre di aver contravvenuto alle norme del periodo di lockdown e spiegando di non conoscere nessuno che sia finito in terapia intensiva, “quindi perché questa gravità?”.
Insomma non ci si poteva aspettare altro da Salvini che arrivasse qualche mese dopo, proprio quando perfino Donald Trump sembra cedere sulle protezioni alle vie respiratorie, a scimmiottare il presidente americano e i suoi amici negazionisti che fanno merenda con l’idrossiclorochina. Tentando di trasformare la mascherina in un campo di battaglia pseudopolitico. Qualcuno ha perfino avuto l’ardire di definire quel gesto “disobbedienza civile”. Ieri, proprio ieri, mentre il Tribunale di Massa Carrara assolveva Mina Welby e Marco Cappato dall’accusa di aver aiutato Davide Trentini, 53 anni, malato di sclerosi multipla, a suicidarsi accompagnandolo in Svizzera. Quella è disobbedienza civile. Da parte di Salvini, invece, pare di vedere solo una disobbedienza incivile.

Il problema fondamentale, infatti, è dividersi proprio ora. Forse, si dirà, nella realtà quotidiana gli italiani si sono già divisi. Chissà, le impressioni sono differenti: in certi casi le misure sembrano funzionare, in altri si assiste ad assembramenti fuori da ogni buon senso, a leggerezze e spensieratezze che in questo momento non possiamo permetterci, a violazioni continue delle norme. Per molti insomma è tutto finito anche se intorno a noi la pandemia è al massimo mentre per la gran parte degli italiani – per fortuna – occorre ancora rispettare tutte le misure di distanziamento, igiene e protezione. Come sempre, sono i secondi a proteggere anche i primi e a prendersi sempre di più, nel migliore dei casi, degli “scemi”.

Il punto è che quando è la politica a dividersi, dimenticando che senza salute pubblica non può esserci nessuna ripresa economica né sociale e che la seconda dimensione non può fare a meno della prima, allora il sistema rischia grosso. Rischia cioè di sprecare il sacrificio dei mesi scorsi. Al netto degli atteggiamenti quotidiani, su cui ovviamente si apre un ventaglio di possibili reazioni, bisogna ricordarsi che una società malata, in cui un virus circola senza troppe difficoltà, non potrà tornare a essere una società fiorente sotto nessun punto di vista.

A un paese come l’ che per primo ha affrontato l’ondata dell’epidemia, che ha stretto i denti per mesi, che ha visto saltare posti di lavoro, aziende, famiglie, prospettive di futuro ma soprattutto oltre 35mila vite umane (numero ufficiale, chissà quante sono davvero), non servono ora, proprio ora, i piccoli replicanti di Bolsonaro alla ricerca di qualche punto in più nei sondaggi fra i “no mask”. Ci sono stati giorni in cui le mascherine parevano eccessive, e tutti ci sbagliavamo: da quando sono fondamentali, per quanto evidentemente non risolutive al 100%, occorre seguire le regole finché sarà necessario. Punto. Senza troppe domande: è l’epoca della prudenza, lo sarà per molti altri mesi.

Siamo nella fase delicata del tracciamento, in cui siamo purtroppo poco aiutati dalle app (a proposito: che fine farà Immuni? E quanta responsabilità ha la politica negazionista nel non averne incentivato l’uso?) e dobbiamo confidare sul tracing tradizionale. È la fase della permeabilità ai casi importati dall’estero, tantissimi, e alle catene di cui ancora ignoriamo il punto di partenza. Ed è, come detto, la fase in cui intorno a noi i contagi rialzano la testa. Guarda caso proprio in quei territori dove i lockdown non ci sono stati o sono stati blandi e dove mascherine e altre protezioni non sono obbligatori al chiuso e nei luoghi affollati o lo sono incredibilmente diventati solo da pochi giorni. Per cui è il momento meno opportuno per fornire una sponda ai tanti, troppi che già per conto loro sono da sempre insofferenti a ogni regola. Siamo il paese che ha avuto bisogno dell’obbligo vaccinale, figuriamoci quanto ci vuole a fregarsene di una mascherina.

C’è però anche da dire che questi atteggiamenti sono fuori tempo massimo: non c’è nulla di ciò che è necessario fare per rialzare l’economia italiana che non si possa ottenere con la mascherina e osservando le misure essenziali per limitare i contagi. Nulla. Ogni lusinga ai facinorosi della disobbedienza incivile va rispedita al mittente per rispetto di chi ha seguito e segue le regole e perché, di nuovo, i cattivi maestri hanno fatto tutti una brutta fine (ovviamente in termini di gestione della Covid-19), nel mondo. Ma soprattutto l’hanno fatta fare ai cittadini dei loro paesi.

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[Fonte Wired.it]