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lunedì, Dic 16

La dura vita dell’interprete – Wired


Hai sempre sognato di essere presente nei meeting a porte chiuse che decidono i destini del mondo per tradurre ciò che vi si dice? Grazie a questo video potrai capire come lavorano gli interpreti, veri e propri sherpa del pensiero altrui

Il lavoro degli intepreti è estremamente complesso e, un paio di mesi fa, ne abbiamo avuto una riprova con la celebre foto dell’italiana Elisabetta Savigni Ullmann, un po’ perplessa – eufemismo – al cospetto di Donald Trump alla Casa Bianca.

Non sempre però ci è dato sapere come lavorano gli interpreti nei meeting a porte chiuse, laddove si decidono i destini di numerosi temi di interesse globale, dal disarmo alla cooperazione economica. In questo video, l’inteprete professionista Barry Slaughter Olsen spiega quali sono gli aspetti più complicati da gestire in questi incontri, con l’ausilio dei colleghi Katty Kauffman e Adnane Ettayebi. Nel video l’incontro simulato è tra due parlanti (un’anglofona e un ispanico) che si confrontano sul tema della pesca.

Slaughter Olsen spiega perché tradurre soltanto quando il parlante ha smesso di esprimersi sia l’opzione migliore, rispetto alla traduzione simultanea in tempo reale (che prevede la tecnica del chuchotage, cioè l’interpretazione sussurrata).

Gli interpreti non traducono mai parola per parola e possono in genere costruire, in anticipo, un apparato di simboli con cui prendere appunti in velocità (le agende e i temi dei meeting sono concordati per tempo). Un traduttore inoltre deve restare fedele ai concetti espressi, anche quando i toni si alzano: non spetta a lui mediare. Uno dei grandi problemi è l’ironia: nella vita serve, ma per chi traduce spesso è un problema. Non sempre, infatti, è possibile articolare un gioco di parole in un’ altra lingua senza perderne lo spirito o generare confusione. Vita dura, quella di un interprete!

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