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venerdì, Ago 02

La fine del trattato alla base della pace globale degli ultimi 30 anni


L’Intermediate-Range Nuclear Treaty (Inf) era stato siglato da Reagan e Gorbacev nel 1987 e da 30 anni regolava la proliferazione del nucleare. Ora gli analisti lanciano l’allarme su nuovi scenari inquietanti

Donald Trump (foto: Drew Angerer/Getty Images)

L’accordo che ha quasi messo fine alla guerra fredda e negli ultimi tre decenni è stato considerato una delle maggiori garanzie per la sicurezza globale non esiste più. Gli Stati Uniti si sono ufficialmente ritirati il 2 agosto dall’Intermediate-Range nuclear force treaty (abbreviato in Inf), uno storico trattato firmato nel 1987 dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e dal leader sovietico Mikhail Gorbacev, che prevedeva l’eliminazione dei missili nucleari a raggio corto e intermedio.

La mossa, voluta dal presidente Donald Trump, non ha preso la diplomazia di sorpresa: l’amministrazione Trump aveva sospeso l’adesione al trattato lo scorso febbraio, dicendo che era inutile attenersi a quelle regole dato che la controparte – cioè Mosca – le aveva violate più volte. La Casa Bianca aveva quindi dato a Mosca un ultimatum di sei mesi per tornare a onorare gli impegni, che è scaduto oggi. “La Russia è il solo responsabile per la fine del trattato”, ha detto il segretario di stato americano Mike Pompeo, annunciando formalmente il ritiro.

Le presunte colpe della Russia addotte da Trump

L’amministrazione Trump ha detto di avere le prove del fatto che la Russia sta violando il trattato Inf. Secondo gli americani, il paese avrebbe ricominciato già da tempo a produrre i missili 9M729, ovvero missili nucleari a medio raggio che possono essere lanciati da terra.

Mosca ha sempre negato le sue responsabilità in merito al periodo di tempo che va fino al febbraio scorso, e continua a farlo. Da allora ha però deciso di seguire l’esempio di Washington e ritirarsi dall’accordo. La decisione è stata annunciata dal presidente Vladimir Putin, il quale ha aggiunto che la Russia avrebbe ricominciato a sviluppare missili ma non ne avrebbe schierato nessuno se prima non lo avessero fatto gli Stati Uniti. Questa mattina il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha definito il trattato “formalmente morto”.

Cosa succede ora

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha detto che l’umanità perderà con questo trattato “un freno inestimabile alla guerra nucleare”. Molti osservatori sono d’accordo. “Ora che il trattato non c’è più, verranno sviluppate e prodotte nuove armi”, ha detto ad Agence France Press Pavel Felgenhauer, un’analista russo noto per i suoi libri sulla leadership politica e militare di Mosca. “La Russia è già pronta”.

Jonathan Marcus, un giornalista della Bbc esperto nel settore della difesa, scrive che la fine del trattato rappresenta un passo indietro rispetto agli sforzi che sono stati fatti in passato per evitare una guerra nucleare e arriva in un momento particolare: gli Stati Uniti sono sempre più convinti che la Russia voglia tornare ad avere una posizione centrale. Se le cose non cambieranno, è possibile che non verrà rinnovato nemmeno il New Start Treaty, un accordo che pone limiti importanti allo sviluppo e all’utilizzo di armi nucleari a lungo raggio, e scade a febbraio 2021 – cioè tra meno di due anni. Se ciò accadrà, gli arsenali nucleari torneranno ad aumentare anziché a ridursi.

Bruce Blair e Jon Wolfsthal, due analisti che si sono spesso occupati di controllo degli armamenti, credono che questa decisione rappresenti perfettamente la politica dell’“escalation dominance” attuata da Trump e caratterizzata dalla convinzione che un paese possa utilizzare un’arma nucleare ed evitare al tempo stesso che lo faccia il suo avversario. Questa convinzione è però basata su un’illusione. Allo stesso modo, scrivono, è sbagliato pensare che il principio del no first use, che proibirebbe al Paese di fare ricorso a questi strumenti per primo in un’eventuale scontro con un altro stato, basterà a fermare una guerra.

George Schultz, il segretario di stato americano che nel 1987 aveva contribuito a negoziare il trattato Inf, ha detto in un’intervista a Voice of America : “Quando una cosa come l’Inf scompare così, come fosse niente, si capisce quanto le persone abbiano dimenticato il potere di queste armi. Un giorno sarà troppo tardi [per ricordarselo]”.

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