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venerdì, Lug 12

La Francia approva la Web Tax, ma Trump non ci sta


Siccome aspettare l’Europa porta pochi frutti, la Francia ha deciso di approvare la propria Web Tax seguendo la scia tracciata dal Governo italiano soltanto pochi mesi or sono (sebbene il nostro paese ancora non abbia portato il testo ad una definizione completa). La Francia è stata la prima ad avvertire l’Unione Europea in proposito: se le istituzioni continentali non si fossero mosse in questa direzione, il paese transalpino avrebbe fatto da sé. Così è stato.

L’opinione condivisa è che soltanto una manovra europea coordinata possa avere reale efficacia, ma ciò implica un coinvolgimento diretto anche di paesi come Lussemburgo, Olanda e Irlanda (paesi spesso sfruttati proprio dalle multinazionali per aggirare lecitamente il fisco e versare quote di reddito minime sul vecchio continente). Inoltre nell’ultima annata l’avvicinamento alle elezioni europee ha scoraggiato ogni iniziativa di questo tipo, lasciando l’UE nel limbo mentre singoli stati nazionali ambivano a drenare risorse da aziende i cui versamenti sono giudicati non certamente congrui né proporzionati.

La Francia ha mosso la propria pedina: tutte le aziende con un fatturato al di sopra dei 750 milioni di euro, dove almeno 25 milioni sono fatturati direttamente nel paese transalpino, dovranno versare al fisco francese una quota netta pari al 3%. La legge avrà valore retroattivo e potrebbe portare nelle casse francesi già 400 milioni di euro fin dall’esordio.

Immediata la reazione statunitense, che in questa mossa vede una manovra ostile nei confronti di nomi quali Google, Facebook, Apple, Amazon o Microsoft: dall’Office of the United States Trade Representative è arrivata a stretto giro di posta comunicazione di una indagine rivolta alla normativa francese, considerata illegittima in quanto mirata contro la specificità delle aziende USA. Da non sottovalutare quindi la possibilità che anche contro l’UE Trump possa scatenare quella guerra commerciale che già ha lanciato contro Cina, Messico e Canada: una leva potente e dalle conseguenze spesso particolarmente persuasive, con le quali ora Macron dovrà farsi i suoi conti.

Impossibile non leggere ora la Web Tax francese con gli occhi del Governo italiano: l’approvazione è infatti arrivata proprio nei giorni in cui si prepara un viaggio negli USA e dalla Russia giungono file audio che già fanno fortemente discutere. Che l’Italia sia in mezzo non è certo una novità, ma gli indizi che giungono da più parti descrivono una situazione particolarmente tesa nel contesto della quale la Web Tax italiana rischia di rimanere impantanata.

E mentre l’Europa tace, la Francia punta il dito anche contro la Libra preparando la prossima battaglia: la moneta è osteggiata dal ministro delle finanze Bruno Le Maire, ma in questo caso i dubbi sono propri anche delle autorità USA.



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