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domenica, Nov 03

La fumettista Yudori: “Alcuni non accettano che le donne sappiano creare storie dal nulla”


Abbiamo incontrato la giovane fumettista sudcoreana a Lucca Comics & Games per parlare delle sue storie su sesso, razzismo e cosa significa essere una donna asiatica

Siamo nel diciannovesimo secolo, Pandora è figlia di una prostituta asiatica e del ricco rampollo di una famiglia di industriali americani. La madre è morta di parto, il padre è infantile e bellissimo, lei invece ha tratti troppo orientali per la casa in cui vive, che la considera brutta, selvatica, destinata al peccato. Così, trasformando la profezia in un desiderio, la piccola Pandora decide in autonomia che da grande diventerà anche lei una prostituta come la madre.

Questa è la trama di La scelta di Pandora (pubblicato in Italia da J-Pop), opera prima di Yudori, fumettista sudcoreana classe 1991 che si è fatta conoscere in rete raccontando senza filtri il sesso, il razzismo e il corpo delle donne asiatiche. L’abbiamo incontrato in occasione del Lucca Comics & Games 2019.

La cosa che salta subito all’occhio in La scelta di Pandora è il contrasto tra l’ambientazione storica, cioè l’America del XIX secolo, e il tuo stile di racconto e disegno, che è modernissimo. Come hai trovato un equilibrio tra queste due cose? 

“In un certo senso, la storia è ispirata al periodo in cui io ho studiato in America, precisamente nel Maine, dove ho frequentato una scuola superiore cattolica. In quell’ambiente ho sentito che non c’era poi così tanta differenza tra il presente che io vivevo e l’epoca che avrei poi raccontato in Pandora, in termini di sessualità, repressione e razzismo, e del rapporto che queste tre cose hanno con la religione. In fin dei conti, non siamo poi così diversi di come eravamo in età vittoriana. L’ho tenuto a mente e l’equilibrio tra storia e modernità è nato da sé”.

Quindi anche la situazione in cui si trova Pandora è simile a quella di alcune ragazze asiatiche di oggi? 

Sì, decisamente. Ho un’amica americana da parte di padre e sudcoreana da parte di madre, e mi ha raccontato come, davanti ai suoi tratti somatici misti o conoscendo la sua storia, gli americani spesso le dicano con stupore: ‘Oh, sei di etnia mista, quindi quello dei tuoi deve essere vero amore!‘. In realtà, sua madre è semplicemente scappata dalla povertà estrema negli anni Ottanta, le sarebbe andato bene letteralmente qualsiasi uomo caucasico, pur di sistemarsi fuori dalla Corea del Sud. C’è questa narrazione idealizzata che non corrisponde alla verità, perché è anche figlia di una discriminazione implicita, per cui se un bianco arriva a sposare una asiatica si tratta di un gesto quasi eroico”.

Il rapporto tra i genitori di Pandora, e di conseguenza quello che hanno con la figlia, sono molto importanti nella tua storia.

“Che tu ci creda o no, date le cose che scrivo, io ho un’ottima relazione con i miei genitori. Crescendo però ho avuto difficoltà con mio padre, perché era molto legato alle tradizioni sudcoreane. Questo un po’ c’è, in Pandora, ma io penso alla sua storia come a quella di tutte le bambine asiatiche cresciute in paesi occidentali,  che passano parte della loro vita sentendosi un fallimento perché non corrispondono ai modelli europei”.

Anche da un punto di vista estetico?

“In un mondo ideale potrei dire che oggi non è più così importante per una ragazza essere bella, ma sarebbe falso. Non è così oggi, figuriamoci nei Diciannovesimo secolo. Sicuramente, la vita di Pandora sarebbe stata più semplice se fosse stata più simile al padre caucasico che non alla madre. Addirittura in Sud Corea abbiamo standard di bellezza che che si rifanno al sembrare il più possibile bianche. Occhi grandi, pelle chiara, zigomi alti… sembrare troppo asiatiche è considerato essere brutte”.

Credi che ci siano difficoltà particolari nell’essere una fumettista donna, specie nel momento in cui si toccano temi difficili come i tuoi?

“Sicuramente ci sono delle differenze. Quando per esempio io disegno un personaggio maschile, mi viene sempre chiesto se corrisponde al mio tipo di uomo ideale. Oppure mi vengono poste domande sulla mia vita sessuale sulla base del fatto che disegno molte ragazze asiatiche sexy, o che parlo di prostituzione. Non ho mai sentito chiedere queste cose a un collega uomo. Lo stesso vale per gli elementi autobiografici. Se sei femmina ci si aspetta che le tue storie debbano sempre parlare di te, in un modo o nell’altro, come se un uomo potesse creare qualcosa dal nulla, mentre una donna potesse limitarsi al massimo a scrivere le proprie esperienze. Non vogliono che le tue storie vengano dal tuo spirito creativo, dal tuo genio artistico, devono essere esterne da te”.

Spesso ti sei espressa in favore del Boy’s Love, il genere di manga che racconta storie romantiche ed erotiche tra uomini. Le amanti del Boy’s Love vengono spesso accusate di feticizzare i gay, come gli uomini etero spesso feticizzano le asiatiche. Cosa ne pensi? 

“So che in Occidente c’è questa idea del Boy’s Love, ma in Asia facciamo davvero fatica a capirla. Storicamente, l’Asia ha iniziato a respingere l’omosessualità in tempi relativamente recenti, cioè dal contatto con l’Occidente, quindi non si tratta di un argomento così delicato, per noi. C’è dell’escapismo, nel Boy’s Love, perché le storie raramente corrispondono alla realtà degli omosessuali, ma ciò non è visto come un problema. In Occidente è diverso, è come se le amanti del genere dovessero sempre giustificarsi. Ma anche fantasticare è una libertà femminista”.

La scelta di Pandora è stato pubblicato prima online e successivamente in volume. Come ci hai lavorato?

“Ho lavorato a tutto il primo volume dall’inizio alla fine col metodo tradizionale, solo dopo ho cominciato a postarlo online. Ho adattato le tavole che avevo fatto al formato web, ma per la stampa abbiamo usato quelle originali. Solitamente succede il contrario, ma trovo che i fumetti nati per il web risultino parecchio male in volume. In qualche modo, qualcosa sembra sempre fuori posto, no?”.

Il mondo del fumetto online è affollatissimo. Come si fa a risaltare in questa folla? 

“Ti dirò, io leggo pochi comics online, ho formato il mio stile soprattutto facendo ricerche storiche, che sono la parte che preferisco delle mie storie. Credo che il punto sia questo, cercare influenze esterne”.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dei social network, per un artista?

“Il vantaggio principale, più ancora della possibilità di diventare celebri, è il poter far conoscere il proprio lavoro da ogni parte del mondo. In passato per lavorare in questo settore era necessario vivere in una grande città, oggi non è più così. Lo svantaggio è la facilità con cui un artista può venire attaccato e censurato per il contenuto dei suoi lavori. C’è un forte perbenismo, in rete, che può degenerare in fretta e trasformarsi in attacchi personali anche molto duri. ‘Se disegni certe cose è perché sei malato‘, cose del genere. Ho visto tanti ottimi artisti soffrire per questo, sviluppare depressione, ansia, abbandonare la loro passione”.

Quali sono le tue fumettiste di riferimento?

“Il mio esempio assoluto è Riyoko Ikeda, l’autrice di Lady Oscar. Il suo modo di unire il sentire del proprio tempo alle ambientazioni storiche è eccezionale”. 

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