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martedì, Ago 18

La Grecia sta abbandonando segretamente i rifugiati in mezzo al mare



Da Wired.it :

Un’inchiesta del New York Times ha mostrato che i siriani, dopo essere arrivati nei centri d’accoglienza greci, vengono abbandonati in mare aperto o su isole deserte. Un modus operandi illegale, divenuto sistematico con il coronavirus

(Foto: Ayhan Mehmet/Anadolu Agency/Getty Images)

Il premier conservatore greco, Kyriakos Mitsotakis, ha improntato il suo mandato su una politica migratoria particolarmente dura, basata principalmente su maggiori controlli ai confini e respingimenti degli irregolari. Un’inchiesta firmata dal New York Times fa emergere nuovi dettagli sul modus operandi delle autorità greche: da marzo fino a oggi sono state condotte 31 operazioni segrete che hanno portato all’espulsione di 1072 richiedenti asilo in maniera del tutto irregolare, contravvenendo alle norme del diritto internazionale.

La ricostruzione del giornale è basata sulle testimonianze di alcuni sopravvissuti, operatori della Guardia costiera turca e di organizzazioni indipendenti e ricercatori universitari, e mostra uno scenario di assoluta gravità. I migranti, una volta raggiunta la Grecia, vengono trattenuti per settimane in precari e affollatissimi centri d’accoglienza e poi fatti imbarcare su mezzi di fortuna con cui raggiungere il confine esterno delle acque di competenza greca. A quel punto vengono lasciati alla deriva: si intendo proprio abbandonati in mare aperto, in attesa che vengano soccorsi, nel migliore dei casi, dalla Guardia costiera turca. Altri ancora vengono trasportati su un’isola disabitata di competenza territoriale della Turchia, Ciplak.

Dopo la pubblicazione dell’articolo, il governo di Atene ha respinto tutte le accuse, affidandosi alle parole del portavoce  Stelios Petsas, portavoce del governo, che ha spiegato che “la Grecia ha precedenti solidi per quanto riguarda il rispetto delle norme internazionali, le convenzioni e i protocolli. Questo include anche il trattamento dei rifugiati e migranti”.

I precedenti della Grecia

Non solo le solide testimonianze raccolte dai cronisti del Times – Najma al-Khatib, una delle sopravvissute, ha dichiarato che avrebbe preferito morire sotto le bombe in Siria piuttosto che essere abbandonata in mare – ma anche numerose vicende di cronaca dimostrano che la politica migratoria della Grecia in realtà non è affatto basata sull’accoglienza. A marzo la crisi tra Atene e Ankara ha lasciato migliaia di profughi, in fuga dalla guerra in Siria, in bilico al confine tra i due paesi. Con l’aggravarsi dell’emergenza data dal coronavirus, come riportato dal giornale americano, i respingimenti e le espulsioni sono stati sempre più frequenti, impedendo sistematicamente ai migranti di fare regolare richiesta d’asilo, come previsto dalle norme di diritto internazionale.

Secondo Niamh Keady-Tabbal, ricercatrice per il Centro irlandese dei diritti umani, “le autorità greche stanno usando le attrezzature di soccorso per espellere illegalmente i richiedenti asilo all’interno di un nuovo e più violento modello di respingimenti usato nelle isole del mar Egeo”. Inoltre secondo Human Rights Watch le autorità greche, in più occasioni, hanno radunato i migranti che vivono legalmente in Grecia e li hanno segretamente espulsi trasportandoli nelle vicinanze del fiume Evros che divide la Grecia continentale dalla Turchia. Tutte circostanze che mostrano il fallimento degli accordi tra i due paesi, supportati economicamente anche dall’Unione Europea, siglati per contenere le fughe di migranti dalla Siria. Arrivare in Europa, per molti di loro, invece è molto peggio che vivere sotto le bombe.

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[Fonte Wired.it]