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mercoledì, Mar 18

La lezione del Covid-19 per le emergenze future, su tutte il climate change



Da Wired.it :

Quello che sta accadendo può essere un’occasione per comprendere gli effetti di una catastrofe su scala globale e darsi da fare una buona volta per prevenire concretamente

Come non succedeva da decenni, l’Europa in queste settimane ha conosciuto l’emergenza. I conflitti, i disastri naturali, le epidemie di solito riguardavano luoghi ben lontani sulla cartina geografica, il massimo che si poteva fare era empatizzare con le tragedie e donare un euro via sms alle popolazioni dall’altro capo del mondo. Ma oggi l’emergenza Covid-19 è globale e, anzi, l’Europa è diventata il territorio più infetto in assoluto, con tanto di chiusura delle frontiere esterne per evitare un’ulteriore diffusione.

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(illustrazione: Getty Images)

La popolazione del vecchio continente si ritrova a vivere in prima persona un dramma che mai aveva potuto vedere con i propri occhi. Le pagine dei giornali locali si trasformano in bollettini di guerra, in molti perdono il lavoro o non riescono ad arrivare a fine mese a causa delle misure restrittive, i rapporti sociali fisici sono stati cancellati da un coprifuoco collettivo che è reso un po’ meno alienante solo grazie alla tecnologia. L’Europa, le sue persone, sono obbligate a gestire un’emergenza contingente, che si sta verificando adesso, e si sta imparando a conoscere il significato della parola crisi, in termini economici, sociali, psicologici.

Quanto si sta vivendo in queste settimane è un dramma, ma non deve andare sprecato. Da ogni tragedia va imparata una lezione, ci dev’essere una componente formativa per fare meglio la prossima volta. O quanto meno per comprendere il pericolo, quando esso ci si ripresenterà davanti. E quello che ci lascerà il Covid-19, una volta che l’incubo sarà finito, è che non bisogna mai abbassare la guardia. Altre tragedie sono lì in fila fuori alla porta di casa e non le si può ignorare come si è fatto fino a ora.

Il pericolo per eccellenza, quello che è nuovamente uscito dai riflettori internazionali in queste settimane ma che non ha perso la sua portata distruttiva, è il cambiamento climatico. Da decenni si cerca di spiegare in tutte le lingue quelli che saranno gli effetti di un innalzamento della temperatura terrestre sulla popolazione globale. Si sprecano gli studi che raccontano il dramma collettivo che ci aspetta nel corso di questo secolo, con città che rischiano di essere sommerse dai mari, flussi di milioni di persone che dovranno fuggire dalle loro terre e una moltiplicazione delle vittime dovute agli eventi climatici estremi. Nelle proiezioni si arriva a parlare anche del rischio di una fine della civiltà umana, per ora stimata fino al 5% da alcuni ricercatori, un valore spaventoso. Ma fine della civiltà o meno, il riscaldamento globale sarà un dramma sanitario tanto quanto lo è l’epidemia attuale, con miliardi di persone a rischio. E come tale va trattato.

E invece fino a ora si è continuato a far finta di nulla. A differenza del Covid-19, che sta avvenendo qui, ora, gli effetti distruttivi del riscaldamento globale sono solo una previsione, certa ma non evidente nel momento attuale – a parte per quelle popolazioni che già ne stanno vivendo le conseguenze, come per l’isola americana di Jean Charles. Eppure il suo impatto sulla popolazione globale, nel futuro, sarà molto più violento dell’epidemia che stiamo vivendo ora. È un paradosso, il terrore attuale per il dramma in corso, contro il menefreghismo per un dramma ancora più violento che è lì sull’uscio della porta delle nostre vite, pronto a entrare. E allora proprio in questo senso le settimane di gestione dell’emergenza Covid-19 potranno costituire una lezione per il futuro. Da un momento all’altro anche quelle popolazioni non abituate in senso collettivo alle tragedie, come quella europea, ci si sono ritrovate catapultate dentro. È in corso una presa di coscienza collettiva, che sta riguardando tutto il pianeta. Una trasformazione delle abitudini, un’evoluzione dell’attenzione al pericolo e della presa in carico delle precauzioni, che non potranno dissolversi di qui a qualche mese. Al contrario, dovranno essere il pilastro di una nuova attitudine sociale alle emergenze.

Il Covid-19 ci sta ricordando il pericolo della sottovalutazione del rischio, ma anche il dramma collettivo davanti a una crisi internazionale. La fortuna è che nel caso del climate change, si può ancora fare qualcosa per evitare di piombare in una tragedia uguale o peggiore di quella attuale. Visto che oggi si sta sperimentando il significato di tutto questo sulle nostre vite, la sua portata distruttiva, per le tragedie del futuro non si possono rifare gli stessi errori del passato.

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[Fonte Wired.it]