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domenica, Lug 19

La mascherina diventa high-tech: i progetti di 3 aziende italiane



Da Wired.it :

Dai tessuti al grafene alla modellazione in 3D, le mascherine per proteggersi dal Covid-19 diventano il campo di prova per innovazioni da applicare ad altri settori industriali

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(foto: Volanthevist/Getty Images)

Made in Italy, sostenibili, connesse, stampate in 3D. La “seconda generazione” di mascherine, quelle che arrivano dopo la fase 1 e i relativi problemi di approvvigionamento e scorte, cambiano pelle. Sono prodotti tecnologici, frutto di percorsi di ricerca pensati per individuare caratteristiche tecniche che uniscano funzionalità e praticità all’innovazione e ai suoi benefici. Ecco una selezione di realtà italiane che hanno messo a punto e iniziato a commercializzare articoli alternativi alle classiche mascherine chirurgiche o ffp2, ma che garantiscono lo stesso grado di protezione personale dal virus. E da pollini, smog e batteri, così da poterle usare anche quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata del tutto.

In dialogo con l’app

Narvalo è una startup spin-off del Politecnico di Milano e di Bls, azienda lombarda specializzata nella produzione di dispositivi di protezione delle vie respiratorie. Due anni fa ha iniziato a progettare Narvalo urban mask, maschera ffp3 100% italiana. “È stata pensata antivirus e antibatteri ancor prima della pandemia, ideata con il maggior livello di protezione possibile”, racconta Venanzio Arquilla, co -fondatore e presidente di Narvalo. Con il Covid-19 è parso chiaro che potesse essere venduta anche per proteggere dal nuovo virus. “La nostra sfida è stata portare e riadattare un prodotto nato per l’industria e veduto a livello b2b, al consumatore finale. Con una serie di attenzioni al comfort, estetica e design”, dice Arquilla. Può filtrare il 99,9% degli agenti inquinanti oltre a batteri, polveri, virus trasmissibili attraverso l’aria mediante goccioline e particelle di aerosol.

Mascherina Narvalo urban mask (crediti: Narvalo)

Accanto alla mascherina, Narvalo ha creato un’app. Funziona con il Gps dello smartphone e monitora la qualità dell’aria respirata durante il proprio tragitto, mostrando la differenza dell’aria che si respira con o senza la maschera. “Il nostro obiettivo è quello di lavorare su innovazione e prodotti per cambiare la qualità dell’aria che respiriamo”, dice Arquilla: “E quindi anche quando la pandemia sarà finita, avremo un posizionamento distintivo sul mercato. Per la fine dell’anno è previsto il rilascio di una nuova versione della maschera, con una valvola elettronica dotata di una ventola di estrazione intelligente e di sensoristica”. La maschera diventerà così un dispositivo connesso per seguire i dati come la temperatura e l’umidità in maschera.

Progettazione in 3D

Pattern, società tricolore attiva nello sviluppo, prototipazione e produzione di linee di abbigliamento, ha creato E Mask, una mascherina composta da un tessuto lavabile e da un filtro in tessuto-non-tessuto.

Il progetto è nato nel momento in cui a inizio pandemia ci siamo resi contro che, considerato il nostro core business, potevamo essere utili per le comunità locali, oltre che per il comparto tessile italiano”, spiega Luca Sburlati, amministratore delegato del gruppo Pattern: “C’è stata subito la volontà di sviluppare un prodotto che fosse riutilizzabile, e quindi sostenibile. La ricerca sui tessuti, che svolgiamo quotidianamente, ci ha permesso di portare avanti il progetto in tempi veloci, mentre il filtro che impieghiamo è stato tra i primi dieci filtri tnt (tessuto-non-tessuto) certificati dal Politecnico di Milano”.

E Mask (crediti: E Mask)

Nonostante le difficoltà imposte dalla chiusura, la nostra conoscenza della progettazione 3D ci ha permesso di lavorare in smart working”. La mascherina è stata infatti sviluppata con un software di progettazione 3D normalmente utilizzato sulla modellistica dei capi di abbigliamento di moda, che si può gestire da remoto e che passando da simulazioni 2D alla piattaforma 3D, realizza veri modelli virtuali. Un Qr code applicato su ciascun prodotto ne certifica la provenienza: è sufficiente scansionarlo con il cellulare per risalire alla filiera.

Al grafene

L’idea è nata nelle prime settimane dell’emergenza: sfruttare le proprietà del grafene per dare vita a una mascherina innovativa. Directa Plus è un’azienda produttrice e fornitrice di grafene con sede in Lombardia e quotata sulla borsa di Londra. In passato ha già sperimentato l’utilizzo di questo materiale sia nei tessuti che nella depurazione dell’acqua. Negli scorsi mesi ha messo a punto G+ Co-Mask, mascherina al grafene con proprietà antibatteriche, antistatiche e di conduzione del calore. Significa che può disperdere il calore in eccesso ed è facile da sanificare.

Il grafene per sua natura agisce con un “effetto barriera”, molto probabilmente ha anche proprietà antivirali, che sono in fase di test”, spiega il fondatore e ad di Directa Plus, Giulio Cesareo:In più conduce il calore permettendo di creare dispersione termica e di sterilizzare la mascherina”.

Per mettere a punto il nuovo prodotto, la ditta ha testato 180 materiali prima di optare per un jersey traspirante, sul quale viene applicata una stampa al grafene. Per il modello in cotone, è stata progettata una nuova tecnologia, l’impregnazione con grafene. Il cotone è trattato con acqua e grafene che così penetra all’interno della fibra. Infine il filtro, che viene inserito nella tasca della mascherina e ha una durata di 16 ore, è ottenuto attraverso un rivestimento totale di grafene. È traspirante e in grado di filtrare i batteri al 95%.

G+ Co-Mask (Crediti: Directa plus)

La nostra non è stata una riconversione, piuttosto un piccolo progetto basato sul nostro know-how”, prosegue Cesareo: “Un progetto che ha contribuito alla ricerca e sviluppo dell’azienda. Finita l’emergenza, le mascherine restano un dispositivo per proteggersi dall’inquinamento, per esempio da indossare sotto il casco dei motociclisti. O per proteggersi dal freddo, come complemento al casco da sci”. “Ma soprattutto restano gli studi fatti e le conoscenze acquisite sulle proprietà antivirali e di filtrazione dell’aria del grafene, che erano già nella nostra agenda, ma hanno subito un’accelerazione. Abbiamo fatto in 3 mesi quello che avremmo fatto in 8-9 mesi, acquisendo conoscenze che ci saranno utili per sviluppi futuri”, chiosa l’ad. Le sperimentazioni sulla filtrazione dell’aria rappresentano il primo passo dell’azienda per specializzarsi anche nella depurazione dell’aria.

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[Fonte Wired.it]