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martedì, Mag 23

la metà degli italiani ha paura di perdere lavoro

Da Punto-Informatico.it :

Comprendere l’impatto delle IA sul mondo del lavoro è tutt’altro che semplice: sempre più aziende, piccole o grandi che siano, stanno guardando agli strumenti potenziati dall’intelligenza artificiale con molto interesse, ritenendoli necessari al fine di incrementare la produttività e facilitare le mansioni per i dipendenti. Nei casi peggiori, però, si punta alla sostituzione dei lavoratori umani con soluzioni digitali automatizzate, e ciò preoccupa anche molti italiani. Ecco i dati emersi dall’ultimo sondaggio YouTrend realizzato per la Fondazione Pensiero Solido.

Gli italiani temono le IA

L’indagine in questione scatta una fotografia piuttosto chiara: il 54% degli intervistati non è preparato sul tema, mentre il 59% crede che la politica dovrebbe intervenire il più possibile regolamentando o vietando l’utilizzo di strumenti IA.

Sul fronte occupazionale, dunque, il 51% degli intervistati crede che l’intelligenza artificiale porterà a un calo dei posti di lavoro, mentre soltanto il 10% ritiene che questi ultimi aumenteranno. Coloro che già hanno un lavoro, invece, per il 55% si ritengono indisposti a farsi dare istruzioni dalle IA, mentre il 37% ritiene che l’intervento automatizzato delle IA potrebbe essere vantaggioso.

Intelligenza Artificiale

Quali sono i lavori ritenuti tra i più facili da sostituire? Principalmente impiegati, operai e commessi. All’opposto, invece, si posizionano gli artisti, gli imprenditori e i medici. Antonio Palmieri, Fondatore e Presidente Fondazione Pensiero Solido, ha dichiarato:

“La ricerca dimostra che gli italiani hanno desiderio di comprendere meglio cosa sia l’intelligenza artificiale, in quanto ne sono preoccupati, tanto è vero che chiedono un intervento normativo. Dobbiamo uscire dall’emotività e arrivare a una consapevolezza diffusa, volta a chiarire le opportunità e le sfide dell’AI, sapendo che la prima responsabilità sta in capo a chi progetta questi software. In tal senso, occorre da parte di programmatori e imprese una maggiore responsabilità sociale.”



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