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domenica, Dic 06

La metformina, farmaco per il diabete, potrebbe avere effetto anche contro il coronavirus



Da Wired.it :

Un’ampia analisi su The Lancet Healthy Longevity indica che nelle donne l’assunzione di metformina, un trattamento contro il diabete di tipo 2, è fortemente collegata a una riduzione del rischio di morte per Covid-19. Ma non vale negli uomini

metformina
(foto: Steve Buissinne via Pixabay)

Un farmaco utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, la metformina, potrebbe avere un effetto anche contro il coronavirus. Un vasto studio statistico, infatti, condotto dall’università del Minnesota Medical School e dai ricercatori della UnitedHealth Group ha rilevato una forte associazione fra l’assunzione della metformina da parte di pazienti di sesso femminile, obese o con diabete e ricoverate per Covid-19, e una riduzione della percentuale dei decessi a causa della malattia scatenata dal coronavirus. La ricerca ha messo in relazione soltanto a livello statistico i due elementi e non individua un nesso di causa effetto fra farmaco e ridotta mortalità. Tuttavia questa connessione statistica deve essere approfondita per comprendere quali possibili meccanismi o processi sono alla base. I risultati sono pubblicati su The Lancet Healthy Longevity.

Obesità e coronavirus sono legati

I ricercatori hanno analizzato i dati di più di 6mila persone, ricoverate per coronavirus, che assumevano metformina per la gestione del diabete di tipo 2 o dell’obesità. La metformina è un medicinale utilizzato nel diabete 2, quando la dieta e l’esercizio fisico non bastano a tenere sotto controllo i livelli del glucosio nel sangue, ma in qualche caso anche nei pazienti con obesità o sovrappeso per aiutare a perdere peso e mantenerlo. I ricercatori hanno studiato il legame fra obesità e coronavirus: sappiamo infatti che diabete e l’obesità, che sono l’espressione di stati di infiammazione cronica, rappresentano fattori di rischio importanti rispetto allo sviluppo di forme di Covid-19 più gravi. Nell’analisi gli autori hanno tenuto conto di questi fattori e di tutti gli elementi (incluse le terapie) che erano associati a un aumento o al calo del rischio di morte.

Mortalità più bassa, ma solo fra le donne

Dall’analisi dei dati emerge che le donne ricoverate che avevano assunto metformina per almeno 90 giorni, entro i 12 mesi precedenti la diagnosi di coronavirus, presentavano una probabilità di andare incontro a decesso ridotta di una percentuale dal 21 al 24% rispetto a quella delle pazienti che non avevano ricevuto questa terapia. Fra gli uomini questa riduzione della mortalità non è invece stata rilevata, un dato che dovrà essere compreso meglio.

Gli studi osservazionali [in cui i ricercatori si limitano ad osservare un fenomeno e non intervengono o pongono condizioni, ndr] come questo non possono essere conclusivi”, commenta Carolyn Bramante, prima firma della pubblicazione sul Lancet, “ma contribuiscono a creare prove per sostanziare l’argomento. Il rilievo di una maggiore protezione nelle donne può segnalare che la riduzione dell’infiammazione ottenuta tramite la metformina sia un meccanismo chiave con cui il farmaco riduce i rischi del Covid-19. In ogni caso è necessario un ulteriore approfondimento”.

Metformina, i meccanismi

Il meccanismo considerato dagli autori riguarda il fatto che la metformina, che abbassa la glicemia, riduce anche la produzione di molecole che promuovono l’infiammazione (le citochine), le stesse coinvolte anche nell’infezione Covid-19, il cui eccesso – la cosiddetta cascata delle citochine – è un importante processo alla base di complicanze gravi. Inoltre è noto che la metformina può avere effetti diversi nelle donne e negli uomini, in particolare un’azione immunomodulante sul sistema immunitario che dipende dal sesso e questo potrebbe spiegare alcune delle ragioni alla base del dato osservato.

I ricercatori richiamano alla cautela e il risultato non indica in alcun modo di assumere o prescrivere metformina nelle donne con il coronavirus, tuttavia è importante per svolgere ulteriori ricerche e trovare nuove armi che possano affiancare le terapie già in uso, in attesa di una cura.

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[Fonte Wired.it]