Quelli rubati al Louvre non sono gli unici gioielli a piazzarsi sulle prime pagine dei giornali: il cosiddetto Fiorentino, infatti, non è da meno. Conosciuto nella tradizionale gemmologica anche come Toscano, Granduca di Toscana o Giallo Austriaco, è un diamante particolarmente celebre e ammirato, sia per le sue dimensioni da 137 carati sia per il suo taglio a doppia rosetta a nove lati e per il colore giallo-verde, che richiamano in qualche modo una preziosissima pera. Ma la fama del gioiello era aumentata nel corso degli anni soprattutto per via del fatto che, subito dopo la prima guerra mondiale, era sparito nel nulla assieme al resto della collezione personale dei gioielli degli Asburgo imperatori d’Austria, suscitando via via ipotesi, sospetti e leggende. Il diamante è stato ritenuto perso per quasi un secolo. Almeno fino a pochi giorni fa, quando la notizia del suo ritrovamento è stata data in esclusiva da testate come il New York Times e lo Spiegel.
Il tesoro perduto
A svelare l’arcano è stato lo stesso Karl von Habsurg-Lothringen, ovvero di Asburgo-Lorena, nipote di Carlo I, ultimo imperatore d’Austria, il quale ha invitato i giornali in una banca nel Quebec, in Canada, per svelare il tesoro perduto della sua famiglia, rimasto lì in incognito in un caveau. Gli Asburgo sono una longeva e prolifica dinastia, centrale nelle vicende geopolitiche europee fin dal XIII secolo, esprimendo gran parte degli imperatori del Sacro Romano Impero, dominando a fasi alterne territori in Spagna, Portogallo, Ungheria, Polonia, Boemia, Paesi Bassi e Italia, intrecciandosi per matrimonio con le più grandi corti europee e arrivando a costruire attorno all’Austria uno degli imperi europei più considerevoli e influenti. Questo fino al 1918 e alla sconfitta, assieme alla Germania e alla Russia, nella Grande Guerra: proprio in quel frangente, Carlo I e in particolare la moglie Zita di Borbone-Parma lasciarono l’Austria dopo l’abdicazione portando con sé i più preziosi gioielli di famiglia.
Karl von Habsurg-Lothringen dice che nessuno aveva mai rivelato che quei gioielli erano tenuti al sicuro in Canada proprio per rispetto nei confronti dell’imperatrice Zita. Riparatasi dapprima in Svizzera, dopo la morte dell’imperatore nel 1922 e con l’avvento nel nazismo negli anni Trenta, la sovrana e i suoi otto figli fuggirono negli Stati Uniti nel 1940 e da lì poi nel Quebec, dove appunto depositarono i gioielli prima di tornare nel 1953 in Svizzera (lì lei morì, a 96 anni, nel 1989). Temendo per la salvaguardia di quel tesoretto – che oltre al Fiorentino comprende anche altri diamanti e gioielli di pregio, come un preziosissimo collare dell’Ordine del Toson d’oro, l’onorificenza cavalleresca conferita appunto dagli Asburgo – Zita confidò della sua esistenza solo ai due dei figli, Roberto e Rodolfo, chiedendo che la loro collocazione fosse tenuta segreta per almeno un secolo e che loro tramandassero lo stesso segreto ai loro figli. Lo stesso Karl ne è venuto a conoscenza grazie ai cugini Lorenz, figlio di Roberto, e Simeon, figlio di Rodolfo.
Un viaggio straordinario
Il ritrovamento di questi gioielli ha dell’incredibile e in particolare quello del Fiorentino, che già di per sé ha una storia mirabolante. Le sue origini sono piuttosto misteriose, dato che pare fosse stato intagliato per l’ultimo duca di Borgogna Carlo il Temerario il quale – narra la leggenda – lo perse in battaglia; a ritrovarlo un semplice fante che lo rivendette per pochi spicci, mentre il diamante finì nelle mani di mercanti svizzeri e genovesi, arrivando poi a essere venduto a Ludovico il Moro, papa Giulio II e infine a Ferdinando I de’ Medici, granduca di Toscana dal 1549 al 1609. Suo figlio, Cosimo II, lo fece tagliare finemente, in un processo che pare durò 10 anni. Dopo l’estinzione della linea maschile dei Medici, tutto il Granducato e anche i suoi gioielli passarono agli Asburgo-Lorena, entrando così negli averi della grande famiglia degli imperatori austriaci (comparendo già nel 1745, per esempio, sulla corona con la quale Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Asburgo e padre di Maria Antonietta, fu incoronato Sacro Romano Imperatore).
Un secolo dopo la scomparsa, dunque, ecco che il Fiorentino e gli altri gioielli asburgici rivedono la luce. L’intenzione degli eredi Asburgo, ora, è quello di lasciarli momentaneamente oltreoceano, a ringraziamento del paese che aveva ospitato Zita e i suoi figli: “Dovrebbero far parte di un trust qui in Canada”, ha dichiarato Karl von Habsurg-Lothringen: “E dovrebbero essere messo in una mostra affinché le persone lo possano ammirare”. Nei giorni scorsi, tuttavia, il governo austriaco ha annunciato un’indagine urgente per determinare se tutti questi gioielli (che al momento della requisizione dei beni privati degli Asburgo erano già fuori del paese) debbano considerarsi proprietà della Repubblica austriaca o meno. Nella lunga e intricata storia Fiorentino – che a sua volta ha ispirato romanzi, film e persino una casa di profumi – potrebbe dunque non essere stata scritta ancora l’ultima parola.



