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La PEC in Italia sta bene e continua a crescere, anche tra i privati

By webmaster
27/02/2020
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Vista inizialmente da molti come un obbligo o un’imposizione calata dall’alto, da altri come uno strumento utile per agevolare la Digital Transformation, oggi la Posta Elettronica Certificata è sempre più accessibile anche dal punto di vista economico. Un canale di comunicazione che se impiegato con le giuste modalità consente di risparmiare tempo e preziose risorse. C’è però ancora del lavoro da fare: basti pensare che pur avendo lo stesso valore legale di una tradizionale raccomandata con avviso di ricevimento realtà sia private sia pubbliche ancora non la equiparano al cartaceo. I passi in avanti nella giusta direzione però non mancano.

Come sta la PEC?

A metterlo nero su bianco lo studio condotto dall’Agenzia per l’Italia Digitale in merito all’utilizzo della PEC nel nostro paese. Il dato che balza più all’occhio è quello relativo al numero dei messaggi scambiati durante l’intero 2019: 2,38 miliardi (+540 milioni in un anno), oltre 6,5 milioni ogni giorno per un computo delle caselle attive salito a circa 10,8 milioni (quasi un milione in più in dodici mesi). Segnale che il servizio sta ampliando il proprio raggio d’azione nell’ambito professionale così come nella Pubblica Amministrazione con benefici che non possono che riflettersi su aziende e cittadini.

Le statistiche AgID sull'utilizzo della PEC in Italia nel 2019

Anche per i privati

Ai numeri che emergono dal report di AgID si affiancano quelli di Aruba, uno dei gestori delegati all’erogazione del servizio di Posta Elettronica Certificata. Cifre utili per capire come lo strumento non sia più un tabù, tanto nell’ambito business quanto tra i privati: sempre in riferimento al 2019, secondo il provider “i principali titolari di caselle Aruba PEC sono stati proprio i soggetti che non avevano l’obbligo legale di usarla”: privati 43% (+4% rispetto al 2018), ditte individuali 25%, aziende 25% e liberi professionisti 7%.

Si ricorre dunque sempre più spesso alla PEC per comunicazioni non lavorative come l’invio di documenti per la partecipazione a concorsi pubblici, le supplenze scolastiche, la sottoscrizione di contratti o le disdette, senza dimenticare la ricezione della Fattura Elettronica.

Bene, ma non benissimo

Come scritto in apertura, c’è però ancora molto da fare. Su quale fronte? È sufficiente citare che ancora oggi per l’apertura, la modifica o la cancellazione di un’utenza viene talvolta chiesto di ricorrere alla tradizionale raccomandata A/R o al fax. Serve uno sforzo collettivo, anche a livello di regolamentazione, per lasciarsi finalmente una volta per tutte alle spalle dinamiche e modalità ormai obsolete.



Fonte Punto Informatico Source link

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