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lunedì, Ago 17

La più grande manifestazione antigovernativa della storia della Bielorussia



Da Wired.it :

A Minsk 200mila cittadini sono scesi in piazza per chiedere nuove elezioni e il ripristino della vecchia costituzione. Il dittatore Lukashenko, in crisi di consensi e travolto dagli scioperi, ha chiesto aiuto alla Russia

(Foto: Ulf Mauder/Picture alliance/Getty Images)

Verrà ricordata come la manifestazione più importante della storia della Bielorussia quella che si è svolta il 16 agosto nella capitale Minsk e che ha portato in strada circa 200mila persone per chiedere nuove elezioni e il ripristino della vecchia costituzione del paese. Una partecipazione senza precedenti che chiude una settimana di proteste nate all’indomani delle elezioni presidenziali che hanno decretato ancora una volta la vittoria di Aleksandr Lukashenko, accusato di aver manipolato il risultato delle urne per mantenere il proprio poter nel paese che governa da 26 anni consecutivi.

La manifestazione è stata descritta dai più commentatori internazionali come “una grande festa” nazionale e, a differenza di quelle dei giorni precedenti, non è stata caratterizzata dalle violenze della polizia. Anzi, il corteo ha potuto sfilare per le vie della città pacificamente e una delle rappresentati dell’opposizione, Maria Kolesnikova (l’unica riuscita a rimanere nel paese: la candidata alla presidenza Svetlana Tikhanovskaya è scappata in Lituania. Veronika Tsepkalo, invece, è a Mosca) ha parlato alla folla chiedendo di proseguire con le proteste per avviare una vera fase di cambiamento in Bielorussia.

Lukashenko sta perdendo consensi?

Qualche ora prima della grande manifestazione di Minsk, il dittatore Lukashenko ha tenuto un discorso ai suoi sostenitori, alcuni fatti arrivare appositamente da altre città dello stato, per ribadire come l’assenza de facto di libertà di pensiero in Bielorussia sarebbe, a suo dire, una grande qualità del paese e che le proteste degli ultimi giorni sarebbero state sobillate dai paesi occidentali per rovesciare il suo governo. Un evento, quello di Lukashenko, che ha avuto una scarsa affluenza di pubblico: i dati ufficiali parlano di 65mila persone, ma per il Guardian tra gli altri si tratta di una cifra assolutamente falsa.

Il presidente sembra infatti in calo di consensi, come dimostrato da alcuni scioperi organizzati in luoghi tradizionalmente molto vicini al governo, tra i quali i lavoratori delle grandi industrie statali o gli operatori di radio, tv e giornali che hanno iniziato a parlare apertamente di censura e reclamano il diritto di raccontare le proteste del paese senza alcun tipo di controllo. Nel primo caso le contestazioni sono state così esplicite da costringere Lukaskenko a terminare in anticipo una visita alla Mzkt, fabbrica con sede a Minsk che produce veicoli pesanti. Il video degli operai che urlano al presidente di dimettersi è diventato talmente virale nel paese che il governo, per impedirne la diffusione, ha sospeso la connessione internet per alcune ore.

Anche alcuni ex membri dell’esercito hanno mostrato solidarietà nei confronti dei manifestanti, dismettendo le proprie divise come protesta delle violenze delle forze dell’ordine e dell’autorità del governo. Ci sono diverse testimonianze riguardanti l’uso di lacrimogeni e manganelli durante i cortei, arresti sommari o torture inflitte alle persone arrestate.

L’appoggio ai cittadini scesi in piazza è arrivato anche dall’ambasciatore bielorusso in Slovacchia, Igor Leshchenya che in un video, pubblicato dalla rivista bielorussa Nasha Niva, ha paragonato la repressione del governo bielorusso a quella russa durante il periodo di dittatura di Stalin.

L’aiuto di Putin e l’Europa

Per la prima volta, dopo ben sei mandati, il presidente della Bielorussia si trova in difficoltà, incapace di sedare scioperi e proteste che stanno attraversando il paese. Lukashenko ha, quindi, chiesto aiuto al suo alleato russo Vladimir Putin che ha garantito l’invio dell’esercito nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. Inoltre, la Russia ha emesso un mandato d’arresto nei confronti di due figure di rilievo dell’opposizione bielorussa: Valery Tsepkalo, ex candidato alle presidenziali, e Stepan Putilo, creatore del canale Telegram di contro informazionne Nexta.

Un alleato come Putin potrebbe essere decisivo anche nei rapporti con l’Unione Europea che ha dichiarato di non riconoscere il risultato delle elezioni e ha varato sanzioni contro alcuni leader bielorussi. Inoltre, l’alto rappresentante per gli Affari Esteri, Josip Borrell, su Twitter, ha sottolineato la vicinanza dell’Europa alle ragioni dei manifestanti.

 

 

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[Fonte Wired.it]