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lunedì, Dic 21

La Polizia postale ha identificato l’autore della più grande frode di criptovalute in Italia



Da Wired.it :

È fiorentino il 34enne dietro il colpo da 120 milioni di euro compiuto nel 2018, che ha permesso agli hacker di saccheggiare una piattaforma per lo scambio di criptovaluta. Erano stati truffate oltre 230mila persone in tutto il mondo

Criptovalute (Foto di Ina Fassbender/Afp via Getty Images)
(foto: Ina Fassbender/Afp via Getty Images)

La Polizia postale ha dato un nome e cognome alla persona dietro il più grande cyber attacco finanziario nel settore delle criptovalute compiuto finora nel nostro paese: è un fiorentino di 34 anni, amministratore unico di una società italiana che gestisce una piattaforma di scambio di criptovalute, ora accusato di frode informatica, auto-riciclaggio e bancarotta fraudolenta, con l’aggravante di aver commesso i fatti con abuso della qualità di operatore del sistema. Nel gennaio del 2018, l’uomo ha permesso la creazione di un buco di 120 milioni di euro sulla piattaforma informatica hackerata BitGrail, un’operazione con cui sono stati truffati oltre 230mila risparmiatori in tutto il mondo.

Dopo quasi tre anni di indagini, gli investigatori della Polizia postale di Firenze, della sezione financial cybercrime del servizio centrale della Polizia postale di Roma e della Guardia di finanza della sezione di Polizia giudiziaria della procura di Firenze gli hanno notificato la misura cautelare del divieto di esercitare attività d’impresa e di ricoprire uffici direttivi di imprese. È la prima volta, in Italia e in Europa, che sono documentate frodi a danno di investitori compiute integralmente su piattaforme informatiche e con l’impiego di monete virtuali, riporta l’agenzia di stampa Agi.

Il caso dall’inizio

L’indagine è stata avviata dalle autorità nel febbraio del 2018, dopo la denuncia presentata dall’amministratore unico della piattaforma di exchange BitGrail per il furto di un’ingente somma in criptovaluta Nano Xrp per un controvalore di circa 120 milioni di euro. Il colpo è stato realizzato sfruttando un bug del protocollo Nano e compiendo transazioni illecite, tutte compiute nel mese precedente.

L’amministratore fiorentino era già noto agli investigatori ai quali forniva Bitcoin per pagare i riscatti delle vittime di criptolocker. Nonostante l’uomo abbia cercato di depistare gli inquirenti, collaborando alle indagini, i funzionari di sicurezza hanno cominciato a sospettare di lui fin da subito. Con il supporto dell’Fbi statunitense, attraverso intercettazioni e complesse attività di analisi informatiche dei database della piattaforma di exchange, gli investigatori hanno portato alla luce le responsabilità dell’amministratore.

Le sottrazioni di criptovaluta da BitGrail sono avvenute in più riprese, a partire da giugno del 2017, grazie alla connivenza dell’indagato fiorentino, che consapevolmente non le ha impedite. L’uomo ha infatti evitato di implementare la sicurezza della piattaforma con uno dei metodi disponibili resi noti dal Team Nano Developers (la società Usa creatrice della criptovaluta Nano Xrp), procurando così agli hacker un profitto di circa 11 milioni e 500mila Xrb, equivalenti a circa 12 milioni di euro, danneggiando più di 230mila persone in tutto il mondo. Gli hacker in questione non sono ancora stati individuati dalle forze dell’ordine.

Inoltre, tre giorni prima della presentazione della denuncia nel 2018, l’indagato ha trasferito sul proprio conto personale, presso la società di digital currency exchanger The Rock Trading S.r.l di Malta, ben 230 criptomonete Bitcoin Btc (che nel periodo di riferimento corrispondevano a circa 1 milione e 700mila euro), riconducibili ai clienti della piattaforma di scambio. Nel corso del 2018, l’amministratore ha più volte cercato di svuotare il conto, ma i titolari dell’indagine hanno sequestrato tutti i suoi conti, comprese le risultanze in criptomoneta fino al controvalore di 120 milioni di euro.

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[Fonte Wired.it]