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giovedì, Apr 15

La proteina N del coronavirus è un bersaglio per nuove terapie



Da Wired.it :

La proteina N (nuclecapside) che racchiude il genoma del coronavirus risulta simile nei vari coronavirus e anche fra le varianti del Sars-Cov-2. Per questo future nuove terapie mirate su questa proteina potrebbero ridurre l’infiammazione e sintomi duraturi in chi soffre di long Covid

proteina spike
(foto: Radoslav Zilinsky via Getty Images)

Una piccola proteina che racchiude il genoma, il cuore, del coronavirus Sars-Cov-2 potrebbe essere un elemento importante da studiare per la ricerca di nuovi trattamenti. Si tratta della proteina N, il nucleocapside, che costituisce il guscio protettivo dei virus. Secondo una ricerca condotta dalla Pennsylvania State University la sua struttura risulta simile in vari coronavirus e addirittura fra le varianti del Sars-Cov-2, che potenzialmente la rende un bersaglio da colpire attraverso terapie mirate per ridurre infiammazione e sintomi persistenti tipici di chi soffre di long Covid. I risultati sono pubblicati sulla rivista Nanoscale.

Proteina spike e proteina N a confronto

Attualmente la maggior parte dei test diagnostici e i vaccini si basano sulla proteina spike (S), più grande della proteina N, con cui il virus aggancia e infetta le cellule. Un’altra differenza riguarda il fatto che la spike è più esterna, come un uncino (anzi tanti uncini – gli spuntoni rossi nell’immagine) che emerge dal virus, mentre la proteina N funge da rivestimento del genoma del virus ma è racchiusa in uno strato più interno. La sua maggiore profondità fa sì che sia quella in generale più conservata e meno soggetta ai cambiamenti – le mutazioni – che danno luogo alla comparsa di forme virali differenti, le varianti. Dopo che il virus è entrato nell’organismo nel sangue la proteina N, come la S, circola liberamente e causa una forte risposta immunitaria con la produzione di anticorpi. Per questo molti test sierologici per il rilievo degli anticorpi anti Sars-Cov-2 si basano sul rilievo di anticorpi diretti non solo contro la spike ma anche contro la proteina N.

Studiare la proteina N

Secondo gli autori ci sono ancora pochi studi sulla proteina nucleocapside, che potrebbe fornire un importante punto in cui attaccare il virus, un tallone d’Achille ancora non esplorato. Per questo hanno messo a fuoco la struttura della proteina N con un microscopio crioelettronico. La procedura è articolata: i ricercatori hanno purificato le proteine, in campioni che contenevano soltanto queste, e le hanno inserite in microchip dalla struttura tale che le proteine si sono attaccate alla loro superficie esterna. Una volta preparato il tutto hanno congelato i campioni, studiati con il microscopio.

Una proteina che cambia poco

Gli autori hanno analizzato sia la struttura della proteina N e il sito di legame, il punto in cui gli anticorpi si legano utilizzando materiale sierologico – dal sangue – dei pazienti con Covid-19. I ricercatori hanno inoltre costruito un modello 3D della proteina N, come accaduto negli scorsi mesi per la proteina spike. I risultati dell’analisi mostrano che il punto in cui gli anticorpi si legano al nucleocapside rimane lo stesso in ogni campione, rendendo questo elemento un potenziale bersaglio terapeutico nei pazienti colpiti da tutte le varianti note del Sars-Cov-2.

Aiutare chi soffre di long Covid

Abbiamo scoperto nuove caratteristiche della proteina N”, ha spiegato Deb Kelly, docente di Ingegneria biomedica e coordinatrice dello studio, “che potrebbero avere ampie implicazioni nei test sugli anticorpi e negli effetti a lungo termine di tutti i virus correlati ai coronavirus Sars”, ovvero per ora Sars-Cov-1, causa della Sars nel 2002-2003, e Sars-Cov-2. “Dato che risulta che la proteina N sia conservata fra le varianti del Sars-Cov-2 e del Sars-Cov-1 – aggiunge la ricercatrice – trattamenti costruiti per colpite la proteina N potrebbero aiutare a eliminare i sintomi più forti o duraturi sperimentati da alcune persone”. Il risultato potrebbe giovare, in futuro e qualora si troveranno terapie, a chi soffre di sintomi duraturi. “Se si riuscisse a mettere a punto una terapia che colpisce il sito di legame della proteina N”, sottolinea Deb Kelly, che ha coordinato lo studio, “questo risultato pottrebbe aiutare a ridurre l’infiammazione e altre risposte immunitarie persistenti contro Covid-19, soprattutto nei long haulers o pazienti con long Covid.

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[Fonte Wired.it]