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lunedì, Apr 24

la scoperta di un antico edificio ci racconta di un rituale legato al vino | Wired Italia



Da Wired.it :

Per gli imperatori e i nobili romani l’apertura ufficiale della vendemmia sarebbe stato un momento da celebrare e uno spettacolo tutto da “gustare”. A raccontarlo è Emlyn Dodd, vicedirettore della British School di Roma, insieme agli archeologi Giuliana Galli e Riccardo Frontoni, che nel loro nuovo studio pubblicato sulla rivista Antiquity hanno descritto il rinvenimento di un antico edificio tra le rovine di Villa dei Quintili, a pochi passi da Roma, datato al 240 d.C.. Secondo gli esperti, questa struttura unica nel suo genere, provvista di sontuose sale da pranzo con vista su fontane da cui sgorgava vino, era sia un palcoscenico teatrale che una lussuosa enoteca.

La scoperta della cantina è avvenuta per caso, mentre il team di archeologi conduceva scavi tra il 2017 e il 2018 alla ricerca di un’arena per le bighe. Situato a soli 7,5 chilometri a sud di Roma e parte di un complesso più ampio noto come Villa dei Quintili, l’edificio era un luogo dove l’apice della nobiltà romana si è sporcato le mani, giocando a fare l’agricoltore e l’enologo per un giorno. “La Villa dei Quintili era un’incredibile mini città completa di una cantina di lusso destinata all’imperatore per assecondare le sue tendenze alcoliche”, commenta a Science Dodd. La struttura, aggiunge l’esperto, era “decorata in modo stupendo. L’hanno portata a un livello di opulenza che non avevamo mai visto negli antichi impianti di produzione”.

La produzione del vino, infatti, iniziava su un piano di calpestio rivestito di marmo rosso, dove gli schiavi avrebbero schiacciato l’uva su un pavimento estremamente scivoloso. L’eventuale polpa d’uva rimanente veniva poi spremuta utilizzando un paio di immense presse meccaniche poste ai lati della zona di calpestio, dopodiché il mosto ottenuto scorreva su canali di marmo che convogliavano in tre fontane che, a loro volta, facevano confluire il vino in massicci tini di fermentazione installati su altri pavimenti di marmo. “Tutto quel marmo è una scelta curiosa e poco pratica”, spiega Dodd. La maggior parte delle cantine romane, infatti, aveva pavimenti in cemento antiscivolo e impermeabile. “È un indizio che l’opulenta struttura è stata progettata dando la priorità alla natura stravagante della cantina, e non all’efficienza”, aggiunge l’esperto.

Proprio come un teatro all’aperto, gli spazi di vinificazione nel cortile erano circondati da tre lussuose sale private, probabilmente destinate ai banchetti, che avrebbero permesso all’imperatore e al suo seguito di mangiare, degustare il mostro appena spremuto e assistere allo spettacolo dall’inizio alla fine. “È probabile che questo facesse parte di un rituale legato all’apertura cerimoniale della vendemmia”, commenta Dodd su The Conversation. Nonostante tutto lo sfarzo, tuttavia, il vino in sé probabilmente non avrebbe colpito i sommelier, né allora né adesso. Gli antichi romani , infatti, conoscevano il concetto di “terroir” e i vini pregiati di alcune regioni, ma non dell’Italia centrale. “La famiglia imperiale produceva molto vino”, conclude l’esperto. “Ma l’area intorno a Roma non era molto conosciuta per questo”.



[Fonte Wired.it]