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giovedì, Mag 21

La Scozia non concederà aiuti di stato alle aziende con sede nei paradisi fiscali



Da Wired.it :

Nei giorni delle polemiche sulla linea di credito garantita dallo stato italiano a Fca, il parlamento scozzese manda un segnale opposto. Secondo alcuni esperti, però, la legge interesserebbe poche aziende per la definizione ristretta di “paradiso fiscale”

Il parlamento scozzese (foto: Fraser Bremner – Pool/Getty Images)

La Scozia ha risposto alla crisi economica provocata dalla diffusione del Covid-19, varando un corposo piano d’aiuti dal valore di 150 milioni di sterline. Una parte – 120 milioni – è destinata alle piccole e medie imprese, mentre un’altra dal valore più contenuto – 30 milioni–- costituisce un fondo di salvataggio per le aziende di dimensioni maggiori, a partire da quelle appartenenti al settore turistico e dell’intrattenimento. Ma per accedere a questo tipo di sovvenzioni è necessario che la società non abbia sede in un paradiso fiscale o che sia emanazione di una società offshore. Il parlamento della Scozia – su proposta del partito dei Verdi, ma con l’appoggio dei conservatori e del Partito nazionale scozzese (Nsp) – ha approvato questo provvedimento per impedire che “le aziende che non contribuiscono al benessere della società possano usufruire di aiuti quando le cose vanno male”, ha commentato Patrick Harvie, leader dei Verdi. Provvedimenti simili sono stati adottati anche in Francia, Belgio, Danimarca, Polonia, Galles.

Il tema è di particolare attualità anche alle nostre latitudini, per la discussa vicenda del prestito di 6,5 miliardi di Intesa Sanpaolo ai fornitori di Fiat Chrysler Automobiles, garantito dallo stato grazie al recente decreto liquidità, che si è attirato accuse di rappresentare un aiuto indebito, dato che Fca ha sede legale nei Paesi Bassi, e fiscale nel Regno Unito.

Cos’è un paradiso fiscale?

La decisione del parlamento è stata accolta con favore ma, come riporta l’Independent, potrebbe riguardare solo un numero molto contenuto di società. Il governo scozzese inserisce nel novero dei paradisi fiscali gli stati segnalati in una lista compilata dell’Unione Europea, come Panama, Isole Cayman o Seychelles. Il direttore generale della Tax Justice Network, Alex Cobham, ha affermato che “la lista nera dell’Ue, su cui la Scozia e altri paesi europei fanno affidamento si basa una nozione di paradiso fiscale vecchio stile: quella delle piccole isole circondate da palme in mezzo al nulla. Non è più così: e gli stati più fraudolenti sono stati esclusi”.

Se si circoscrive cosa si intende per paradiso fiscalecioè un luogo che permette ad aziende, soprattutto a grandi colossi industriali e multinazionali, di avvantaggiarsi grazie ad aliquote sui profitti particolarmente basse, imponibili ridotti o di essere coperte dal segreto finanziario sullo stato dei propri capitali – è possibile inserire nella definizione anche stati europei che, pur non presenti nella blacklist dell’Ue, hanno una politica fiscale altrettanto aggressiva. Si tratta di paesi come i Paesi Bassi, il Lussemburgo, l’Irlanda o Cipro. Non è un caso che le principali multinazionali abbiano sede in questi stati, in cui la contribuzioni fiscale è minima. È il caso di Apple o proprio di Fca, società di diritto olandese, ma con sede in Gran Bretagna.

Secondo un rapporto Oxfam del 2017, questi paesi creano un enorme danno fiscale agli altri membri dell’Unione Europea, tanto da rendere necessario che le istituzioni europee intervengano per creare una politica fiscale comune così da eliminare situazioni di questo tipo. Come accade, ad esempio, in Lussemburgo: il piccolo stato europeo è responsabile di un’evasione fiscale di società e aziende 11 volte maggiore rispetto alle Seychelles. Si stima che costi ai membri dell’Unione Europea oltre 12 miliardi di euro in tasse perse all’anno.

Il provvedimento adottato in Scozia e il altri paesi europei potrebbe essere l’inizio di un nuovo corso perché, come riflette Harvie,  “questo segna l’inizio di un nuovo approccio: da oggi affrontiamo finalmente le aziende che evitano di pagare le tasse nel nostro paese. E anche nel futuro continueremo a lavorarci”.

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[Fonte Wired.it]